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Enzo, lo shamano nero di Asso

Enzo, lo shamano nero di Asso

Il mago nero
Il mago nero

Tra pochi giorni ripartiremo alla volta di Delhi e finalmente verso casa. Enzo, mentre aspettiamo qui a Varanasi,  si è improvvisato guida turistica ed accompagna in giro per la città, che ormai ha battuto palmo a palmo, gli stranieri  con cui capita di stringere amicizia. Un modo come un altro per far passare il tempo e fare due chiacchiere con gente da fuori.

Ieri eravamo a spasso con una coppia di belgi,marito e moglie, entrambi molto simpatici. Lui, un omone abbronzato sulla cinquantina con un sorriso allegro, è un colonnello della polizia belga ed era divertentissimo vedere la sua faccia ogni volta che un indiano gli si avvicinava proponendogli il solito campionario di droghe. Rideva come un pazzo prima di dirgli che era un polizziotto assestandogli un’allegra (ma vigorosa) manata sulle spalle che ne sottolineasse il concetto.

Come al solito tocca passare vicino ai siti crematori e come ogni volta si è assaliti dalle “maschere” del Teatro-Funebre di Varanasi. La signora Belga ha fatto poi l’errore di scattare una foto nei pressi della zona, non era iteressata alle pire ma bensi ai tetti a punta degli edifici adiacenti. Come previsto questo ha fatto scattare le ire del rompiballe di turno che da duecento metri come un missile si è fiondato verso di noi. Lei ha mostrato la foto al tipo spiegandogli che non aveva fotografato le pire e che non vi era motivo di agitarsi, non era intenzionata a fotografare nè le pire nè i cadaveri ed era in città solo per l’eclissi. La città è piena di zone interdette  ai “non-hindù” (…una punta di razzismo?!), per quanto mi riguarda potrebbe valere lo stesso per le zone crematorie e ci si toglierebbe il pensiero anche se inciderebbe sul business. Ma sono foresto e non credo tornerò qui, facciano come gli pare e si facciano tutti assieme una bella nuotata nel Gange con tanto di bevuta.

Come al soltio il tipo, che avrà una quarantina d’anni, si scalda e comincia ad inveire contro la signora e a lanciarele maledizioni “Morirai tra quattro giorni!!” urlava. Enzo si è messo in mezzo e gli ha detto che non era il caso di fare tutta quella cagnara. Per tutta risposta si è beccato una maledizione anche peggiore “Tu invece morirai tra 2 giorni!!” (Ben ti sta Enzo, cosi impari a farti gli affari tuoi hehehe!). Stavo per alzare come al solito il dito al cielo per evocare, come il Grande Mazinga, il potere dei fulmini con cui pareggiare le maledizioni quando Enzo, come spesso accade, fa qualcosa di totalemente imprevisto. Cosa è il genio se non intuizione e rapidità di esecuzione?

Enzo si butta in ginocchio davanti al tipo e comincia a disegnare con la punta delle dita immaginari cerchi e scritte magiche sul marmo della banchina. Con l’altra mano agita la collana che gli è stata regalata da un monaco in Birmania e che è realizzata con veri denti umani di antichi monaci buddisti. La agita, la bacia mentre butta indietro gli occhi emettendo strani suoni e pronunciando sortilegi in un linguaggio incomprensibile. Io lo guardo e fatico a trattenermi dal ridere ma per il tipo qualcosa di  terribile si sta manifestando davati a lui: il tenebroso shamano di Asso!!

Agitando le mani il tipo sembra cercare di respingere le malezioni di Enzo ma il meglio deve ancora venire: sempre in ginocchio Enzo raccoglie dall’immaginario cerchio sul pavimento i sortilegi che scaglia come invisibili sassi contro il tipo che, ormai terrorizzato, si muove come un anguilla alla Matrix cercando di schivarli e dando vita ad una delle scenette più buffe che abbia mai visto!!

Enzo, dopo aver incrociato le mani al petto sempre in ginocchio, riapre gli occhi e fissando il tipo gli sussurra in Inglese con una voce da oltre tomba “Tu morirari questa notte!!” . Il tipo sbianca definitivamente e scappa. Vedere un uomo maturo nascondersi dietro una colonna per evitare le maledizoni di Santambrogio lo shamano di Asso era qualcosa che solo in India potevo vedere!!

“Si risponde fuoco al fuoco!!” Tuttavia siamo dovuti scappare anche noi perchè non ce la facevamo più a trattenerci dal ridere, il colonnello della polizia era ormai paonazzo per lo spasso. E’ inconcepibile che due paesani siano finiti fino in India, in una delle città più sacre dell’asia, per fare a gara di maledizioni a due passi dalle famossissime pire Hindù. Siamo i due strambi del paese, che volete farci. Ora anche qui sanno che è  un grosso errore provare a maledire quelli di Asso!

Fra un po’ si rientra alla base, dite alle zie di preparre la pasta al ragù, le bistecche ed il taleggio oltre ad una caraffa del solito rosso!! I ragazzi stanno tornando!!

Birillo ed Enzo

Eclissi a Varanasi

Eclissi a Varanasi

Eclisse a Varanasi
Eclisse a Varanasi

Varanasi 22 July 2009 – Sono le quattro del mattino quando suona la sveglia. La musichetta suona lontana nella mia mente,  l’ascolto distratto ancora addormentato quando ricordo perchè l’abbiamo puntata. Mi sveglio di colpo ed Enzo fa lo stesso. Oggi è il giorno che aspettiamo a Varanasi da un tempo interminabile, oggi è il giorno in cui Sole, Terra e Luna ci mostreranno la magia del cielo. Oggi è il giorno dell’eclissi!!

Prendiamo l’equipaggiamento e ci infiliamo nei vicoli ancora bui della città dirigendoci verso la riva occidentale del Gange. Sono ancora mezzo addormentato ed intorno a me è ancora notte. Nel cielo solo le stelle e qualche piccola nuvola che si muove pigra all’orizzonte. Forse avremo fortuna oggi ed i monsoni non verrano a distrubarci.

Sulla banchina lungo il fiume gli indiani ancora dormono sulle barche o sui gradoni in marmo. I primi raggi di sole cominciano a rimbalzare sulle nuvele riempiendo il cielo di fiamme rossastre. Alle 5.20 ci sarà l’alba e alle 5:30 la Luna comincierà ad oscurare il Sole ancora basso sull’orizzonte piatto di Varanasi.

Enzo monta le sue macchine fotografiche ed i cavaletti mentre io mi guardo attorno. Questa è una giornata speciale e sono consapevole di cosa avverà in meno di un ora. La Luna si allinierà con il Sole e proietterà la propria ombra sulla Terra e noi saremo in uno dei punti più bui del pianeta. Il sole scomparirà e saranno le tenebre ad illuminare il giorno. Non ho mai visto un’ eclisse ma so bene cosa accadrà, mi sono documentato. Questo è quello che mi ripeto mentro guardo nuvole enormi correre tanto veloci come non ho mai visto in vita mia ed il Sole, che vi balena attraverso, brucia di un fuoco rosso che non c’era nelle albe precedenti. Cosa sta realmente succedendo?

L’orizzonte è un turbine continuo di vento, nubi e fiamme che guardo preoccupato. E’ la stagione monsonica ed il rischio che il brutto tempo copra il cielo con una spessa cappa grigia è alto. Osservo inutilmente oltre al fiume sperando di poter spostare le nuvole con la sola volontà. Un mese fà aspettavo che smettesse di nevicare per poter salire sullo Stok Kangri. Impotente come allora potevo solo aspettare che il cielo faccesse la sua scelta. Essere stato fortunato già una volta trasforma le mie ansie in sconforto. “Non può sempre andarti bene Birillo, mettiti l’anima in pace, hai aspettato invano”. Mentre questo pensiero corre nella mia mente ormai rassegnata spunta tra le nuvole infuocate un gigantesco Sole rosso, con una velocità inquietante tutto l’orizzonte si infiamma e si sgombra.

Infilo due paia di Oakley uno sopra l’altro, lenti polarizzate sotto le lenti scure da alta quota e guardo quella palla di fuoco che ormai domina tutto. Nell’angolo in alto a destra del Sole è comparsa una rientranza tonda e continua ad allargarsi scendendo diagonalmente verso l’angolo opposto. La luce del Sole è ancora accecante e senza il doppio paio di occhiali sarrebbe impossibile accorgersi di quello che sta succedendo.

La forza del Sole è assoluta. Illumina fiero il mondo con la stessa possanza anche quando la Luna ha ridotto il suo profilo ad un piccolo filamento incandescente. Anche così non è possibile sostenerne lo sguardo.Un ultimo raggio, un ultima scheggia furiosa di luce ed in un battito di ciglia è calata la notte. Io avevo visto il sole farsi piccolo, avevo visto tutte le fasi e mi ero gustato l’ultimo affascinante istante di luce. Attraverso le mie lenti le tenebre erano scese lente ed ero stato a modo mio partecipe di quel passaggio. Per tutti gli indiani attorno a me e nel Gange le tenebre erano però arrivate all’improvviso, per loro in un istante il mondo era diventato buio e l’oscurità ora ammantava tutto. Mi sono tolto gli occhiali e mi sono guardato intorno mentre la folla ha cominciato a pregare furiosamente alzando le mani al cielo in un boato che trascinava tutta la riva del Gange.

Eravamo nelle tenebre e pregavano perchè tornasse il sole ad illuminare il mondo. Distratto da quella folla avevo smesso di guardare il cielo e quando ho rialzato gli occhi ho visto qualcosa che ancora adesso rimbalza confuso ed inaferrabile nella mia mente e che in quel momento aveva i connotati di un sogno. Nel cielo c’era solo una grande palla nera che risplendeva all’interno di un cerchio di luce perfetto. Ho provato a fotografare quell’inquietante occhio che ci scrutava dal cielo ma ancora adesso credo di aver armeggiato confuso con la macchina fotografica e nessuna delle foto rede giustizia a ciò che dominava quel momento. Mai visto nulla di simile!!

Era come trattenere il respiro restando sott’acqua e se aveva una tale forza, un tale impatto sulla mia mente preparata non oso immaginare cosa potesse rappresentare per gli uomini del passato che si ritrovavano improvvisamente al buio ed al cospetto di quell’occhio di dio. Un esperienza violenta e mangifica che sovvertiva il giorno e la notte stravolgendo il mondo stesso.

Guardavo quell’anello argentato quando all’improvviso un esplosione dorata è apparsa nel punto opposto a dove era cominciata l’eclisse: il primo possente raggio di Sole filtrava di nuovo verso la terra ed era di nuovo improvvisamente giorno. In un battito di ciglia tutto era di nuovo perfattamente illuminato e tutto attorno a me si alzavano urla e preghiere ad accogliere il ritorno della Luce. Ho cominciato a tremare inconsapevolemente. Ero stato nelle tenebre attraversandole leggere come in un sogno irreale ma il primo raggio di sole era stato violento come la prima boccata d’aria dopo una lunga apnea. Ti prego Sole, non andartene ancora!!

Quando sono sceso dallo Stok Kangri ero confuso e stanco, non ero nè felice nè triste. Ero stato a 6000 metri e pensavo che avrei dovuto esserne entusiasta, avrei dovuto essere contento per forza mi ripetevo. Ma nella mia mente si affollavano ancora enormi i pensieri di quell’esperienza così lontana da tutto ciò che avevo sperimentato in passato. Ne ero ancora come rapito. Ci sono voluti due giorni prima che riuscissi ad afferrare tutte le emozioni che si agitavano e a farle mie. Ci sono voluti due giorni per essere felice, per essere consapevole di quell’esperienza.

L’eclissi, sulla riva del Gange, ha avuto la stessa forza di quella montagna tanto dura con me. Mentre vi scrivo ancora non padroneggio tutti i pensieri che rimbalzano nella mia testa ripensando a quel cerchio argenteo che dominava il cielo nero. “Dannazione è solo la Luna davanti al Sole” mi ripeto, ma il mio cuore lo vive ancora come un momento confuso, forse terribile ma sicuramente magico e straordinario.

Come al campo basse dello Stok Kangri il cielo si è fatto improvvisamente ed insperatamente sereno. Sei stato ancora fortunato Birillo e come allora ti ritrovi ad esplorare nuovi ricordi cercando di cogliere il senso di quegli attimi straordinari difronte alle meraviglie di questo incredibile mondo.

Davide “Birillo” Valsecchi

Baraccati con la sindrome del soldato inglese

Baraccati con la sindrome del soldato inglese

Rudyard Kipling

“The men could only wait and wait and wait, and watch the shadow of the barracks creeping across the blinding white dust”- Rudyard Kipling  – Soldiers three

Gli uomini possono solo aspettare e aspettare e aspettare, e guardare le ombre delle baracche tremolare attraverso l’accecante sabbia bianca. Questa è quella che chiamo “sindrome dell’ufficiale inglese” ed è qualcosa che mi sono tristemente abituato ad affrontare. Devi aspettare che venga buona, tenere pronto il tuo equipaggiamento e lasciare che il tempo passi fino a che non arrivi il momento per agire. La “sindrome” diventa particolarmente dura quando le condizioni climatiche, in particolare l’umido ed il caldo, rendono ancora più difficoltoso affrontare la noia. Immaginatevi un ufficiale coloniale inglese, con la barba lunga e la divisa in disordine, che cerca di superare un altra interminabile afosa e noiosa giornata aspettando nella giungla ed avrete un idea di come appare la sindrome e del perchè le ho dato questo nome.

Attendere per me non è mai stato un problema, ho tanti di quei peccati da scontare che becarmi qualche giorno di “prigionia” dal destino non mi scandalizza più di tanto. Devi prenderla come viene, continuare a sudare nei tuoi vestiti aspettando torni la corrente e riparta il ventilatore. Non conviene nemmeno provare a dormire perchè sarebbe inutile ed il tentare potrebbe solo irritarti. Resti lì, appoggiato da qualche parte sperando in un filo di vento e semplicemente respirirare. Respirare per pompare ossigeno nel sangue e per buttare fuori quanto più caldo possibile. Il corpo immobile e la mente agitata: una meditazione tutta occidentale.

Dopo due mesi di azione ed avventura (…e fifa e fatica!!!) è giusto che anche questo attraversi il nostro viaggio. Un’aspetto dell’India che meglio ci lega a quel passato tanto affascinante dove la più grande potenza europea del ‘900, la Gran Bretagna, si confrontava con il mondo magico dell’India esotica e sconosciuta. Mi infilerei nel solito vespaio di benpensanti se provassi a raccontare il passato coloniale di questa nazione, indipendente dal 18 agosto del ’47, parlando di come gli Inglesi, i vincitori della Seconda Guerra Mondiale e “salvatori” della nostra neo-nata amata patria, fossero in molti comportamenti estremamente simili alle due grandi dittature sconfitte proprio nel conflitto. La storia è ammantata dalla polvere del tempo e dall’ipocrisia dell’uomo che la riscrive come più gli aggrada. L’importante è partecipare ma la cronaca della gara la scrive chi vince, solo gli appassionati di sport si ricorderanno degli sconfitti, di come è andata veramente la competizione e di chi aveva veramente fair-play.

Tuttavia in un piccolo bazar ho trovato un malconcio libro in inglese che ha tutto l’aspetto di essere stato scritto parecchio prima del ’47. Manca la copertina, è a pezzi e non ho trovato il nome dell’autore ma mi avevano incurisosito le immagini in bianco e nero dell’esercito coloniale. E’ un libro che racconta la vita quotidiana dei soldati inglesi qui in India, di come gran parte del loro impegno fosse presidiare la propria baracca ed attraversare la città marciando per ricordare a tutti chi comandava da questi parti. Noia e routine in un mondo dove gli europei sono definiti nello stesso libro come “alieni sotto lo stesso cielo”. Ve ne traduco, senza dizionario, qualche passo:

L’interazione tra i soldati Britannici e gli-aiuto campo indiani ha dato vita ad uno strano slang (gergo o dialetto) che entrambi utilizano malamente storpiando le pronunce delle relative lingue. Per la magiorparte della comunicazione si utillizzano espressioni di per sè senza senso che alla fine, come mi spiega Ed Davis, rendono possibile capirsi con gli indigeni: «Se vuoi chiamare un venditore per comprare qualcosa di solito si usa “Idder ow jeldi” – vieni qui di corsa. Il venditore deve essere “jeldi” perchè si beccherà un calcio nel culo se non corre. Si deve poi dire “Kitna pice?” – Quanto costa? Lui probabilmente risponderà “Das anna, sahib” che significa 10 pence, e noi siamo soliti rispondere “Das annas? Hum marcaro jeldi!”- in altre parole “Dieci pence? Te ne do una in mezzo al cranio!!”. Se sei determinato a fargli capire che non hai intenzione di lasciarti imbrogliare devi guardarlo diritto in mezzo agli occhi e dirgli “Malum?”- Mi intedi? E questo sarà sufficiente perchè ti risponda “Achah, sahib, malum”.»

Ogni volta che chiedo un prezzo mi rispondono “100 rupie” ed ogni volta che replico “sei un fottuto ladro e per questo non comprerò da te!!” il prezzo si abbassa improvvisamente a 40 rupie. Credo sia incredibilmente attuale questo vecchio libro!!

“In any town in India the European Club is the spiritual citadel, the real seat of the British power, the Nirvana for wich natives officials and millionaries pine in vain” – George Orwell – Burmese Days 1935. (“In ogni paese in India il Club Europeo è la roccaforte spirituale, la vera sede del potere Britannico, il Nirvana a cui invano aspirano gli ufficiali nativi ed i milionari”)

Da quando se ne sono andati gli Inglesi gli unici bar decenti sono gestiti dai nepalesi che, per intenderci, non vendono alcolici. Fatevi un idea. L’alternativa è infilarsi in uno di quei lerci ritrovi indiani dove bevono te e latte, masticano una schifezza rossastra fatta di tabacco e calce mentre ininterrottamente fumano marjuana ed oppio in barba ai divieti del governo che valgono per lo più per gli stranieri tanto stupidi da farsi beccare a comprare droga dai pusher, spesso  in combutta con la polizia. Improponibile per le mie nobili origini assesi. Sono arrivato maledettamente tardi da queste parti, di quasi 70 anni accidenti a me!!

Come diceva Kipling, lo scrittore de “Il libro della giungla” che, per intenderci, era un inglese nato qui in India: “La legge della giungla è l’unica che funziona, l’unica che sarà rispettata sotto questo cielo”

Davide “Birillo” Valsecchi

Eclissi e tenebre nel tempio ariano del Sole

Eclissi e tenebre nel tempio ariano del Sole

Eclissi 22 Luglio 2009
Eclissi 22 Luglio 2009

Tutti gli edifici di Varanasi e la maggior parte dei suoi templi hanno al massimo duecento anni. In tutto il nostro viaggio non abbiamo incontrato nulla di “integro” che avesse più di cinquecento anni, eppure questa è una delle città più antiche dell’uomo.

L’incuria e le continue guerre interne durante i secoli hanno portato a questo risultato. Contrariamente all’uso dell’Impero Romano, che ha preservato gran parte delle città conquistate, i “barbari” d’oriente ancora nel 1400 avevano l’abitudine di radere al suolo tutto quello che fosse “altrui”. Varanasi è stata distrutta e ricostruita molte volte e ciò che possiamo osservare oggi non ha più di un paio di secoli di storia, terribilmente poco per lo stato di degrado in cui versa.

Ma se le mura sono giovani il Gange, ormai un fiume mortalmente inquinato, era il luogo spirtituale dei Kasi già 1000 anni prima di Cristo ed era dove questa tribù Ariana del nord dell’India, la prima a vivere sue queste rive, celebrava il proprio culto al Sole.

Comprenderne i motivi è abbastanza semplice: il Gange scorre da Sud perfettamente allineato verso Nord, durante i monsoni il livello del fiume sale anche una decina di metri e la sua ampiezza, che nei periodi di secca è di oltre 300 metri, supera di gran lunga il chilometro.L’attuale Varanasi è posta sulla riva occidentale dove gli edifici e le banchine formano un alta muraglia che fa da argine al fiume. Il sole sorge pefettamente davanti alla città, al di là del Gange, e tramonta alle sue spalle.In fronte a Varanasi il letto del fiume raggiunge quasi l’orizzonte creando un scenario magnifico per la nasciata del Sole. Non mi stupisco che i popoli primitivi ne siano rimasti colpiti e ne abbiano fatto un luogo di culto.

Nel 2009 mi ritrovo in questa città per osservare un fenomeno incredibile come l’eclisse che qui, a memoria d’uomo, sembra essere avvenuta solo altre due volte. Varanasi sarà quasi perfettamente al centro della striscia di India dove l’eclissi sarà completa e dove il disco solare sarà compleamente oscurato della Luna per tre minuti. L’eclisse avrà uno sviluppo molto ampio in tutta questa parte di mondo e coinvolgerà India, Nepal, Bhutan per poi puntare verso il sud del Giappone, le Isole Marshal ed il sud del Pacifico. Poi i due corpi celesti perderanno l’allineamento e si incontreranno di nuovo solo nel 2010 nel sud dell’Atlantco, in pieno oceano.

Qui a Varanasi il fenomeno comincierà molto presto, all’alba, e durerà un paio di ore. Per noi sarà molto interessante poter vedere all’alba il Sole basso sul Gange mentre viene oscurato dalla Luna. L’attuale Varanasi non mi piace (per essere gentile!!) ma è il miglior palcoscenico in cui potevo avere la fortuna di assistere a quest’evento che ho sempre mancato (nel ’99 quado l’eclissi attraversò l’Italia io ero in Pakistan!!)

Ecco i dati forniti dalla Nasa, l’ente spaziale americano, sull’eclissi nella zona di Varanasi. Il primo contatto è il momento i cui cominicia l’allineamento, il secondo contatto è quando i due corpi sono sovrapposti mentre il terzo è il momento in cui cominciano a dividersi.Il quarto contatto sarà il momento in cui tutto tornerà finalmente alla normalità. Tra il secondo ed il terzo contatto ci troveremo in una zona di ombra completa dove la Luna farà da “ombrello” alla luce del sole.

Location: Varanasi
LatitudeLongitude: 25°20’N 83°00’E
First Contact: 00:00:04 (UniversalTime +5.30) 05:30:04
Second Contact: 00:54:14 (UniversalTime +5.30) 06:24:14
Maximum Eclipse: 00:55:45 (UniversalTime +5.30) 06:25:45
Third Contact: 00:57:16 (UniversalTime +5.30) 06:27:16
Fourth Contact: 01:57:34 (UniversalTime +5.30) 07:27:34
Umbral Durat: 03m01s

L’unica descrizione che io ricordi dell’eclisse del ’99 è di mia mamma e per questo è un ricordo che conservo con cura nella mia mente. Mi disse che era estate ma che all’improvviso si era fatto freddo, era giorno ma sembrava notte e la luce era grigia perchè non c’era il Sole ma neppure le stelle. Disse che era una strana sensazione che quella aveva provato. Lei era speciale per certe cose, sono molto curioso di incontrare il Sole nero.

In questa città infernale che assomiglia ad un girone dantesco fatto di follia e cadaveri che imputridiscono stanno per spegnere le luci e mandare in scena lo show delle tenebre. Forse saremo fortunati ed il tempo speso a marcire in quest’umida fogna aspettando l’apputamento con le stelle sarà ben speso. Il cielo ci hanno portato fin qui come due “remagi” incazzosi: ho un sacchetto pieno di pietre ed amuleti magici, le tasche colme di “incanesimi” e “vaffanculo” collezionati durante il nostro viaggio tra le montagne. Se i sanguinari Dei indiani sbucheranno dal Sole Nero noi saremo ben pronti ad accoglierli, pronti a ricaccarli a scarpate, parola di assese!!

(“Indiana Birillo ed i Titani di Asso” – presto in tutti i cinema indiani, non male come storia!!)

Davide “Birillo” Valsecchi

Vuoti a perdere

Vuoti a perdere

Il volto nascosto di Varanasi
Il volto nascosto di Varanasi

Siamo a Varanasi. Siamo qui perchè di tutta l’India è uno dei punti migliori per osservare l’eclissi di Sole del 22 Luglio. Il mio disprezzo per l’ignoranza Hindù è ormai leggendario, non vi è modo di conciliare i nostri punti di vista sul mondo. Ho riflettuto molto su cosa raccontarvi di questa città sacra, non è mio interesse sparlarne. Ci sono cose che non comprendo, sono un “canta-storie dilettante” ed in questo ambiente, dove tutto mi appare ostile, il rischio di lasciarsi trasportare dall’astio per quello che vedo è alto. Per questo ho passato molto tempo sulle rive del Gange a guardare il fiume pensando a cosa fosse giusto mostrare, cosa fosse guisto raccontare.

Amici che lavorano all’Arpa, l’Ente Italiano per la tutela delle Acque, appena hanno saputo che sono a Varanasi mi hanno riempito di email. In ambito delle collaborazioni internazionali hanno eseguito molte analisi dell’acqua del Gange ed il loro messaggio era semplice, chiaro ed imperativo: “Birillo, qualsiasi cosa succeda non toccare quell’acqua!!” Io ho visto i neonati che venivano immersi, ho visto dare loro da bere quell’acqua mentre al loro fianco galleggiava di tutto.

Nel Gange i fedeli fanno le proprie abluzioni sacre e svolgono il rito della cremazione dei defunti. La cremazione è un rito funebre e come tale, anche in questo luogo per me  degradato ed inquinato, merita rispetto. La morte è un passaggio profondo, non solo nella vita del defunto ma anche per coloro che gli sono stati vicino. Molti vengono a Varanasi apposta per vedere i corpi bruciare sul Gange, io non sono tra quelli ne intendevo esserlo.

Camminando sulle banchine occidentali del fiume è impossibile non essere conivolti nel rito. Io, Enzo ed il nostro nuovo amico russo Sergey siamo stati avvicinati da un tipo che, afferrandomi per un braccio, ha cominciato a strattonarmi perchè lo seguissi. Davanti a noi uno dei due punti della città dove vengono svolti i riti crematori 24 ore su 24. Sulla riva dell’acqua, in mezzo al fango, un piccolo fagotto colorato avvolto in miseri fiori, il defunto. Il tipo comincia a raccontarmi che stanno per bruciare il cadavere e che gli addetti stanno preparando la pira. Tutto attorno è la solita immondizia, non vi è niente di rituale, simbolico o spirituale in quello che ci circonda ed il mio disappunto comincia a crescere. Il tipo prosegue dicendo che quello è un luogo sacro e che è possibile guardare ma non fare fotografie per rispetto al rito. Io provo a spiegargli che nemmeno mi interessa “vedere” e che vorrei piuttosto “allontanarmi”. Lui prosegue e mi mostra un parente del defunto, se voglio fare delle foto è possibile pagandole 50 rupie l’una. Pagare per fare fotografie ad un cadavere che brucia!? Esplodo: “Ma perchè dovrei darti dei soldi mentre cucini sua nonna?!?” (What the fuck man!! Why I got to give you money while you’re cooking his grandmother?!?”)

ll tipo non si sposta di una virgola nemmeno quando uso la parola “cooking” (cucinare) e prosegue sereno dicendomi che questo aiuterà il mio karma ed il mio viaggio verso il nirvana sarà più breve. Questo scemo, davanti al cadavere di un poveretto, cerca di vendermi un paradiso che non è il mio a 50 rupie lo scatto. Nella mente ho solo due pensieri, il primo è che abbiamo smesso di pagare le indulgenze quattro secoli fa ed il secondo è il finale del Grande Lebowsky, quando il Drugo si ritrova la barba impolverata delle ceneri del proprio amico: addio piccolo principe, perchè questa gente deve rendere tutto così grottesco?

“Vaffanculo tu, lui e la nonna alla diavola!!” Provo in tutti i modi a togliermi il tipo di dosso ma senza risultato. Mentre mi volto vedo qualcosa che galleggia tra le barche e la gente che fa il bagno. La sagoma di quel misero fagotto bianco non mi lasciava dubbi sul contenuto. Era caduto in acqua un corpo? Come faceva la gente a non prestarvi attenzione?C’e’ un cadavere che galleggia!! Mentre cercavo di capire e di allontanarmi dal fumo delle pire funebri mi sono imbatutto in un fotografo francese che mi ha spiegato ciò che non sapevo. Esistono cinque categorie di morti che non vengono brucati: le donne incinta, i lebbrosi, i bambini e coloro che sono stati uccisi da una mucca o da un serpente. Per queste persone, e per tutti coloro che non hanno i soldi per pagare gli officiali, il rito funebre si riduce al semplice abbandono della salma alle acque del Gange. La maggior parte dei corpi si arena sull’altra sponda del fiume e quello che stavo vedendo era solo uno scherzo della corrente. Il francese prosegue concitato con la faccia stravolta: “Vai dall’altra parte, io non ci credevo, ma ho visto cose terribili laggiù!!”

Mi sono guardato intorno. Ho guardato tutta la gente che rideva in quell’acqua putrida, li ho visti pregare e compiere i loro riti, ho visto i turisisti che si beavano nel sole facendo foto, fingendo meditazioni yoga e facendosi dipingere con l’ennè o leggere la mano: come poteva avvenire tutto questo lungo un fiume pieno di cadaveri?! Non potevo credere a ciò che mi aveva raccontato il francese. Con Enzo ho preso una barca ed abbiamo attraversato il fiume sacro della città santa.

L’altro lato del fiume, quando è in secca, è una enorme spiaggia sabbiosa. La gente viene qui per prendere il sole, giocare a palla e per andare a cavallo. Nessuno ci fa caso ma in ogni piccola ansa del fiume, a pochi metri da dove le famiglie fanno i pic-nic, ho trovato ciò a cui non volevo credere. Ho trovato dove il viaggio di chi non viene cremato si ferma.

Ho deciso di pubblicare solo due foto. Solo due prove di ciò che ho visto, di ciò che tutti sanno e che nessuno racconta. Per rispetto per Voi e per Loro. Le sole che mi sono sentito di fare in quella landa fatta di teschi e di cadaveri che si gonfiavano tra sole e acqua, dove le spoglie dei defunti sono abbandonati agli animali randagi che ne fanno preda tra i rifiuti che si accumulano. Ci sono cose che non vi racconterò e che spero non dobbiate mai vedere: cani che mangiano i cadaveri e distese di crani tra i rifiuti e le bottiglie di plastica. Inconcepibile.

I tibetani hanno il “funerale celeste”, smembrano i cadavari e li offrono agli uccelli. E’ un rito cruento ma anche molto mistico riservato alle personalità importanti. Guardando quei corpi abbandonati sul Gange però non provavo altro che tristezza e sconforto. Come possono nuotare in un fiume sacro pieno di cadaveri che imputidriscono nell’acqua? Come può esistere nel ventunesimo secolo una città come questa che poggia la sua stessa esistenza su un fiume simile? Quale cultura o religione può non vedere la miseria, l’errore e l’orrore che mi si parava di fronte in quella infinita spiaggia colma di ossa, cani e corvi? Qual’è la morale di questa cultura così primitiva e qual’è il loro giudizio ora che sono una potenza atomica? Hanno la bomba e lasciano marcire i loro cadaveri alle porte della loro città sacra, danno da bere ai loro figli la stessa acqua in cui è imputridita la loro gente!

Enzo: “Se dai una bomba a mano ad una scimmia prima o poi toglierà la sicura e si farà saltare per aria. C’è da sperare solo che non lo faccia nel cuore del mercato.”

Questa non è la mia gente, questi non sono i miei morti e questo non è il mio fiume.Il nome del mio paese in celtico signifca “acqua buona”, gelerà l’inferno prima che io tocchi l’acqua di questo maledetto fiume e prima che io lasci che questo mondo contamini il mio!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Attenzione: le immagini sono piuttosto forti

Lo Stregone di Asso ed i Maghi d’oriente

Lo Stregone di Asso ed i Maghi d’oriente

Sufi Holy Man
Sufi Holy Man

“Fiamme verdi, gente che entra ed esce volando?! Non può essere vero… io ne ho abbastanza!! Ora chiamo la polizia!!” (Grosso guaio a China-town)

Sono cresciuto seguendo gli insegnamenti Jedi del Maestro Yoda ed i consigli da tartaruga ninja di Maestro Splinter. Se poi considerate che il “Mago Pancione” mi ha insegnato a camminare tra le fiamme delle mie paure posso considerarmi immune ad ogni tipo di magia, bianca o nera che sia.

In questo viaggio ho accumulato tante benedizioni, di cui sono molto grato, ma anche una sfilza di maledizioni: santoni, mendicanti e ciarlatani non hanno esitazioni a congiurare incantesimi e malefici sugli stranieri che malauguratamente infrangono le loro regole o semplicemente non concedono loro la giusta elemosina. Io divento fin troppo spesso un ottimo bersaglio.

Nella mia mente la magia si fonde con la scienza e con una spruzzata di sana e cinematografica follia visionaria: se decidi di maledire Birillo, stregone da Asso, non puoi che aspettarti che il peggio!! Così ho cominciato a rispondere ad ogni maledizione che mi viene rivolta contro con un piccolo saggio di teatro:

Pianto i piedi per terra e, mentre il lercio santone augura le peggio sventure al mio viaggio con i più improbabili amuleti, io chiamo a raccolta i poteri oscuri della natura e l’ira degli Dei d’occidente. Raccolgo i favori dei fulmini e delle tempeste affinchè colpiscano nel cuore della notte il mio magico avversario. Alle volte l’effetto è persino più spassoso di quanto mi aspetti: loro partono solenni e pomposi augurandomi malattie ed incidenti ma quando apro le braccia, sciolgo i capelli lunghi e punto le dita al cielo recitando in inglese maledizioni da Anticristo se la danno a gambe!! Dilettanti!! Confesso che ci provo un certo gusto e credo che sia giusto rispondere fuoco al fuoco, se lui è convinto di potermi maledire io lo sarò per davvero. Nemmeno nei suoi sogni deve pensare di potermi nuocere!

Forse un po’ irrispettosamente ma io credo fermamente nella magia, sono uno scienziato e mi è facile vedere la magia in tutto ciò che mi circonda.Come Merlino, che consoceva il segreto del fuoco greco, la tecnologia e la conoscienza sono alla base dei miei poteri di stregone moderno. Con dei piccoli specchietti traggo enegia dal sole e posseggo oggetti magici talmente potenti da essere in grado di aprire le finestre del sapere sul passato, sul presente e spesso anche sul futuro. La mia magia vibra fin nello spazio scendendo poi fino alle menti di persone dall’altra parte del mondo. Sono un mago potente, non ci credi? Come puoi dubitare? Riesco a farti conoscere il mio pensiero e a mostarsti le mie visioni proprio in questo momento, facendo altro e stando in India per giunta!!

Ma la magia non sempre funziona, alle volte prende cantonate o ti abbandona quando più ti servirebbe. Un mago mussulmano mi ha predetto la fine del mondo: avverà presto perchè la terra sta attraendo il sole visto che le donne hanno smesso di portare il velo, non tutte le magie hanno una base nella logica. Che sforzo immane è stato non ridere, specie perchè questo buon uomo (realmente una persona gentile)  è ancora fermamente convinto che la terra sia piatta e che il nostro pianeta sia il centro attorno al quale ruota l’Unviverso. Io posseggo una magia targata GoogleEarth che mi permette di vedere la sfera del mondo e la galassia a mio piacimento ma a volte i mie poteri, racchiusi nel mio libro magico, possono essere troppo spaventosi. Non ho voluto infrangere la sua superstizione.

Un alto mago, un Sufi molto simpatico, è entrato in trance ed ha esplorato la mia vita con la sua mente.Ha cercato le persone a me care nel mondo e mi ha detto di non preoccuparmi per loro. Mentre lo guardavo, osservando le persone che gli stavano attorno, mi era impossibile non comprendere l’importanza di quella figura nelle comunità del passato. L’oracolo che porta notizie da lontano. “Travelling without moving”.Certo avendo due telefoni gsm, un telefono satellitare ed una connessione ad internet la sua magia mi appariva un po’ superata ma ho apprezzato il gesto.

Ma questo mago mi stava davvero simpatico e così ho deciso di entrare nel suo mondo con un regalo adatto alla sua magia. Qualche settimana prima Enzo aveva comprato da un mendicante un paio di cristalli di quarzo per due soldi. Era stato il suo modo di ringraziare quel vecchio per essersi lasciato fotografare. I due cristalli erano finiti nella mia tasca ed avevano viaggiato con me per un bel pezzo. Erano finiti addirittura con me sullo Stok Kangri e ci giocavo spesso tenendoli in mano.

Il mago mi stava simpatico ed aveva gentilmente preparato una pergamena speciale per un amico di Enzo, era tempo di ricambiare e dare forza alla sua magia. Mentre tutti lo trattavano con reverenziale rispetto io l’ho trattato da amico con uno spiccio ma esoterico senso partico. Ho tirato fuori dalla tasca i due cristalli e glieli ho mostrati. Ho spiegato che era tanto che le due pietre erano con me e che ero capace di mettere la mia energia in quelle pietre. Lui ha cominciato a studiarle contro luce con grande interesse, i cristalli hanno realmente qualcosa di speciale. Gli ho promesso che gliele avrei lasciati per la notte e che al mattino avrebbe potuto scegliere quale dei due tenere per sè. L’idea gli era tanto piaciuta che mi ha caricato la sua pipa d’acqua e mi ha offerto da fumare (“Niente schifezze”- gli ho detto -“solo tabacco!!)”. Al mattino dopo aver fatto cagnara con musiche e preghere tutta notte, ha scelto la sua pietra ed ha promesso che tornerà nei miei sogni quando ne avrò bisogno. Io, senza vergogna alcuna, ho promesso che avrei fatto lo stesso, ovviamente impegni permettendo. Mi ha guardato un po’ stranito, poi ha capito ed abbiamo riso. Con me è difficile essere seri.

E’ curioso, ora ci sono due pietre quasi gemelle che sono state benedette dai poteri di un mago d’oriente e di un stregone d’occidente. Una è in viaggio verso Ovest e l’altra è nel cuore dell’India. Duecento anni fa questo avrebbe potuto dare vita ad una piccola leggenda. Credo conserverò con cura il mio piccolo pezzo di quarzo e proverò a capire se i mei poteri mi permetteranno di vederci attraverso un mondo diverso. Io adoro la magia!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Il mondo per dirle ti amo

Il mondo per dirle ti amo

Samurai innamorato
Samurai innamorato

Nel nostro viaggio abbiamo incontrato molte persone proveniente da paesi diversi. Spesso, quando ci siamo trovati sulla stessa barca (e faceva acqua!!), abbiamo fatto squadra assieme condividendo un po’ di strada e  i problemi.

Qui a Varanasi abbiamo incontrato Serjay, un ragazzone russo che non spiaccica una parola di inglese. Enzo, che il russo un po’ lo mastica, gli fa interprete mentre io mi occupo dell’inglese un po’ per tutti (specie quando ti tratta di discutere!!).

Oltre a Serjay si è aggiunto alla squadra anche Hiroshi, un giovane giapponese con una curiosa storia da raccontare. I giapponesi sono tra le persone che piu’ mi hanno incuriosito durante tutto il viaggio.

Hiroshi  ha 27 anni ed e’ in viaggio da 7 mesi. Ha percorso gran parte del sud est asiatico, è  stato in Australia ed ora sta attraversando l’India andando verso ovest.

Una bella mattina mi si avvicina e, dopo avermi raccontato un lunga storia, mi fa’ una richiesta semplicissima: insegnami a scirvere “Io ti amo” in italiano per favore.

Quel piccolo giapponese pazzo ha chiesto alla sua fidanzata di sposarlo e lei ha accettato la sua proposta di matrimonio. Lui vuole passare tutta la sua vita con lei e quindi prima di sposarla ha deciso di spendere un anno a visitare il mondo. Lei ha accetto di aspettarlo. (Solo i giapponesi!!)

Durante il suo viaggio Hiroshi ha promesso a se stesso che avrebbe imparato a dirle “Io ti amo” in tutte le lingue che incontrerà e su un piccolo libricino di carta di riso lo sta scrivendo per lei.

Uomini e donne giapponesi agiscono e pensano in modo incredibile, no?

Da quando è partito ha incontrato solo due italiani, me ed Enzo. E’ curioso che il destino abbia voltuto che fossimo noi due ad insegnare al piccolo samurai come dire “Ti amo” in italiano.

Difronte al sorriso ma anche alla profondità dell’intento di Hiroshi il problema trascende di parecchio la pura questione linguistica.  Ogni volta che ho detto “ti amo” ho dato vita ad una tale ed infinita serie di eventi nefasti che non hanno sortito altro effetto se non schiacciarmi a terra con le ossa rotta ed il morale a pezzi. E da, quel che ne so’ , lo stesso vale per quello squinternato di Enzo.

Hiroshi, te li sei cercati con il lanternino i due Italiani!?!?

Sarebbe abbastanza facile lasciare che il mio solito cinismo travolga questa storia. Dal nostro punto di vista partire per una anno dopo aver fatto una proposta di matrimonio è da folli così come credere che lei possa aspettarti ma, e questo è un “ma” importante, questa è una bella storia. Antica e delicata come spesso le persone le favole giapponesi.

In bocca al lupo piccolo samurai, il vecchio Birillo ti fa tutti suoi migliori auguri. Possa tu viaggiare sicuro attraverso il mondo e trovare la tua principessa ad attenderti al tuo ritorno. Quel libretto di carta di riso è un bel regalo da offrile. Kàmpai!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Buongiorno Varanasi

Buongiorno Varanasi

Lalba sul Gange
L’alba sul Gange

Pare sia la città più vecchia del mondo, dove la gente, ininterrottamente, non ha mai smesso di viverci. Basta poco per accorgersi che questo è un posto strano. Questa è Varanasi, la città più sacra dell’India che si affaccia sul Gange, il fiume sacro per eccellenza. Qui tutto è protetto da Shiva, il dio della distruzione e della trasformazione, il padre di Ganesh e l’amante di Parvati. Questa è la sua città ed ogni cosa gli è tributata, è custodito qui il suo tridente ed il Ligam che accoglie il suo spirito con quello della moglie.

Foto Davide “Birillo” Valsecchi

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