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C.A.I. Asso: Festa di Primavera

C.A.I. Asso: Festa di Primavera

My two Suns
My two Suns

Oggi, Lunedì 13 Aprile, mi sono alzato bello presto nonostante i festeggiamenti Pasquali del giorno prima. Mi sono infilato gli scarponi e mi sono messo in strada per andare alla Festa di Primavera che il Cai ha organizzato all’Alpe di Monte.

Questa pasquetta gode di un bellissimo Sole caldo che splende sereno mentre scendo lungo il sentiero panoramico che da Crezzo porta all’alpe gestita dal CAI.

Sono le otto del mattino e non c’e’ in giro ancora nessuno, mi godo il bosco che cominica a rifiorire nei colori vivi della primavera.

Cammino leggero, infinitamente tranquillo ed ecco, dopo una curva del sentiero, apparire il Lago di Como illuminato dal Sole ancora basso all’orizzonte.

Due Soli illuminano la mia mattina mentre nei riflessi di luce si confonde il cielo con l’acqua. Valeva la pena alzarsi presto.

Quando arrivo alla baita trovo Giammario e Mariateresa già intenti a preparare il fuoco e le padelle per cucinare. Accendo il camino, scaldiamo un po’ di caffè e aspettiamo che anche gli altri ci raggiungano.

Alle dieci siamo oltre una trentina, nel prato in cortile sono state disposte le panchine e le tavolate per mangiare. Hanno acceso i fuochi per le griglie ed in cucina la trippa ed il minestrone sono sui fornelli, un letto di cipolle è quasi pronto per la rustiscida.

Arrivano Angelo e Augusto, due vetereani del Pakistan e dell’India. Cominciamo a parlare del mio viaggio ed ascolto i loro consigli tra una fetta di salame ed un bicchiere di vino. Ci sono storie che vanno ascoltate ma che solo loro possono raccontare.

A mezzo giorno tutti a tavola ed ormai siamo quasi quaranta. Siamo in un baita e quasi tutto va portato a spalla, i piatti e le posate sono di plastica mentre le tovaglie sono di carta su cavalletti e tavole di legno ma, salvo questi dettagli, si mangia con tutti i confort: giro di antipasti, affettati, cipolline, minestrone e trippa, una scodella di rustisciada ed un piatto di costine. Quanto è dura la preparazione alpina!!!

Per finire una fetta di  torta ed un giro di caffè prima che scatti il temuto momento della tombola e della “misura del salame”. Con la pancia piena basta veramente poco per essere allegri.

A fine giornata si aiuta tutti assieme a sistemare la baita, a riporre tavoli e sedie. Prima di partire si ha il tempo di mangiare tutti assieme un’ottimo paradello di mele per chiudere la festa.

Mi avvio verso casa per un sentiero che mi mostra ancora il Lago e la Grigna. Mi fermo un po’ per guardarmi in giro e mi sdraio in un pezzo di prato al sole. Benvenuto relax. Faccio un giro di telefonate per invitare a cena una signorina.  Scarsissimi risultati ma, onestamente, con questo lago azzurro davanti non me la prendo affatto. Non posso lamentarmi della mia giornata.

Mi stiraccio ancora accoccolato al sole e mi avvio verso casa, mi attende una doccia e quello che resta del giorno, tutto ancora da scoprire.

Magnifica giornata, grazie mille agli storici soci del Cai Asso che sanno mantenere vive tradizioni meravigliose. Grazie!

Davide Valsecchi

Il cuore del disastro

Il cuore del disastro

La Faglia di Onna
La Faglia di Onna

Io non ho una televisione, le poche volte che mi capita di guardarla è a cena da qualche amico o nei bar e forse questo mi aiuta ad informarmi sulla tragedia che ha colpito l’Abruzzo in modo diverso.

Non sono assalito dalla violenza delle immagini o dall’irruenza cinica dei giornalisti televisi che, nei pochi minuti di collegamento, cercano di cristallizzare la disperazione della gente per servirla come dessert al pubblico.

Io seguo i giornali, stampati  e on-line, approfondendo a tutto campo, consultando la wikipedia o i siti specializzati. Forse un modo più responsabile, anche se a volte più impegnativo, di ricercare la verità del mondo che ci circonda. Purtroppo anche la comunicazione su Internet, in questi giorni convulsi, si è fatta vaga, incompleta e confusa.

Ma tutto questo mio ciarlare è solo una divagazione perchè stamani ho trovato sul web una foto che mi ha fatto riflettere e che mi andava di mostrarvi. La foto della {it:faglia}, la spaccatura nel terreno, che ha dato vita al terremoto che ha portato tanta distruzione e tanti morti. Il cuore del disastro.

Sembra una cosa piccola, un lunga trincea larga una trentina di centrimetri e profonda mezzo metro ma che in realtà si estende nel cuore della terra. Eppure la differenza tra prima e dopo è tutta lì, in quei venti o trenta centimetri in cui il mondo si è spostato. Un piccolo segno, una piccola ferita nel terreno. Intorno una distruzione sconsolante.

Il terremoto appare come un gesto banale, un piccolo squarcio che si apre nell’arco dei due, tre minuti. Il tempo in cui è durata la scossa. Le case, rigide costruzione organizzate in un complesso equilibrio di forze, pareti, soffitti e muri portanti, incastonate all’interno di altre strutture altrettanto rigide come le strade, gli acquedotti, le condutture del gas, scosse dalle fondamenta per tre minuti e spostate, dalla loro posizione originale, in un movimento complesso che ha origine da una spinta di venticinque centimetri che coinvolge tutto fin nel cuore della terra. Questa è la semplicità e la brutalità del terremoto.

Spinte, contrazioni, cedimenti, traslazioni, torsioni e crolli, progessivi o di schianto, che per tre minuti sconvolgono ogni equilibrio. La forza messa in atto da quella piccola fessura nel terreno è impressionante e spaventosa.

Chissà qual’è il rumore della terra che urla per tre minuti?! Non oso immaginare il fragore e la vastità di suoni che avvolgono quei momenti prima ancora che sia la paura e le grida della gente ad alzarsi tra la polvere.

Io non ho una televisione, non guardo i telegiornali che si beatificano degli ascolti, ma il semplice vedere questa foto mi spaventa e mi rende partecipe a quella tragedia verso la quale è rivolta l’attenzione di tutti.

Qui potete trovare, in inglese, gli aggiornamenti sul terremoto pubblicati da Wikipedia, l’enciclopedia cooperativa internzionale: {en:2009 L’Aquila earthquake} .

The earthquake occurred at 01:32 GMT (03:32 CEST local time) at the relatively shallow depth of 10 kilometres (6.2 mi) and with an epicentre at 42.423°N, 13.395°E or approximately 90 kilometres (60 mi) north-east of Rome, at the village of Paganica near to the city of L’Aquila. The earthquake was reported to measure 6.3 on the moment magnitude scale.

By Davide “Birillo” Valsecchi pubblished on Cima-Asso.it
Lambro: volontari ancora in azione!!!

Lambro: volontari ancora in azione!!!

Un angolo del Lambro nei pressi di Ponte Oscuro
Un angolo del Lambro nei pressi di Ponte Oscuro
Dettaglio del vecchio canale
Dettaglio del vecchio canale

Continua l’incessante opera dei volontari nella valle del Lambro nei pressi dell’Orrido di Ponte Oscuro. Le squadre, impegnate con gru e motoseghe, stanno eficacemente ripulendo le sponde dalle piante che ormai ne impedivano l’accesso.

La posizione impervia del fiume rende difficoltose le operazioni ma già ora emergono dalla vegetazione angoli spettacolari come quello che potete ammirare nella foto qui sopra. Io non sono un gran fotografo ma posso garantivi che la gola di Ponte Oscuro è veramente suggestiva.

Nel mio girovagare ho trovato il vecchio canale che convogliava l’acqua dal fiume fino alle vecchie filande e alle piccole attività che ricavano la forza dal fiume per attivare i propri macchinari. Nella foto piccola potete vedere una parte di questo canale, ormai inutilizzato ed asciutto che corre lungo la riva del fiume.

Attualmente è ancora pericoloso avventurarsi in quella zona. Una parte del canale, che attraversava il fiume grazie ad un vecchio ponte, è franata impedendone il passaggio e tutta la condotta non è da considerarsi come messa in sicurezza.

Tuttavia il luogo è magnifico e credo che i volontari riusciranno a riportare di nuovo alla luce i vari canali e chissà, con un po’ di fortuna potrebbero essere trasformati in una passeggiata panoramica sull’orrido. Sò che il Comune è sempre più interessato a valorizzare l’Orrido ma in queste cose serve sempre molta pazienza e perseveranza.

Speriamo, una passeggiata romantica sull’Orrido di Ponte Oscuro è qualcosa che può essere molto piacevole. Volontarie per un test?

by Davide “Birillo” Valsecchi pubblished on Cima-Asso.it
Aldo Lo Curto: Incontro in Biblioteca ad Asso

Aldo Lo Curto: Incontro in Biblioteca ad Asso

Indios Amazzonia Brasiliana
Indios Amazzonia Brasiliana

C’è un medico di Canzo che nella propria vita ha esercitato la sua difficile professione nei posti più disparati del mondo. Aldo Lo Curto, Medico e volontario in Africa (Togo, Malawi, Benin, Zaire), in Asia (India, Nepal, Buthan, Hong Kong, Filippine) in Oceania (Papua Nuova Guinea) e in America Latina (Equador, Brasile, Perù, Colombia, Cile, Panama).

Attraverso quattro continenti si è spesso trovato ad operare da solo e con pochi mezzi, in regioni vaste e sperdute utilizzando unicamente la praticità e il buonsenso riuscendo comumque a portare avanti la sua importante opera di volontariato.

Ha scritto diversi libri e si è sempre fatto portavoce delle minoranze con cui è entrato in contatto. Il Dottor Lo Curto è una persona di cui ho sempre sentito parlare fin da quando ero piccolo ma che, onestamente, non ho mai avuto l’occasione di incontrare nonostante abiti appena al di la della Vallategna.

Questo Venerdì, 27 Marzo 2009, forse finalemente avrò questa opportunità. La Biblioteca Comunale di Asso, grazie all’Assessore alla Cultura Imogene Pina, ospiterà nella sala conferenze un incontro con il famoso medico. Durante la serata, che avrà inizio alle ore 21:00 saranno proiettata diapositive e filmati della sua opera medica in giro per il mondo.

In particolare, in questi ultimi anni, ha messo la sua professionalità al servizio degli Indios dell’Amazzonia Brasiliana. Proprio durante questa particolare ed instancabile attività, Lo Curto è venuto a contatto con la cultura e le tradizioni indigene, che, al di là della semplice curiosità, sono diventate oggetto di studio particolareggiato.

Credo che sarà una bella serata e si avrà la possibilità di dare uno sguardo a realtà che spesso vengono taciute confrontandosi con culture, forse antiche, ma sicuramente legate ad una terra difficile e ad una natura intensa.

Faccio i mei complimenti al Dottore e spero di vedervi numerosi in biblioteca, è importate mostrare il proprio supporto a simili volontari e poi chissà, guardando quelle foto potrebbe scattare la scintilla ritrovandosi immersi un avventura al servizio del prossimo. Venerdì ore 21.00.

by Davide “Birillo” Valsecchi pubblished by Cima-Asso.it
Bailey’s snake: il serpente del Tibet

Bailey’s snake: il serpente del Tibet

Baileys Snake, il serpente del Tibet
Bailey’s Snake, il serpente del Tibet

In primavera, quando il sole comincia a scaldare le giornate, passeggiando per il bosco comincio ad incontrare alcune delle sue creature più affascinanti e terrificanti, i serpenti.

Non ho nessuna difficoltà ad ammetterlo, i serpenti mi fanno una paura dannata e, come tutte le cose che mi spaventano, dedico loro una grande attenzione ed un accurato studio.

L’anno scorso, proprio in questo periodo,  scrissi un interessante articolo in cui ho catalogato i serpenti della nostra zona riportando informazioni ed fotografie: Marasso, un incontro speciale…

Confesso che in questi giorni, mentre si affina la preparazione e l’organzzazione del nostro viaggio in Ladakh, sono assillato dai sogni più strani. Credo che l’inconscio esplori le più disparate problematiche in cerca di una soluzione per prepararsi ad affrontarle. Non credo sia preveggenza, credo sia la ragione che, consapevole delle difficoltà che possono vericarsi, lascia libera la fantasia di elaborare gli scenari possibili. Credo che in questo modo il nostro istinto di sopravvivenza utilizzi il riposo ed il sogno come training per la mente attraverso una strana forma di “paranoia notturna”.

Tutto questo è sicuramente positivo se non fosse che continuo a sognare serpenti!!!

Se volete divertirvi e prendere un comune manuale dei sogni troverete che il sognare serpenti indicherebbe la volontà di una rinascita, qualcosa che in fondo potrebbe essere legato al senso del nostro viaggio. Tuttavia secondo gli orientali indicherebbe una rappresentazione  del kundalini, l’ energia vitale umana assimilabile alla libido e all’eros che abita, come un serpente arrotolato, la base della colonna vertebrale. In effetti le frequentazioni femminili in questo periodo scarseggiano ma neppure questo mi convince. Joung e Freud hanno teorie psicanalitiche in merito, ma nemmeno loro hanno colto il senso del mio sogno.

Così ho continuato a scavare nel mio inconscio cercando una spiegazione. In Ladakh sono presenti molti monasteri dove sono venerati figure mezzo uomo e mezzo serpente chiamate Klu o Naga dagli occidentali. Si dice inoltre che questi Naga vaghino nei pressi dei monasteri proteggendoli durante la notte dagli spiriti e dagli invasori. Ma neppure questa scoperta, sebbene suggestiva, soddisfava la mia ricerca.

Alla fine ho cominciato a capire che il motivo di quei sogni era più semplice. Qualche giorno fa ho infatti trovato su Internet una bellissima foto di una lucertola molto simile ad una piccola iguana su una pietraia del Ladakh. Credo che la cosa mi abbia colpito perchè non mi aspettavo di vedere un tale animale a sangue freddo ad una quota simile, stiamo infatti parlando di un’altezza media superiore ai 4000 metri in un territorio dove gli inverni sono estremamente rigidi. Credo che la mente abbia fatto “Click” ed inconsciamente abbia valutato la possibilità che dove vi sia una lucertola vi sia anche un serpente con tutti i pericoli che ne conseguono.

Sulle Alpi Carniche, dove ho passato molte estati, ad una quota di 2000 metri si trova spesso la temibile Vipera del Corno che si scalda tra le pietraie. L’incontro, se inaspettato, non è molto piacevole ed ogni volta supero il mio personalissimo record di salto in alto con urlo. Possibile che anche in Tibet vi sia l’eventualità di un simile incontro?

Con quest’idea mi sono messo a consultare le biblioteche digitali della rete e dopo un po’ di ricerca ho trovato il serpente dei mei sogni: Bailey’s snake o Thermophis baileyi, il serpente che abita il tetto del mondo!!

Molto simile ad un colubro, il nostro “Scurzon”, non è velevoso anche se alcuni tipi posseggono denti e saliva tossica. E’ abbastanza raro incontrarlo perchè vive solo nei pressi delle sorgenti d’acqua calda che sono tuttavia abbastanza diffuse nella regione Himalayana. Ne ho individuato un paio anche lungo il nostro percorso.

Infilarmi in una calda pozza d’acqua termale dopo una lunga marcia e trovarsi a faccia a faccia, senza nessun preavviso, con un serpente che ti nuota affianco è qualcosa che, a quella quota, poteva rivelarsi molto pericoloso per il mio giovane cuore!! Ora che conosco Bailey, lo scorzone del Tibet, non credo farà lo stesso effetto, credo anzi che continuerò a godermi l’acqua calda. La cosa divertente sarà che, guardandolo, scoprirò se il mio “socio” si sia preoccupato di leggere il blog prima della partenza dopo avermi tanto sbeffeggiato per i miei strani sogni.
Buon Bagno Enzo!!!

by Davide “Birillo” Valsecchi pubblished on Cima-Asso.it
CAI Asso: Alpinismo Giovanile 2009

CAI Asso: Alpinismo Giovanile 2009

1993 - Tutti in cima al Pizzo Stella
Tutti in cima al Pizzo Stella - 1993 by Pipa

Arriva la primavera ed ecco al via una delle tradizioni della nostra Asso che si ripete ogni anno: l’Alpinismo Giovanile del CAI Asso.

Quest’anno riceverò l’Acquilino d’Oro, un piccolo riconoscimento che il CAI assegna a tutti i soci con 25 anni di anzianità e ricordo ancora il mio primo giorno con il CAI Asso: avevo 8 anni ed era una delle prime volte che, in piena autonomia, andavo da qualche parte senza i mei genitori.

Pantaloni alla zuava di velluto a coste grigi, una camicia a scacchi azzurra e un berretto verde la cui sproporzionata visiera mi valse il nome di “fanalino” , io arrivavo molto dopo il mio berretto!!

Che avventura stare in mezzo a tutta quella gente che non conoscevo andando alla scoperta delle montagne così distanti da casa.

All’epoca il CAI aveva tra le sue fila oltre 40 ragazzi  ed ogni Dsi partiva la mattina presto con qualche sgangherato ed economico pullman turistico. Quanti passi, quanta pioggia, quanta neve e quanta fatica ma anche quanto ridere e quanta libertà riusciva a respirare quello sfrontato bimbetto che nei suoi 8 anni portava a spasso scalcinati scarponi di cuoio quasi più gradi di lui. Quanto mi mancano quelle stringhe rosse e la spensieratezza di quei giorni. Accidenti, sembro un vecchio nostalgico se vado avanti così!!

Io non so se posso essere un buon esempio ma l’alpinismo giovanile è di sicuro una buonissima scuola per imparare quello che spesso le scuole ordinarie tralasciano. Imparare a gestirsi, a  comportarsi con gli altri quando ci si applica per uno scopo comune, a godere delle piccole cose e a reggere le fatiche. La montagna è un’ insegnante severa ma gli accompagnatori sono le persone migliori per imparare a diventarne un buon allievo.

Quest’anno, come in passato, il Cai Asso collabora con gli amici del Cai Cantù unendo i due gruppi ed unendo le forze per realizzare uscite sempre più particolari e divertenti. In programma quest’anno abbiamo:

  • Domenica   26  Aprile TERZ’ALPE “ Lo Spirito del Bosco”
    Val Ravella
  • Domenica   10  Maggio BRUNATE—ASSO  “Traversata in quota”
    Salita con funicolare a Brunate e poi traversata fino ad Asso
  • Sabato 23 e Domenica 24  Maggio RIFUGIO  S.E.C. “Osservazione del cielo”
    Pernottamento al Rifugio del  Monte  Cornizzolo ed osservazione del  cielo,  per  celebrare l’Anno Internazionale dell’Astronomia
  • Domenica   7  Giugno RADUNO  REGIONALE DI  A.G. “ Tutti  alla  diga  del  Gleno”
    Grande incontro di tutte le Sezioni lombarde che operano nel mondo dell’Alpinismo Giovanile in Val di Scalve
  • Sabato 13 e Domenica 14 Giugno RIFUGIO  BOSIO “ Nella verdissima Val Torreggio”
    Notte in rifugio a  mt 2.086

Per iscriversi servono solo due cose, voglia ed un buon paio di scarpe. Il resto lo si recupera tutto!!

Ecco la presentazione del corso di Alberto Pozzi, Presidente della sezione del CAI Asso:

“Visto il lusinghiero successo, che si protrae  dal 2003, anche nel 2009 le Commissioni di Alpinismo Giovanile delle Sezioni CAI Asso  e  CAI  Cantù hanno deciso di unire le loro forze e di organizzare il Corso Intersezionale di A.G. E’ una convinta tradizione del  CAI ASSO questo impegno stagionale con i giovani escursionisti che, in alcuni casi per la prima volta, si avvicinano al mondo affascinante della montagna. Lo scopo del Corso è di dare ai giovani gli insegnamenti fondamentali di comportamento in montagna. Gli Accompagnatori cercheranno di far capire ai giovani che si deve andare in montagna con prudenza e, pur divertendosi, rispettare l’ambiente senza deturparlo, per permettere alle generazioni successive di godere il patrimonio naturale che oggi abbiamo a disposizione. Il Corso è strutturato su cinque uscite, con  ben due pernottamenti in rifugio,   per meglio amalgamare il Gruppo. In occasione del primo pernottamento, al rifugio S.E.C  “Marisa Consiglieri”  al  Monte  Cornizzolo,  gli amici del Planetario di Lecco terranno una lezione pratica di Astronomia. Si frequenteranno ambienti diversi  tra loro, con lo scopo di avvicinare i giovani alla montagna,  scoprendola sotto l’aspetto culturale ed anche ludico-sportivo, come è specificato nel Progetto  Educativo  del  Club  Alpino Italiano. Non mancheranno momenti di condivisione e gioco,  importanti occasioni  di crescita per i  giovani.”

Per adesioni, informazioni e chiarimenti rivolgersi alla sede: CAI  ASSO,   Piazza  Mazzini  2
Tel e fax:   031-684845, aperta il venerdì dalle ore 21,00

By Davide “Birillo” Valsecchi published on Cima-Asso.it
Ponte Oscuro ed i Volontari della Protezione Civile

Ponte Oscuro ed i Volontari della Protezione Civile

Volontari a Ponte Oscuro
Volontari a Ponte Oscuro

Proseguono i lavori dei Volontari della Protezione Civile di Asso lungo gli argini dell’Orrido di Ponte Oscuro.

I volontari di Asso si sono ritrovati anche questo Sabato mattina nei pressi di Ponte Oscuro,  continuando le attività  di pulizia e messa in sicurezza degli argini del fiume Lambro, attività che conducono ormai da alcuni anni.

Da qualche mese la squadra si è impegnata nel tratto più difficoltoso del fiume all’interno del nostro perimetro cittadino: l’Orrido di Ponte Oscuro.

Il ponte sovrasta una profonda gola rocciosa dove  le acque del lambro precipitano per anfratti e grotte, formando cascate spettacolari che scavano la roccia delle alte scogliere dell’Orrido.

Il fiume  scorre a picco una decina di metri sotto il ponte stretto tra due muri di roccia di oltre dieci metri rendendo difficoltoso le operazioni di pulizia dalle piante e dai rovi che sono cresciuti infestandone le sponde.

I volontari di Asso, supportati dalle squadre dell’Associazione Nazionale Alpini e da un camion-gru, si sono calati lungo la scogliera ed hanno abbattuto le piante che soffocavano l’Orrido.

L’onda di piena che angli inizi del ‘900 devastò la Valle dei Mulini ci insegna a non trascurare il nostro fiume. Anche la famosa esondazione del Novembre del 2002 è un valido monito a mantenere in ordine i nostri argini. Grazie ai lavori di manutenzione il Lambro quell’anno causò danni solo nella piana di Erba senza creare pericoli o disagi al nostro paese sebbene lo attraversi per tutta la sua lunghezza, da Pagnano a Scarenna, con ben 10 ponti: il Ponte all’incrocio per Sormano, i due ponti nella Valle dei mulini, Ponte Oscuro, il Ponte dell’Istituto, Punt di Gubit, il Ponte della Fola, il Ponte di Scarenna, la passerella di “Brooklyn” ed il Ponte Nuovo in fondo a Scarenna.

Oltre alla sicurezza è importante rivalutare anche l’area dell’Orrido di Ponte Oscuro perchè è una delle tante meraviglie nascoste del nostro paese. L’orrido compariva già nelle cartoline di inizio del  secolo scorso e anche
Henri Beyle, meglio noto come Stendhal, menzionò Ponte Oscuro nel suo diario di viaggio attraverso l’Italia a cavallo del 1800. Stendhal, il padre del romanzo moderno, visitò Asso, la cascata della Vallategna ed infine l’Orrido di Ponte Oscuro descrivendolo come uno degli angoli più suggestivi della nostra Vallassina.

Ringraziamo ancora i volontari della nostra protezione civile per il loro impegno ed il Comune che intende impegnarsi per rendere sempre più fruibile ed attrattivo il nostro piccolo borgo e le sue risorse naturali.

By Davide “Birillo” Valsecchi published by Cima-Asso.it
Le idi di Marzo e la tristezza di Cesare

Le idi di Marzo e la tristezza di Cesare

Giulio Cesare
Giulio Cesare

Domenica mattina di sole in questa giornata di Marzo avviata verso la primavera che avrà il suo inizio formale con l’Equinozio del 20 Marzo 2009. L’equinozio è il momento in cui in cui il Sole raggiunge una delle due intersezioni tra l'{it:eclittica} e l'{it:equatore} celeste.

Banalmente è il momento in cui la terra è più vicina al sole anche se a causa dell’inclinazione della terra le nostre “giornate” sono ancora troppo corte per godere di questa vicinanza (ed ecco perchè il sole di Marzo e Aprile è pericoloso per la pelle).

In modo incredibile in Estate la terra dista dal sole quanto in Inverno ma la differenza tra luce e buio portano ad una tale differenza climatica inversa tra i due emisferi.

La Primavera scancisce quindi il momento in cui la luce eguaglia le tenebre ed il dominio della luce si avvia a sovrastare l’oscurità raggiungendo il proprio apice nel Solstizio d’Estate il 21 Giugno 2009.

Guardo il primo verde comparire sugli alberi  stupendomi per come i grandi movimenti influiscano con indifferente costanza sulla vita dei mondi più piccoli. Nessuna crisi umana fermerà il tempo o il moto delle stelle e questo è un pensiero con cui conviene fare colazione di questi tempi. Forse, viste le possenti forze chiamate in causa, la politica, la cultura  e l’economia si sono saccentemente allontanati troppo dall’astronomia dimenticando il moto del sole ed inseguendo il mito della piccola stella atomica controllabile nelle centrali umane. Ma qui comincio a divagare…

Oggi è il 15 Marzo ed anche questa è una data speciale. Il Calendario Romano, inizialmente su base lunare,  era abbastanza incasinato, aveva solo 10 mesi ed ogni anno “avanzavano” una sessantina di giornate invernali che non si sapeva bene dove mettere. Il quinto ed il tredicesimo giorno, a seconda del mese, erano chiamati dagli antichi romani Idi che, in ottemperanza con le fasi lunari, rappresenavano proprio le giornate di Luna Piena. Parimenti le None erano le due giornate di Mezza Luna e le Calende erano le giornate di Luna Nuova, da cui deriva il termine Calendario.

Nonostante le tante trasformazioni la Settimana, legata ai sette pianeti noti ed introdotta nel 30 a.C. , è rimasta immutata fino ad oggi. Prima era in uso la Nundina, una settimana di 8 giorni.

Il calendario Romano si è poi traformato in quello Giuliano, voluto appunto da Giulio Cesare nel 46 a.C., e poi definivamente consolidato nel calendario Gregoriano in uso dal 1582 ad oggi. Senza scomodare Maya ed Aztechi direi che anche noi occidentali abbiamo una profonda tradizione nella misurazione del tempo. E’ curioso notare che la nostra base iniziale era la luna e non il sole e che la nostra cultura ha condotto nelle tenebre la loro. Divago ancora, oggi i pensieri mi scappano liberi… torniamo al 15 Marzo.

Torniamo al 15 Marzo del 44 a.C. , giorno in cui cadono le Idi di Marzo più famose della storia, il giorno il cui il grande Giulio Cesare venne assassinato nel Senato Romano all’età di 56 anni (Cesare era nato il 100 a.C.) con 23 pugnalate di cui una sola si rivelò fatale.

La grandezza di Cesare non è cosa che io possa facilmente descrivere ma mi ha colpito che ad uccidere il Primo Imperatore, il grande dittatore, furono i nemici a cui aveva concesso la sua clemenza, gli amici a cui aveva concesso onori e gloria, coloro che aveva nominato eredi nel suo testamento. E’ in quest’ottica che la celebre frase riportata anche da Shakespeare, “Anche tu Bruto, figlio mio”, mostra tutta la violenza e l’infinita tristezza del tradimento subito. Dopo tanta gloria, tanta volontà e capacità che portarono Cesare nella storia è osceno pensare allo sconforto con cui ha abbandonato la sua vita così eccezionale.

Stupisce inoltre che in una cultura così evoluta e civilizzata come quella romana si sia “finiti a coltellate” proprio nel tempio della politica. Io ho sempre pensato che questo episodio avesse il carattere di un escuzione formale, quasi rituale, con cui i suoi oppositori lo destituivano privandolo della vita. Invece fu un atto di pura violenza, un assassinio brutale dalle connotazioni quasi mafiose. A conferma di ciò si trova nelle cronache che Decimo Bruto si affrettò ad intrattenere fuori dal Senato il possente Generale Marco Antonio, nipote di Cesare e successore designato, affinchè non intervenisse in soccorso di Cesare. Al segnale convenuto Publio Servilio Casca Longo fu il primo a colpire Cesare senza però ucciderlo, dopo di lui gli altri congiurati diedero mano ai pugnali colpendolo una volta a testa.

Svetonio riferisce che, secondo il medico Antistio, nessuna delle 23 ferite subite da Cesare fu mortale, ad eccezione della seconda, in pieno petto. Questo vuol dire che i congiurati si accanirono con il ferro nelle carni e nel sangue di un Cesare agonizzante più per suggellare la loro appartenenza al “patto” che per finirlo. Un comportamento bestialmente umano subito, ancora cosciente ma ormai impotente, da una delle menti più straodinarie dell’epoca.

Bruto, dopo un lungo periodo di congiure e amnistie, fu ucciso da Marco Antonio prima che l’amore per Cleopatra e lo scontro con Ottaviano lo portassero al suicidio. La morte di Cesare segna la fine di un epoca ed di una grandezza che nessuno dei successivi imperatori seppe raggiungere. Almeno fino ad oggi…

Nota: La Luna compie una rivoluzione attorno alla Terra in 27 giorni ma un calendario lunare perfetto dovrebbe essere di 29 giorni per mantenere traccia dello spostamento della Terra attorno al Sole durante la rivoluzione Lunare. Tuttavia nemmeno utilizzando i 13 mesi del calendario matriarcale si otterrebbe una perfetta copertura della rivoluzione terrestre. Il calendario è uno spazio affasciante…

by Davide “Birillo” Valsecchi published on Cima-Asso.it
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