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Valma Street Block 2016

Valma Street Block 2016

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Quando Teo è arrivato Bruna continuava a prendermi in giro divertita: “E’ due giorni che gira per casa parlando da solo!” Non potevo dargli torto o negare: ero davvero eccitato all’idea di partecipare al Valma Street Block, la seconda edizione della competizione di bouldering urbano della città di Valmadrera.

La manifestazione prevede una prima fase di gara aperta a tutti i partecipanti in cui, per quattro ore, possono aggirarsi liberamente tra la città e cimentarsi con 30 “blocchi”: colonne, finestre, stipiti, davanzali, ogni blocco rappresenta un passaggio da superare spostandosi dal punto di “start” al punto di “stop”. Un “gioco”, ma un gioco spesso davvero difficile!

Io, Bruna e Teo eravamo iscritti in rappresentanza dei Badgers e, come era assolutamente prevedibile, abbiamo preso un sacco di “bastonate”: il mio risultato è stato assolutamente pietoso,  Bruna è riuscita a chiudere due blocchi più di me mentre Teo, campione sociale dei Badgers, ne ha chiusi ben 12.

Ero affascinato dalle capacità dei partecipanti, dal modo in cui affrontavano i passaggi tecnici. Non ero lì per competere: ero lì per imparare! “Dobbiamo riuscire acquisire parte della loro tecnica per riapplicarla alle nostre progressioni in ambiente: immagina le possibilità!!”

Mentre Teo, come un folletto, continuava a saltare da un blocco al successivo io e Bruna ci siamo concessi pausa su una panchina al sole. Solo allora mi sono accorto di quanto poco io abbia guardato altre persone arrampicare: le opportunità, non frequentando le falesie o le palestre al chiuso, in effetti sono state davvero poche. Quel “movimento collettivo”, quel copiarsi e suggerirsi, era a tratti davvero stimolante ed in alcuni casi permetteva risultati insperati

Bruna era però un po’ mogia, sperava forse di fare di più. “Sai… è un po’ svilente non riuscire e vedere gli altri fare tutto con tanta facilità”. Io, lo confesso, ridevo divertito sotto i baffi ascoltandola. Bruna ed i Badgers hanno grandi capacità ma pochissima esperienza ed in passato, spesso arrampicando con Ivan e Josef, non si sono davvero resi conto del valore di ciò che stavano facendo.

Tuttavia era doveroso consolarla: “Ma sei fuori?! Molte di queste persone si sono allenate duramente ed in modo specifico per padroneggiare questi movimenti. Nonostante tutto questa è una gara, non un allenamento: oggi sono qui anche per dar prova delle loro capacità. Sarebbe svilente se fossimo alla pari in qualcosa in cui non abbiamo alcuna esperienza. Guradala dal verso giusto: hai nuovi amici, hai scoperto di poter imparare cose nuove, hai trovato nuovi limiti da superare. Direi che tutto questo è magnifico! Meglio non potrebbe essere!”

Già, il Valma Street Block è una grande occasione di incontro e di scambio. Dopo la gara e la strepitosa finale è scattata la festa vera! Per noi, che siamo da poco a Valmadrera, è stata una fantastica giornata a cui ha preso parte tutto il paese. Per questo trovo doveroso ringraziare tutti i volontari e gli organizzatori che hanno reso possibile la manifestazione e che, il giorno seguente, si sono premurati di “pulire” tutti i segni dai muri su cui si è svolta la gara: siete voi i veri campioni! Grazie!

Davide “Birillo” Valsecchi

Ps. Ho atteso un po’ per quest’articolo perchè aspettavo venissero pubblicate le foto ufficiali dell’evento.
(https://www.facebook.com/Valma-Street-Block-349270445265389)

La Cresta Ovest del Moregallo

La Cresta Ovest del Moregallo

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Sabato sera io e Bruna siamo andati al cinema a vedere “DeadPool” in una sala affollata da ragazzini accompagnati da adulti: io, per l’appunto, ero accompagnato da Bruna! Il film è uno spasso ed anche Bruna si è divertita parecchio. «Probabilmente la tua ragazza, che ti ha accompagnato al cinema, starà pensando “Questo è un film di supereroi, ma quel tipo in tuta rossa ha appena trasformato quell’altro tipo in un fottuto Kebab”. Sorpresa, questo è una storia diversa sui supereroi.»

Finito il film ci siamo fiondati al TrueBeer. Lì ci aspettava una significativa rappresentanza dei Badgers, compresa la fazione ribelle (sì, la nostra giovane compagine è nella sua fase adolescenziale!!). Ero contento di vederli tutti, così come sono contento che alle volte non siano d’accordo con me: siamo un branco di lupi, non un gregge di pecore. Io devo solo funzionalmente tenerli uniti, ma senza trattenere il loro slancio anarchico e “Rock ‘n’ LoL”: è così che mi piacciono!

Fabio, uno dei due fondatori del TrueBeer, casualmente indossava la maglietta celebrativa stampata per il mio matrimonio. Questo ci ha permesso di ricordare che sabato eravamo sposati esattamente da sei mesi: manco a dirlo mi sono sbronzato! Prima con pinte di Cascadian e poi con una bottiglia di grappa al mirtillo (che Fabio ha lascivamente appoggiato sul tavolo). Demolito e dilaniato sono stato trasportato a casa unicamente grazie al gentile supporto di mia moglie!

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Il giorno dopo, verso mezzogiorno, mi sono ritrovo nel letto i gatti che, appollaiti sulla testa, mi hanno svegliato con un concerto di fusa (e morsi!). Ho preparato il caffè e dato un occhiata fuori dalla finestra. Corni e Moregallo erano coperti dalla nebbia: sapevo che la neve c’era ma non sapevo se valeva la pena e quali fossero le condizioni sopra la nebbia. Il bollettino nivologico era chiaro: pericolo 4 sopra i 1300 metri su ogni versante. La gente si lascia prendere dall’isterismo quando arrivano queste nevicate estemporanee e mi scoccia dare il cattivo esempio. Tuttavia i Corni sono 1.373 metri mentre il Moregallo è 1.273: potevo anche starci…

Ivano di Valbrona, come sua encomiabile consuetudine, era salito per primo sulla cima del Corno Occidentale ed aveva pubblicato le sue foto su Facebook. Questo mi permetteva di sapere, con buona precisione, lo stato della neve e del tempo (Grazie Ivano). La cresta del Occidentale? Il Centrale? L’attraversata? Non sapevo bene cosa fare, questo è il mio primo inverno a Valmadrera ed ero piuttosto indeciso.

Inoltre mi scocciava piantare in asso Bruna lasciandola sola tutto il pomeriggio. Tuttavia, proprio in quel mentre, la mia mogliettina si è lanciata in cucina canticchiando e facendo il balletto di Arlecchino: “Vado a Bellagio con la Ross! Vado a Bellagio con la Ross!”.  Povero maritino solo ed abbandonato: “Vabbè, amore, allora io andro a fare due passi dietro casa…”

Equipaggiamento leggero, 30 metri di corda nello zaino (tanto per non averne bisogno), e via. Da Valmadrera alla cima del Moregallo sono mille metri tondi di dislivello. La neve ha cominciato a farsi vedere dopo il Tecc di Port mentre la nebbia è sparita una volta raggiunta la bocchetta delle Moregge. La cresta ovest è decisamente esposta, discontinua ed impegnativa. Nel senso: se hai il passo saldo vai abbastanza tranquillo, diversamente c’è il rischio di farsi drammaticamente male. Inoltre con una quantità maggiore di neve tutta quella zona, soprattutto il sentiero normale, richiedono un’attenta lettura della situazione perchè il rischio di piccole slavine sui pendii erbosi esposti a sud crea una pericolosa miscela con i canali sottostanti.

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Fatte queste dovute riflessioni ci si ritrova in uno scenario dal fascino alpinistico che a tratti, con lo sfondo del lago, ci trasporta tra i fiordi nel profondo nord. Un paio di passaggi delicati, soprattutto perchè esposti sulla valle delle Moregge, ed un breve tratto attrezzato. Curiosamente la neve non era vergine, vi era infatti già una traccia di qualcuno che ha percorso la cresta in discesa. Il sentiero normale e quello che poi scendeva verso Preguda erano invece abbastanza battuti. Sono arrivato in cima più o meno alle quattro e, giustamente visto l’orario, ero lassù assolutamente solo (…approposito di cattivi esempi: è decisamente preferibile salire la mattina ed in gruppo).

Nei versanti al sole (anche nella parte nord)  la neve ormai gocciolava vistosamente lasciandosi andare sulle pareti, mentre nei lati al buio iniziava già a ghiacciarsi croccante. Il Moregallo, rispetto ai Corni, è uno scenario decisamente più complesso dal punto di vista della neve: ero curioso di osservarne le dinamiche. Con una nevicata più abbondante quella montagna a sbalzo sul lago può diventare davvero una grande avventura!!

Questa è la prima nevicata di Marzo, io credo che prima di Aprile la neve farà ancora altri regali ai Pirati dell’Isola Senza Nome: testa sulle spalle e godetevi la bellezza delle nostre montagne!

Davide “Birillo” Valsecchi  

La Placca dell’Idiota

La Placca dell’Idiota

DSCF8942La mia curiosità si era accesa quando, arrampicando sulla dell’Oro al Corno Rat, avevo visto due grossi muretti a secco cingere entrambi i versanti della valle. I muri apparivano grandi ed estesi, quasi una fortificazione: ma cosa difendevano? Se i “vecchi” si erano dati da fare per costruire una cosa simile un motivo c’era di sicuro. Sotto il muro apparivano altrettanto evidenti una serie di rocce strapiombanti che precipitavano nel fondo della valle,  tuttavia la vegetazione non lasciava intravedere molto.

La mia ipotesi è che quel muro, tanto lungo e tanto grande, servisse a proteggere il pascolo affinchè le bestie non precipitassero sulla roccia sottostante. Per giustificare la costruzione di un’opera simile il “salto” doveva essere ragguardevole. Quindi, in quel tratto di bosco, c’erano delle pareti di roccia, probabilmente dimenticate, quasi sicuramente alpinisticamente vergini. “Bhe, andiamo a vedere!”. Ho preso lo zianetto ed in solitaria mi sono lanciato nella ricerca.

Conosco abbastanza i sentieri di Valmadrera ma, essendo qui da poco, non ho ancora nella testa una proiezione tridimensionale della zona completa ed accurata. Questo mi rende difficile non tanto orientarmi quanto trovare scorciatoie. Non mi è toccato far altro che approcciare la via più diretta. Imboccato il sentiero “Paolo ed Eliana” ho tagliato su dritto per dritto seguendo il fiume in secca della Valle di Sant’Antonio.

DSCF8866La prima inaspettata scoperta è stato il rudere di una grande casa in una piccola radura: avvicianandomi ho scoperto che metà della costruzione era in granito!  Tutta la valle è infatti “affollata” di sassi che, come dovreste sapere, non sono affatto indigeni ma provengono dalle valli a Nord del lago ed hanno viaggiato fin qui in groppa ai Ghiacciai. Le colonne della Chiesa di Valmadrera sono in granito ed il grande masso da cui sono state estratte è ancora ben visibile nel bosco. Tuttavia non mi aspettavo di trovare una costruzione meno “prestigiosa” costruita in gran parte con tale prezioso (da noi) materiale.

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Poco più in alto ho trovato una vecchia tubatura orami in disuso e poco oltre, finalmente, la mia tanto agognata roccia. Alzandomi tra la vegetazione ho finalmente compreso meglio tutta la faccenda. La valle si chiude infatti in una serie di grandi cascate verticali che a tratti sembrano formare un orrido. Su entrambi i versanti sono stati costruiti grandi muri che cingono il bosco separandolo dallo strapiombio sottostante. Con lo sgardo verso la sorgente del fiume si può vedere come sulla destra il muro compia un lungo percorso sovrastando strutture rocciose meno strapiombanti ma comunque alte e verticali. Tra queste La Placca dell’Idiota ed il Camino degli Stupidi!  

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La Placca si innalza compatta, ma non completamente verticale, per una trentina di metri (forse anche qualcosina in più). Sulla destra forma un diedro intervallato da qualche piccola pianta. Sulla Sinistra invece lo spigolo sembra solido e ben lavorato.Una vera pacchia! Sulla placca dell’Idiota possono essere infatti tracciate per lo meno tre vie: la più semplice all’interno del diedro, una pià complicata sullo spigolo ed una tutta da scoprire nel centro della placca vera e propria. Difficoltà che oscillano sul IV° grado con punte forse di V° inferiore in placca: tutte da scoprire e proteggere in modo Trad.

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Non essendo completamente verticale c’è la possibilità di fermarsi e lavorare con calma, tuttavia l’esposizione dopo i primi metri (che ho esplorato in libera) inizia a farsi sentire man mano ci si alza oltre gli alberi. In uscita alcune piante oltre il muretto possono offrire supporto per una sosta tutta da migliorare.

Sulla sinistra di questa placca se ne trova una seconda, più piccola e arginata sulla destra da un diedro camino, una fenditura abbastanza ampia da infilarvi una gamba o un braccio nella salita. Anche in questo caso la placca non è completamente verticale sebbene non si possa considerare appoggiata. L’uscita della placca è una cengia erbosa delicata ma apparentemente praticabile.

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Risalendo nel bosco sono arrivato all’uscita e dall’alto la placca ha un’aspetto tutt’altro che banale. C’è da lavorarci parecchio per capire come proteggere un passaggio simile fuori dal diedro. “La Placca dell’Idiota” e Il Camino degli Stupidi: per gli amanti del trapano e della magnesite un “problema” probabilmente insignificante, quasi ridiciolo. Tuttavia, intesa come area “no spit zone” quei due “relativamente” brevi tratti di roccia sono davvero qualcosa di prezioso e ragguardevole!

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Costeggando il Muro sono arrivato al cuore della valle, a ridosso delle grandi cascate (ora in secca). Il paesaggio circostante è magnifico ed il colpo d’occhio sul Moregallo o sul Corno Orientale è davvero appagante. La mia piccola gita mi ha concesso due ultimi regali prima di riconsegnarmi a sentieri più battuti. Il primo è stato un grosso sasso in granito da rimontare in aderenza: un tratto breve, non pericoloso, ma sicuramente divertente!

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Il secondo regalo è stata invece “La cascata dei Cretini”, un bellissimo tiro in cascata assolutamente da provare. La roccia è inevitabilmente umida e levigata dal passaggio dell’acqua, tuttavia sotto le foglie si nascondono belle lame compatte a cui aggrapparsi. Qualche pianta sui lati ed un bell’albero in uscita su cui fare sosta. Un tirello di IV° con probabile sorpresa, una primizia da sperimentare.

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Ci sono molte altre zone in cui vorrei “giocare”, spesso più evidenti ed attraenti, ma altrettanto spesso sono troppo vicine ai sentieri battuti o troppo “esposte” perchè possano essere affrontate con ludica serenità (come ad esempio tutta la parte sommitale verso Est del Corno Rat).

Qualcuno potrà obbiettare che questa roccia è “niente”, tuttavia per noi che siamo “nessuno” è di certo una magnifica scoperta!

Davide “Birillo” Valsecchi

Fin dove sono salito non ho visto chiodi (ne mi aspettavo di trovarne). Chiederò agli amici di Valmadrera informazioni sulla valle e sui suoi muri. E’ abbastanza scontato che questa ora è una “zona no spit” 😉

Il vento ha il mattino in bocca

Il vento ha il mattino in bocca

DSCF7646A Valmadrera non c’è il fresco vento che dalla Grigna attraversa la piana di Scarenna: qui fa molto più caldo, l’aria è immobile e le zanzare tengono compagnia tutto il giorno. La notte, per dormire, lascio spalancate finestre e tapparelle. All’alba il sole sorge alle spalle del Due Mani e tutto il verde che ci circonda si anima di suoni e rumori. La luce irrompe sul mio letto ed è per me un piccolo piacere osservare la nascita di un nuovo giorno placidamente sdraiato.

Nora e Abu iniziano a gironzolare per casa mentre Bruna, sbuffando, inizia a rigirarsi nel letto lamentandosi: “C’è troppa luce!! C’è troppa luce!!”. Come uno struzzo infila la testa sotto i cuscini, ma  alle sette le campane suonano l’ora e, cinque minuti più tardi, la ribadiscono.

Così, uscendo dal letto, abbandono il mio struzzo bergamasco e preparo il primo caffè. Ci sono ancora tanti lavori da fare nella casa nuova ma la tentazione di esplorare ciò che ci circonda è tanta. Giusto ieri, girovagando al tramonto tra i boschi sotto San Tomaso, abbiamo “sorpreso” una bellissima femmina di capriolo. (Bruna era emozionata nel vederne una così vicino!!)

Valmadrera è circondata dalle montagne ma, allo stesso tempo, si affaccia sul “Lago Grande”: qualcosa di assolutamente nuovo per me. Ingollo il mio caffè, infilo lo zaino ed inforco la mia bicicletta. Già, qualche settimana fa ho portato la mia vecchia “Silverado” (classe ‘93) da un’anziano e gentile signore che qui in paese ripara le biciclette: ”Mi aiuta a restaurare questa vecchia amica?” Lui l’ha guardata con un sorriso: “Il telaio è bello: dobbiamo cambiare qualche pezzo ma tornerà come nuova!” Da quel giorno vado in ufficio in bici e la mia esplorazione si è dotata di un paio di ruote.

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Con un paio di pedalate attraverso le viuzze in discesa e sono alla riva di Parè: è davvero un’esperienza curiosa uscire di casa in bici e ritrovarsi al Lago. In acqua ci sono un sacco di vele ed il vento soffia finalmente intenso e fresco. Le barche del molo ondeggiano e tintinnano mentre sulla banchina si infilano mute e si scaricano tavole dalle auto. Sebbene il sole risplenda alle spalle del Resegone e l’ombra scura del San Martino incomba sull’acqua, sembra davvero di stare al mare: ma anche il lago d’estate avrà lo iodio?

Mi piacciono quegli aggeggi che acchiappano il vento sull’acqua: forse è tempo di imparare qualcosa di nuovo…

Davide “Birillo” Valsecchi

Ps: qui a Valmadrera non avrò l’ADSL fino al 24 di Agosto. Se mi scrivete mail o messaggi tenete presente che sono per lo più OffLine.

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