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Le montagne dei Flaghéé

Le montagne dei Flaghéé

Quest’anno le Flaghéé vanno in montagna ed i ragazzi delle scuole di Asso mi hanno chiesto di stilare la lista delle cime che intendiamo affrontare: anche loro vogliono dare vita ad un’iniziativa legata al nostro viaggio.

Il progetto che mi hanno esposto è molto interessante ed ha un alto valore simbolico e storico ma è giusto che ve lo raccontino i ragazzi quando saranno pronti.

Così, per aiutarli,  ho stilato la lista delle cime affinando il percorso. Che dire, sono davvero tante, spesso sono molto vicine ma i “sali e scendi” ci faranno scarpinare un bel po’. Sono affascinato sopratutto dalle montagne meno note, quelle meno “nobili” ed appariscenti che pure contribuiscono al panorama del nostro lago.

Le montagne evidenziate in rosso sono le più note ma per ognuna di queste montagne cercerò di realizzare una piccola scheda in modo che anche le meno note possano essere riscoperte e conosciute.

Triangolo Lariano  

  • Monte Uccellera
    (1027)
  • Punta Tre Termini
    (1140)
  • Monte Astele
    (1186
    )
  • Monte Bolletto
    (1181)
  • Monte Bollettone
    (1317)
  • Monte Palanzone
    (1436)
  • Braga di Cavallo
    (1354)
  • Monte Cornet
    (1318)
  • Monte Ponciv
    (1452)
  • Cima del Costone
    (1614)
  • Monte San Primo
    (1886)
  • Corni di Canzo
    (1374)
  • Monte Moregallo (1026)
Costa Est 

  • Monte Coltignone
    (1473)
  • Grigna Meridionale
    (2177)
  • Grigna Settentrionale
    (2409
    )
  • Monte Pilastro
    (1823)
  • Monte Croce
    (1784)
  • Monte Cimone
    (1497)
  • Pizzo del Chich
    (1453)
  • Pizzo Zirlaca
    (1410)
  • Pizzi di Parlasco (1511)
  • Monte Muggio
    (1754)
  • Monte Legnoncino
    (1714)
  • Monte Legnone
    (2609)
Costa Ovest 

  • Sasso Pelo
    (910)
  • Monte Bregagno
    (2107)
  • Monte Bregagnino
    (1905)
  • Monte Grona
    (1732)
  • Monte di Tremezzo
    (1700)
  • Monte Calbiga
    (1698)
  • Monte di Lenno
    (1589)
  • Monte Pasquella
    (1331)
  • Monte Comana
    (1215)
  • Sasso Gordona
    (1410)
  • Mone Colmegnone
    (1383)
  • Monte Bisbino
    (1325)

(* la foto è un’immagine del lago di Como visto dalla chiesetta di Sant’Amate, sulla costiera del Bregagno)

Il sentiero delle vasche

Il sentiero delle vasche

Domenica, ieri, prima uscita con i ragazzi dell’Alpinismo Giovanile del Cai Asso. Il Sentiero delle Vasche, che sale lungo la Valle del fiume Inferno, è un’itineraio che permette ai più giovani di sperimentare in sicurezza le difficoltà e le meraviglie offerte dal torrentismo.

Il sentiero si snoda infatti sul letto del fiume e risale superando le pozze d’acqua e le rocce attrezzate che si trovano nelle profondità della gola.  Avvertenza: per affrontare il Sentiero delle Vasche è necessario che il livello del fiume si particolarmente basso perchè diversamente non è percorribile: durante il periodo delle piogge, quando l’acqua ruggisce violenta tra le rocce, si può ben capire perchè quella valle è chiamata Inferno!

Solitamente la salita inizia dal santuario del San Martino, ma allungando di poco la strada ed entrando nel fiume un po’ più a valle è possibile ammirare anche la cascata della prigione (Cascada de la Presun Lat: 45.844724° N Lon: 9.343819° E)

Un tempo l’Inferno forniva acqua ai macchinari della vecchia ed ormai scomparsa filanda di Valmadrera e pertanto lungo il fiume si possono individuare ancora gli interventi umani con cui veniva canalizzata e regolata l’acqua. Il fiume è un susseguirsi di vasche, naturali ed artificiali, chiamate nel nostro dialetto “Fopp”: Fopp di Tusann, Fopp de l’Acqua Marcia, Fopp Biasin Fopp Negher, Fopp de la Curva, Fopp di Vif e Mort, la Scaleta e il Vascun.

Il Corno Birone, il Monte Rai ed il Monte Prasanto sovrastano la valle alimentando il fiume ed in una primaverile giornata di sole come ieri sanno farsi ammirare per la complessità delle loro forme. Lungo il sentiero, che prosegue poi verso la località di San Tomaso ed il Ristoro OSA, è possibile trovare grossi massi erratici in parte lavorati dai vecchi “taglia sassi“. Sono presenti alcune tabelle informative che possono aiutare a spiegare il lungo viaggio di queste grandi rocce granitiche e di come furono una risorsa del passato per gli abitanti delle montagne.

Lungo il sentiero ci sono alcuni tratti impegnativi ma sono attrezzati e protetti con catene in modo da renderne agevole il passaggio. I nostri ragazzi, molti dei quali tra gli otto e gli undici anni, hanno saputo farsi valere lungo le rocce ed i guadi. Alcuni sono veterani del corso di arrampicata nella palestra di roccia della Sportiva di Valbrona ma per sicurezza ognuno di loro era “marcato” stretto da un adulto: tutti se la sono cavata alla grande, bravi!

Nel prato di San Tommaso si è fatto pic nic ed il sottoscritto anche una magnifica dormita al sole mentre i ragazzi, interrompendo per un po’ il gioco, hanno fatto visita al museo dedicato alla vita contadina.  L’uscita è da considerarsi più che positiva ed è un ottimo inizio per il corso di Alpinismo Giovanile.

Davide “Birillo” Valsecchi

Ecco l’itienerario GPS. In rosso la salita, in blu la discesa:

Salita
Distanza totale: 4,20 km (2,6 mi)
Durata totale: 2:42:40
Durata in moto: 47:31
Velocità media: 1,55 km/h (1,0 mi/h)
Velocità media in moto: 5,30 km/h (3,3 mi/h)
Velocità max: 12,67 km/h (7,9 mi/h)
Altitudine min: 299 m (981 pd)
Altitudine max: 695 m (2281 pd)
Dislivello: 619 m (2031 pd)
Registrato: dom apr 17 08:50:46 GMT+02.00 2011
Discesa
Distanza totale: 3,64 km (2,3 mi)
Durata totale: 58:29
Durata in moto: 44:28
Velocità media: 3,74 km/h (2,3 mi/h)
Velocità media in moto: 4,92 km/h (3,1 mi/h)
Velocità max: 17,76 km/h (11,0 mi/h)
Altitudine min: 289 m (947 pd)
Altitudine max: 609 m (1997 pd)
Dislivello: 97 m (317 pd)
Registrato: dom apr 17 15:27:20 GMT+02.00 2011
Running Scarenna

Running Scarenna

Mi piace andare a correre e quando riesco a farlo con costanza ne avverto i benefici. Il guaio è che sono anche dannatamente pigro: l’idea di prendere la macchina e dover anche cercare parcheggio prima di mettermi a correre fa saltare il più delle volte ogni buon proposito.

Il lago del Segrino è considerato da tutti un buon posto per correre ma l’asfalto, le macchine e la troppa gente non mi hanno mai convinto.

Così,  da quando mi sono trasferito a Scarenna, ho cominciato a cercare posti alternativi ai percorsi in salita di Cranno o di Valle Bassa.

La Grande Piana di Scarenna è di fatto un posto perfetto per correre: è possibile farlo su di una stradina sterrata immersa nei prati ancora liberi lungo il fianco del Lambro,  creando poi un piccolo anello con la quasi inutilizzata pista ciclabile.

Con il mio smartphone, un android, ho fatto qualche rilevamento Gps studiando i percorsi possibili: il primo anello che si può percorre è lungo 2,57 km ed offre la possibilità di correre comodamente tra il verde dei prati ed il fiume ammirando davanti a sè il magnifico panorama della Grigna.

[map id=”itinerario” w=”650″ h=”550″ maptype=”SATELLITE” kml=”https://www.cima-asso.it/kml/RunningScarenna.kml” ]

Il tracciato del lago Segrino è di 5km e questo questo può far apparire questo primo percorso di Scarenna troppo “corto” visto che non offre una “distanza” molto impegnativa. In realtà ho scoperto che molti “anelli Jogging” hanno una lunghezza molto simile, ad esempio l’anello di Parco Lambro a Milano è di 2.4 km, proponendosi come un buon inzio per chi volesse cominciare a praticare la corsa in tranquillità.

Per chi invece volesse cimentarsi nelle classiche “tre miglia” la piana di Scarenna offre inoltre percorsi ed anelli anche molto più ampi in grado di duplicare o triplicare la percorrenza. Seguendo il fiume Lambro è possibile raggiungere il nuovo ponte e, volendo,  proseguire fino  a dove il Lambro incontra la Ravella. Il problema è che ora, a causa della frana, non è più possibile creare un anello utilizzando la vecchia strada: se fare dietro front e tornare sui propri passi non è un problema le possibilità sono ampissime!!

Nonostante la frana, che non crea pericolo al percorso, questo il territorio è davvero pregevole per le attività all’aria aperta, specie in questo periodo. Se anche voi correte (o avete intenzione di farlo) nella piana di Scarenna fatemelo sapere perchè sarebbe molto interessante promuovere e conservare questa zona.

Frequentare la piana e gli argini del fiume sono il modo migliore per conoscere il nostro territorio ed evitare che l’abbandono ne determini il degrado.

Keep Running Scarenna!!

Davide “Birillo” Valsecchi

American Alpine Journal: Cima-Asso

American Alpine Journal: Cima-Asso

Lake Bhari – Pakistan Hindokush – Campo Base Cima Asso

In questi giorni sto organizzando l’iniziativa Flaghéé, un viaggio tra le montagne apparentemente più semplice di quelli raccontate in passato ma che conserva, a mio avviso,  un fascino profondo e sincero: le montagne del Lario riunite in un’ unica avventura.

Nel 2009 abbiamo condiviso il viaggio in Ladakh lungo il confine tra il Tibet Cinese e l’India, siamo saliti in cima allo Stock Kangri (6130 metri) e attraversato la valle del Markha ed il valico del Kangmaru La (5150 metri). Era il primo viaggio delle Bandiere che sarebbero diventate le Flaghéé ed accompagnavo un fotografo nella sua prima esperienza tra i monti. Le foto di quel “pellegrinaggio” ora sono raccolte in un libro fotografico: «Contrabbandieri del Nirvana».

Il viaggio per me è sopratutto scoperta e la montagna non è una competizione o un impresa che si esaurisce nell’esito di una salita, nella ricerca di un risultato importante. La vetta di una montagna spesso è un solo posto inospitale e solitario a cui ci si arriva dopo grande fatica e rischio, un regno di immensi spazi vuoti: lassù non troverete nulla  se non quello che avete portato con voi, nel vostro zaino come nel vostro cuore.

Per qualcuno è la quota, per qualcuno è il grado di difficoltà o l’importanza del nome. Per me è la ricerca, la scoperta, e diventa più appassionante quanto più appare comune e lontana dai clamori:  mi piace cercare tra le cose ovvie trovando qualcosa di speciale. Ecco perché voglio fare il giro del lago passando dai monti: esploriamo casa nostra.

Laghi e montagne, in fondo è quasi una costante: il lago Tanganica ed il monte Hanang in Africa, il lago Dal in Kashmir e lo Stok Kangri in Ladakh. Una consuetudine che ha avuto inizio quasi dieci anni fa con il lago Bhari ed il monte Cima Asso in Pakistan.

Forse non tutti sanno che questo sito prende il nome da una montagna, Cima Asso, conquistata e battezzata il 5 Agosto 1999, il giorno del mio compleanno: era il mio primo viaggio all’estero, la prima volta che prendevo un aereo per giunta.

Quell’anno esplorammo una zona di mondo di cui quasi non si conosceva nulla. Per una volta in vita mia ho avuto la fortuna di spingermi là dove le cartine erano ancora bianche e tutto era ancora da scoprire. Un viaggio che oggi sarebbe irripetibile per mille ragioni.

Nel 2000 fu pubblicato sull’American Alpine Journal, la rivista americana che tiene traccia delle salite più importanti, la relazione della spedizione del nostro viaggio in Pakistan: nonostante Cima Asso sia alta solo 5100 metri fu inserita nella rivista proprio per la sua natura esplorativa in una zona di mondo ancora sconosciuta. [Cima Asso (Hindu Kush, Pakistan) edizione 2000: pagina 322-323]

Ecco la traduzione in italiano:

Cima Asso“: prima salita. Per il terzo anno consecutivo, il Club Alpino Italiano di Asso ha supportato una spedizione in Pakistan. Il capo-spedizione era Angelo Rusconi e l’obbiettivo era raggiungere una valle inesplorata nella catena montuosa del Hindokush. Le persone selezionate per la squadra erano Luciano Giampà, Simone Rossetti, Cristian Cattivelli e Davide Valsecchi.

“Siamo partiti il 28 Luglio da Gilgit guidando mezzi 4×4 verso Gakuch lungo il fiume Gilgit, abbiamo poi attraversato Iskoman verso Gugulti seguendo la riva destra del fiume Iskoman. Scelti i portatori abbiamo cominciato la nostra avanzata la mattina del 29. Abbiamo attraversato la valle di Handis seguendo il fiume Iskoman alla sua congiunzione con il fiume Mathan Ther. Sempre mantenedo il fiume alla nostra destra abbiamo attraversto la valle incontrando impressionanti pareti di granito alte più di 1000 metri, tutte facilmente raggiungibili. Attraversato un ponte siamo arrivati al villaggio di Mathan Ther, posizionato su un promontorio verde alla congiuzione di due fiumi, uno dalla valle di Suncighi e l’altro da una una regione ad ovest chiamata Bhari. Dai locali abbiamo appreso di essere i primi stranieri che raggiungevano il loro villaggio. Il 30 Luglio abbiamo imboccato la valle ad Ovest verso Bhari, un villaggio di medie diemsioni posto in una piana adiacente ad un grande lago verde sovrastato da due grandi montagne. Abbiamo posto il nostro Campo Base vicino al lago, a quota 3850. Il nostro BC era in una buona posizione per osservare le vette attorno a noi. Ai piedi di queste montagne erano visibili ampi ghianioni al di sotto di parti verticali di granito. Molte di queste montagne hanno creste e spigoli coperte da ghiaccio e neve. Tra queste vi era una cima di 5100 metri a picco sulla sponda destra del lago. Abbiamo battezato la montagna “Cima Asso”, il nome del nostro paese in Italia. Tutti i membri della spedizione hanno raggiunto la vetta il 5 Agosto. I locali ci hanno mostrato il Kampur ed il Gharmush, le uniche cime conosciute al di sopra dei 6000metri. Tutti i menbri della spedizione concordano che la valle è ideale per spedizioni e trekking. E’ possibile raggiungere facilmente un confortevole campo base circondato da pareti di granito e cime inviolate.”

I ricordi sono ciò che raccogliamo lungo il nostro viaggio. La valle che vedete nella foto oltre il lago conduceva i pastori in una transumanza con l’Afganistan ed era una zona di confine di cui nemmeno l’esercito possedeva informazioni. Oggi la nostra montagna è nel cuore del ciclone, in una delle zone meno accessibili e più remote del Pakistan. Prima o poi torneremo a vederla e quando riusciremo a farlo il mondo sarà forse diventato un posto migliore.

Davide “Birillo” Valsecchi

Approvato il supervincolo per la Cascata

Approvato il supervincolo per la Cascata

Ecco come titolava ieri il quotidiano La Provincia di Como in merito alla seduta del Consiglio Provinciale riunito anche per decidere dell’ampliamento del vincolo a tutela della Cascata della Vallategna. Risultato della seduta? Voto unanime del Consiglio Provinciale per l’inedificabilità nella zona.

Si è in pratica raddoppiato il vincolo preesistente e lo si è reso più stringente: «Si è aumentata l’area vincolata nel 1931 del 110%. Va poi rimarcato che un vincolo paesaggistico non prevede l’inedificabilità, ma prevede vi siano delle prescrizioni da rispettare, noi invece abbiamo chiesto di non costruire» spiega l’assessore provinciale con deleghe a territorio e parchi Sergio Mina, colui che ha presentato la richiesta.

Sembra incredibile che solo un anno fa fosse tutto pronto per la costruzione di un supermercato, un progetto scongiurato solo da una mobilitazione generale senza precedenti: è quasi ridicolo rileggere o riascoltare oggi i proclami e le accuse che venivano mosse contro chi si era schierato a difesa della Cascata.

Ricordo le parole pensanti di Giovanni Conti nelle serate di Consiglio Comunale e le recriminazioni del Sindaco Giulia Manzeni che definiva la protesta antidemocratica, maldeducata e meschina perchè ledeva i diritti acquisiti dei privati (e forestieri) che reclamavano di costruire.

Evangelisti Nello, Pina Giordano, Pina Imogene,Vicini Maria Grazia,Villa Giordano, Bonanomi Pasquale, Butti Serena, Garzo Saverio, Massari Pasquale e Versace Agostino: ecco i nomi dei consiglierei di maggioranza che, all’unanimità, approvarono la costruzione del supermercato salvo poi, cinquanta giorni dopo, revocare tutto esponendo il fianco ad una causa legale che trascinerà il Comune come imputato nel ricorso al Tar.

Sono il gruppo dei “Cittadini Indipendenti”, molti di loro però non hanno mai nemmeno preso parola in consiglio per sollevare dubbi, obiezioni o proposte: indipendenti ma perfettamente allineati. Sappiamo oramai bene che la vera mente, il vero regista tra le mura del municipio, è il Geometra Giovanni Conti, ex sindaco e politico assese da oltre venticinque anni: sarà lui il primo che chiameremo a rispondere in modo diretto e peronale per tutti i danni che le loro scelte rischiano di cagionare al futuro di Asso per il ricorso.

Ironia della sorte fu proprio lui, dieci anni fa, a nominarmi “cittadino benemerito” e a caricarmi sulle spalle il senso di responsabilità che mi ha condotto fin qui: ottima scelta Giovanni, hai pescato quello giusto dal mazzo.

Davide “Birillo” Valsecchi

Qui è disponibile l’articolo integrale pubblicato da La Provincia di Como: Asso 06/04/2011
Qui invece è disponibile la poesia che un anno fa circolava su Internet ed in paese mentre ero in Africa e che tanto suscitò polemica. Ironia del destino dopo averne sentito tanto parlare sono riuscito a leggerla solo ora: La Vallategna – Anonimo dai Cepponi

Il Viaggio in Africa dei ragazzi di Asso

Il Viaggio in Africa dei ragazzi di Asso

Pubblicato oggi sul quotidiano “Il Giorno” l’articolo realizzato dai giovani giornalisti di Bloggiornalismo.scuoleasso.it:

Con African Voices intervista a 12mila persone
[Articolo originale pubblicato su Il Giorno]

Durante il nostro viaggio virtuale in Africa, con Davide Valsecchi e Enzo Santambrogio, abbiamo incontrato Marco Pugliese,che ci ha dato la possibilità di postare dieci domande sull’Africa sulla piattaforma di 12.000 persone del portale African Voices, supporto alle ONG che operano seriamente sul territorio africano. Una buona occasione per verificare conoscenze e pregiudizi. Ne abbiamo ricavato un’intervista, non priva di sorprese.

Non ci sono tanti paesi in guerra in Africa, in molti ci sono rivolte e sommosse, lotte per migliorare la propria vita, spesso ampliate dai giornali per far notizia. Il popolo si ribella, ma la repressione economica e fisica sono sempre molto persuasive.

Chi si arricchisce molto sono i governi stranieri (USA, Europa, Cina, Russia, India, Arabia, Australia, Sud Africa) che sfruttano agricoltura e giacimenti mentre ai governi rimane quel poco che li arricchisce molto.

L’Africa vive costantemente 50-60 anni indietro all’Europa e per quanto riguarda la fame, la situazione vista da occhi di chi ci vive nel Continente è abbastanza differente dalle notizie dei media. Difficile vedere bambini morire di fame, c’è una grande povertà soprattutto vista dai nostri occhi. Bisognerebbe analizzare meglio le notizie e lasciare la parola agli africani e ai giornali africani per farsi un’idea più obiettiva. Se parliamo con un africano ci dirà sempre che meglio essere povero in Africa che in Europa.

Una grande piaga dell’Africa è l’aids mala popolazione ha più paura di contrarre la malaria, che fa più morti in assoluto.

Negli ultimi anni si è assistito all’immigrazione clandestina: molti si lasciano ammaliare dal sogno di un Europa ricca, vista magari in TV o sui giornali, e poi finiscono per ricredersi.

La leggenda che le città africane non sono paragonabili alla altre è solo leggenda: crescono a ritmi elevati e per molti aspetti sono decisamente più “ricche” di molte città europee.

Siamo rimasti sorpresi dalla differenza d’informazione ma abbiamo avuto in tasca la possibilità di farci un’idea più veritiera.

La conoscenza e il sapere non hanno mai fatto male a nessuno.

I ragazzi di BlogGiornalismo.scuoleasso.it La Scuola media di Asso ha realizzato la pagina per il campionato di Giornalismo. Gli studenti: Carlo Acquistapace, Giandomenico Alicino, Andrea Blasi, Edoardo Brugnera, Eleonora Brugnera, Simona Cadetto, Francesco Canali, Martina Castracane, Giulia Crippa, Debora Faravelli, Giulia Ferrarini, Ines Labaz, Piercarlo Lattuada, Michela Lazzarin, Gloria Locatelli, Martina Occhiuto, Francesca Paredi, Lucia Paredi, Giovanni Ramon, Aisha Rocek, Martina Ruggiero, Cristina Scarpitta. Il lavoro è stato coordinato dalla professoressa Giulia Caminada.

Benzina nel motore

Benzina nel motore

Infinito - Caspar David Friedrich
Infinito - Caspar David Friedrich

Ricevo e pubblico direttamente una lettera proveniente dall’Africa:

Solo ora mi si snebbiano le nubi che mi obnubilavano nuvolosamente la mente: te non ci fai…..ci sei!!!!

Poi stasera mi son detto: – Vai a vedere il suo sitello-, mancava solo beppe, maria e il bue e mi sbocciava un natale nel cuore.

Un Natale di buone intenzioni, pace, amore e tante favole che non fanno il mondo migliore ma almeno lo abbelliscono.

Magistrale l’incipit dell’articolo dei laghi: “La mia sorellina, oltre ad essere la mamma del mio nipotino e la moglie di un mio buon amico, è anche una valente biologa specializzata nello studio delle acque dei nostri laghi e fiumi.”

Il buon vecchio De Amicis avrebbe pianto al solo leggere sì tanti -ina -ino -buon -amico -nostri laghi e poi addirittura un VALENTE ( agg. prevalentemete maschile che esalta le eventuali doti pseudo mascoline della BIOLOGA e come se non bastasse anche…. SPECIALIZZATA!.) Puzzona della Pupazza!!!!!!

Il pezzo sullo stivalone minava definitivamente la femminilità della tua povera “sorellina” e credo che in molti si aspetteranno il prossimo articolo nel quale la tua “sorellina” ormai nostra “eroina” si calera nelle profondità dei “nostri laghi” con scafandro e tuta piombata per scandagliare i meravigliosi e misteriosi fondali melmosi dei nostri splendidissimi laghi.

Sei un pazzo ottimista lessicale, un sognatore recidivo e pericoloso, un positivo del cazzo e un felicifero in quanto portatore di felicità.

Ti dico la verità: non ho letto un cazzo dei tuoi articoli ma quel poco che ho letto mi ha donato una serenità che davvero mi mancava .

Grazie Davide
IL “Toscano”


In realtà questa lettera, ed il suo autore “Africano made in Florence”, sono riusciti a mettermi di buon umore mentre ero furente: benzina nel motore, direbbe qualcuno!!

Grazie mille  per la tua missiva maledetto toscanaccio: spero che i miei racconti, che non hai manco letto, abbiano per chi li legge lo stesso effetto della tua lettera per me.

Vedrò di dare il mio meglio per essere all’altezza della follia che mi attribuisci!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Lettera ad un Amico in partenza

Lettera ad un Amico in partenza

Foto scattata da Enzo Santambrogio in Brimania
Foto scattata da Enzo Santambrogio in Birmania

Guidando verso casa, ripensando a quanto ci siamo detti, ho cominciato a riflettere su come rispondere alle tante lettere che mi hai mandato. Quei fogli, scritti a mano e condensati di emozioni, ricordano le lettere che scrivevo al mio maestro ormai anni or sono: finalmente riesco a capire quali fossero i suoi pensieri nel leggerle.

C’è qualcosa di strano nel nostro essere, nell’inquietudine che ci accomuna e ci conduce spesso sullo stesso sentiero. Nei nostri occhi e nei nostri errori brilla una forza, una furia trascinante. Siamo consapevoli, spaventati ma allo stesso tempo tentati ed attratti della distruzione e dal potere che tale forza può offrire.

Non vi è molta differenza tra quello che tu sei ora e quello che avrei potuto essere io allora: solo il destino e la fortuna ci ha portato lungo strade diverse ed è la consapevolezza di questo che mi aiuta a comprenderti, a vedere in te una speranza che è anche mia.

Nella foto vi è un monaco che Enzo ha incontrato durante il suo viaggio in Birmania. Prima di indossare l’abito arancione era un soldato delle forze speciali del governo dittatoriale del Myanmar. Il suo corpo è coperto di tatuaggi e cicatrici così come la sua mente è colma di ricordi terribili.

In gioventù ha massacrato quasi tutti gli abitanti di un villaggio abbattendo uomini, donne e bambini ma neppure la droga, il denaro e l’onnipotenza sono state sufficienti a celare l’orrore, ad azzittire le voci.

Lasciò l’esercito e si ritirò in Ladakh, si chiuse in un monastero fuggendo dai suoi fantasmi e cercando consolazione nel buddismo tibetano. Lassù tra i monti lo hanno accolto, ne hanno compreso la furia ed il rimorso: hanno dato lui le cure e l’aiuto di cui aveva bisogno.

Quando è stato pronto, quando era finalmente riuscito a trovare un equilibrio, il suo maestro gli ha affidato un compito, qualcosa che solo lui avrebbe potuto fare in virtù di ciò che era e di ciò che ora era diventato: lo mandò a prendersi cura del villaggio che aveva attaccato, di coloro che erano sopravvissuti, dei parenti e degli amici delle sue vittime.

Gli abitanti del villaggio compresero e da allora, in mezzo alla giungla, lui è il monaco che si prende cura di quella comunità tra le mille insidie che affliggono quella terra. Quella foto ti fa comprendere perchè egli sia il monaco giusto e come tutto ciò che ha attraversato, tutto ciò che ha appreso, sia stato posto in un nuovo equilibrio.

Tu, per quanto giovane, hai alle spalle una vita densa di racconti ed ora sei alla fine di un percorso in cui hai lasciato alle spalle la furia, la criminalità, la droga e la violenza. Hai fatto una strada difficile ma è stato bello guardarti mentre la percorrevi sbandando qua e là ma andando comunque diritto.

Ora comincia una nuova parte del viaggio: non ti illudere, non sei guarito, non sei ancora pronto e l’inquietudine ed il dubbio che provi ne sono ancora la prova. Non vi è nulla di male in questo: sei caduto, ti sei ferito, ma ti stai alzando, stai riprendendo a camminare e non vi è niente che impedisca che tu torni a correre.

Non sbagliare però: è tempo di essere felice, è tempo di provare affetto, è tempo di lasciarsi aiutare. Credere di essere abbastanza eroico e stoico da cavartela da solo significa solo votarsi al martirio o alla sconfitta. E’ il tempo di prendere ciò che ti verrà offerto, prendere senza ricambiare, prendere con il cinismo di chi vuole guarire, di chi ha il dovere di guarire.

Guarire significa trovare l’equilibrio per un nuovo inizio. Quando avrai ottenuto questo potrai iniziare a ripagare ciò che hai preso. Chi ora deciderà di aiutarti in modo onesto ti darà quello che può e non vorrà nulla in cambio, credere  che tu possa farcela è la speranza che ripaga i suoi sforzi. Prendi ciò che ti verrà dato,  l’unico modo che hai per ricambiare è semplicemente farcela, farcela per davvero.

Hai molto da dare quando ne diverrai consapevole ed è questo ciò in cui io credo.

In bocca al lupo, pischello: Birillo e tutto ciò che ha imparato da coloro che sono stati prima di lui vegileranno su di te nel tuo cammino illuminato dalla luna.

Davide “Birillo” Valsecchi

PS. Enzo è stramaledettamente geloso delle sue foto ma so per certo che non avrà da obbiettare per l’uso che ho fatto di questa. Grazie, Santos..

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