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I Flaghéé di nuovo al San Primo

I Flaghéé di nuovo al San Primo

I Flaghéé lungo l'Adda
I Flaghéé lungo l'Adda

Domenica 19 Settembre 2010 le Flaghéé, le bandiere del Lario che quest’anno hanno vissuto il viaggio in canoa da Como a Venezia, saranno portate in cima al Monte San Primo,il punto panoramico da cui è possibile ammirare tutti e tre i rami del Lago di Como.

E’ il secondo anno che diamo vita a questa piccola tradizione. Le vecchie bandiere, quelle che avevano fatto il periplo del lago lo scorso anno, sono state consumate dal vento e dalla pioggia, sfilacciate e disperse nella Breva e nel Tivano.

Poste in cima al San Primo a Settembre sono state riposte a Marzo dopo aver fatto mostra di sè per tutto l’inverno a chi saliva la montagna con gli sci da alpinismo. Ora è tempo di portare nuove bandiere e quelle di quest’anno hanno addosso addirittura la salsedine del mare.

Siete tutti invitati in cima al San Primo e  se volete sapere di più sul loro viaggio potete leggere il nostro diario, www.flaghee.it. A presto!!

Davide “Birillo” Valsecchi

I Flaghéé a Cremona con Annibale Volpi

I Flaghéé a Cremona con Annibale Volpi

Sotto il ponte di Cremona
Sotto il ponte di Cremona

Qualche giorno fa mi ha scritto Annibale Volpi inviandomi una delle foto che ci scattò durante il nostro passaggio a Cremona. Annibale era venuto da Armando, presidente del Club Voga Veneta di Cremona, per conoscere i due che erano venuti giù dal Lago attraverso l’Adda. Era entusiasto del nostro viaggio!!

Annibale Volpi
Annibale Volpi

Annibale è una persona incredibile e per descriverlo voglio usare alcuni stralci di giornali, tra cui il Corriere della Sera, che lo descrivono mentre racconta della marea nera che dal Lambro minacciava il Po: «A raccontare il fiume c’è ancora Annibale Volpi, che lavorava alla conca prima di Gallini. È uno a cui il Po scorre nelle vene e a volte fa l’effetto del vino. Un bambino fluviale di quasi settant’anni che nel 1979 ha catturato una trota, sì proprio una trota, di 1,9 kg sotto lo sbarramento di Isola Serafini: “perché qui l’acqua cade e c’è la corrente, l’ossigeno che serve alle trote. E non era una mormorata scesa dall’Adda, era proprio una trota del Po…»

Il Corriere della Sera raccontando la notte del disastro chiosa così: “Annibale Volpi, 72 anni, si è messo lì, da subito, da pensionato, da osservatore, da soldato, vicino alla grande diga della centrale Enel di Isola Serafini. Ci ha lavorato quasi mezzo secolo, in centrale, sa bene che la diga è l’ unica vera muraglia tra la sorgente e il mare”

Il mondo è incredibile alle volte, senza nemmeno saperlo eravamo uniti dalle invisibili strade del destino: attraverso l’Adda avevamo unito il Lario al Po ma il nostro legame, essendo di Asso, ci accumunava anche per il Lambro e per i suoi problemi: noi a monte, lui a valle del disastro del Febbraio 2010.

Già perchè il Lambro, il fiume che attraversa tutto il nostro piccolo paese e che nasce alla Menaresta, più a valle perde la sua bellezza e trascina verso il mare la sua terribile nomea di fiume più inquinato d’Italia. Oggi volevo ringraziare Annibale e scusarmi al contempo con lui perchè il nostro fiume, a noi tanto caro, purtroppo non è un buon ambasciatore della nostra gente.

L’anno scorso, ad Agosto, avevo realizzato un piccolo filmato risalendo il Lambro che scorre nel territorio Assese.  E’ stata quella giornata ad ispirarci l’iniziativa dei Flaghéé ed oggi, per ringraziare dell’ospitalità che ci è stata data a Cremona, vorrei riproporlo mostrando come il Lambro possa essere un “buon” fiume.

Ho sempre pensato che quelli nella bassa, quelli che lo imbrattano ed inquinano, in fondo meritassero un fiume morto e ammorbante come diviene il Lambro: loro è la colpa, loro le conseguenze. Solo ora mi rendo conto che è la gente del Po a pagare, ingiustamente, il prezzo più alto. Il fiume ci mostra come tutto sia legato e come le nostre azioni rieccheggino sempre più lontano come cerchi sull’acqua.

Mi dispiace Annibale: a monte e a valle del Lambro cercheremo di aiutare il nostro fiume e tutte le “acque” a cui è legato.

Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé Como-Venezia: QuiComo.it

Flaghéé Como-Venezia: QuiComo.it

Come lo scorso anno, per la prima edizione di Flaghéé, alla partenza sono intervenuti  i fotografi de La Provincia, de Il Giorno e de Il Corriere. Per me è sempre un mezzo imbarazzo questa fase, una difficoltà che  “supero”, sembre con qualche impaccio, grazie all’amicizia che ormai ci lega alle persone dietro all’obbiettivo.

La mattina della partenza per Venezia abbiamo fatta un nuovo incontro: Dario Alemanno. Dario gestisce QuiComo.it, un video portale web per la città di Como.

Un po’ assonnato si era presentato per farci un’intervista: confesso che il connubio “mattina presto” + “televisione” + “partenza” è stato duro da affrontare. Come al solito quattro chiacchiere e si supera tutto, anche l’intervista web per colazione!

Una volta rientrati da Venezia mi è tornato alla mente ed ho cercato su Internet: mi piacciono queste iniziative indipendenti a favore della comunicazione sul nostro territorio. Qui potete trovare la pubblicazione completa: Da Como a Venezia via acqua: 500 chilometri in canoa

Da Como a Venezia. In canoa. E’ la piccola grande impresa di due comaschi, Enzo Santambrogio e Davide Valsecchi, partiti questa mattina alle nove dal molo della Canottieri Lario. Non son vogatori professionisti ma solo due ragazzi con il gusto dell’avventura. Il loro viaggio durerà circa 15-20 giorni e sarà lungo all’incirca 500 chilometri. Prima tappa stasera a Lenno dove si fermeranno per la notte. Domani ripartiranno alla volta di Lecco dove imboccheranno l’Adda per confluire nel Po, e poi dritti fino a Venezia. Appesi a un filo teso sopra la canoa ci sono i gonfaoni in miniatura di tutti i Comuni comaschi. Non a caso il viaggio dei due avventurieri ha ottnuto il patrocinio dell’assessoreato al Turismo della provincia di Como.

nb. alla fine i chilometri percorsi sono stai quasi 580 =)

Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé Como-Venezia: gli amici di Cornate

Flaghéé Como-Venezia: gli amici di Cornate

Navigando per l'alzaia
Navigando per l'alzaia

Finalmente siamo rientrati alla base e posso raccontarvi con più facilità il nostro viaggio appena concluso. In dodici giorni abbiamo incotnrato tantissime persone che devono essere ringraziate e che sono entrate a far parte della nostra storia.

Una di queste è Fiorenzo Mandelli che, oltre a curare l’EcoMuseo dedicato alle Chiuse di Lonardo a Paderno d’Adda, scrive per Merateonline.it, il primo giornale online della provincia di Lecco.

Abbiamo incontrato Fiorenzo durante la nostra “scampagnata” per l’alzaia con la conoa il terzo giorno di viaggio, il 26 Luglio. Da Parderno d’Adda fino a Cornate il fiume Adda attraversa diverse storiche centrali elettriche e si trasforma in torrente dando vita ad impervie ed impegnative rapide. Per superare gli sparramenti è  necessario tirare la conoa in secca e strasportarla via terra per quasi tre chilometri lungo i sentieri che costeggiano il fiume.

Un tempo erano attive le famose conche di navigazione che permettevano alle imbarcazioni di discendere e risalrire lungo i canali che affiancavano il fiume. Originarimente disegnate da Leonardo da Vinci le conche di navigazion si succedono da Paderno a Porto d’Adda e furono inaugurate nel 1777 sotto il dominio di Maria Teresa d’Austria. Purtroppo oggi non sono più attive e per questo i Flaghéé si sono trovati costretti a “navigare” sulla ciclabile.

Una canoa con le ruote che si aggira tra i boschi con 48 bandiere non passa di certo inosservata e così abbiamo conosciuto Fiorenzo e molte delle altre persone che hanno deciso di aiutarci durante il tragitto via terra. Come se non fosse abbastanza dover trascinare la canoa si è messa di mezzo anche la sfortuna: una frana l’anno scorso ha reso impraticabile il tracciato ciclabile e, per aggirare l’ostacolo, era necessario far superare alla canoa due grandi cancelli ed un vecchio ponte sui canali!!

Tira, molla, spingi ed alla fine la nostra compagine era diventata una vera squadra composta per lo più di pensionati ansiosi di aiutare e di mettersi in posa con le Flaghéé. Ognuno diceva la sua ed alla fine nasceva un piccolo  “parlamento” per ogni passaggio difficile da affrontare: Enzo ed Io non possiamo che essere grati per il supporto ed il sostegno che ci hanno dato tra Paderno e Cornate!!

Fiorenzo mi ha inviato alcune fotografie che ora posso pubblicarvi: mi ha fatto molto piacere rivivere quei momenti, grazie Fiorenzo!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé Como-Venezia: giorno undici

Flaghéé Como-Venezia: giorno undici

E sì, oggi é il mio compleanno ed anche l’undicesimo anniversario di Cima-Asso in Pakistan.

Oggi continua il nostro viaggio verso Venezia. Abbiamo lasciato il Po attraversando a Volta Grimana le gigantesche porte della chiusa che si apre sul canale verso Chioggia.

Piove, piove, piove! Abbiamo fatto ore sotto una pioggia battente: Dio ce la manda a secchi oggi e noi tessiamo le sue lodi ad ogni pagaiata!

Manca poco ad incontrare il mare ma tocca sudarsela! Il piano era raggiungere la Serenissima domani ma, visto il tempo, non ho idea come ci organizzeremo.

Tanti auguri Birillo e Governo ladro piove! A domani!!!

Davide “Birillo” Valsecchi

[note] Questa fu una delle giornate più impegnative e dure del viaggio. La pioggia ed i temporali non smettavano di darci addosso ed oltre ad essere fradici eravamo sempre più preoccupati sul percorso da tenere.

Avevamo infatti abbandonato il Po attraversando la Porta Grimana che immette sul canale bianco, un idrovia commerciale.

Lungo questo corridoio d’acqua abbiamo attraverasato il fiume Adige ed il Brenta attraverso altrettante chiuse: era la prima volta che con la nostra piccola imbarcazione ci trovavamo di fronte alle alte murate delle chiuse e che “tagliavamo” di traverso un fiume. Aspettare all’interno dei bacini sotto la pioggia era una sensazione strana e poco gradevole.

Sempre sotto la pioggia siamo giunti a Chioggia ed il nostro battesimo con l’acqua salata è stato piuttosto brusco. La pioggia e le onde erano una novità così come gli orizzonti d’acqua in cui orientarsi.

Abbiamo costeggiato le isole che delimitano la laguna stando al riparo dal mare aperto e stretti ad un eventuale riparo in caso di bisogno. La pioggia non smetteva di cadere e così abbiamo continuato a remare sperando in una schierita: fermarsi in quelle condizioni era inutile.

Piccoli brividi nell’attraversare i canali che dividono le isole, in particolare a Palestrina e a Santa Maria del Mare. Il tratto d’acqua d’attraversare è molto ampio ed in canoa richiede molto tempo, tempo in cui si è esposti alle onde che provendo dal mare aperto ed in cui si deve prendere il tempo alle grandi navi che entrano ed escono dalla laguna.

La possibiltà di ribaltarsi è alta e quindi sono tratti da affrontare con estrema cautela.  E’ come attraversare un’autostrada a piedi e se inciampate siete in balia delle onde natuarali e non. Attenzione.

Il tempo, a sera tarda, si è schiarito e siamo finalmente riusciti ad attraccare e ad asciugarci lungo il litorale di Malamocco dove abbiamo passato la notte.

Flaghéé Como-Venezia: giorno dieci

Flaghéé Como-Venezia: giorno dieci

Un "Po" a spasso...
Un "Po" a spasso...

Ieri sera il tempo prometteva rogne ed alla fine é stato di parola. Fortunatamente prima che il temporale cominciasse abbiamo trovato rifugio a Stienta presso la base nautica de “Gli amici del Po” che ci hanno dato uno spazio riparato in cui stendere i nostri sacchi a pelo.

A volte rimango stupito dalla quantitá di dialetti che abbiamo incontrato durante il nostro viaggio. Sullo stesso fiume infatti si parla con suoni ed espressioni diversissime che danno via ad una varietà di modi di pensare. Tutto questo giro perché ieri sera una signora ha citato un proverbio locale che ancora mi dà da riflettere. Si riferiva al fare le cose per principio e, tradotto, suonava più o meno così: il gatto, seduto sulla forma di formaggio, si lecca il culo per principio. Sará, ma mi dà ancora da pensare come immagine!

Stamattina invece il tempo era stuendo e solo qualche nuvola di stagliava sul cielo azzurro. Giulio ci ha telefonato alle sette per dirci che, a difesa della Cascata della Vallategna, é saltato fuori addirittura un decreto del ’31 ad opera niente meno di Mussolini. Incredibile. Come disse Aragorn Granpasso: “mai disturbare l’acqua…”.

Unico neo della giornata é il vento che soffia costante e a nostro sfavore. Ormai corrente non ce ne é più e tocca guadagnarsi metro dopo metro fino a Volta Grimana.

Ora,come al solito, ci nascondiamo dal sole. Sveglio Enzo e si riparte. Ciao e a domani!

Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé Como-Venezia: giorno nove

Flaghéé Como-Venezia: giorno nove

Incontro con il siluro
Incontro con il siluro

Onde. Ci sono un paio di cose da sapete sulle onde. Come insegna ne “La tempesta perfetta” il buon George Clooney, flaghéé onorario fino a che resta a Laglio, le onde vanno prese di punta scivolando poi alle loro spalle. Se le prendi di traverso, specie con una canoa come la nostra, fai il bagno.

Detto questo ieri mattina avevamo incrociato una chiatta di quasi venti metri per sessanta ormeggiata dalle parti di Guastalla. Il pomeriggio, dalle parti di Borgoforte, l’abbiamo vista arrivare alle spalle spinta da un poderoso rimorchiatore. Ci hanno spiegato poi che va fino al delta del Mincio e risale verso Mantova per infilassi nel Canal Bianco.

Visto che aveva una “certa stazza” ci siamo fermati per lasciarla passare. Mentre Enzo faceva foto mi sono reso conto della dimensione delle onde che sbattevano su entrambi i lati del fiume: “Tutta Enzo! Metti via la macchina e rema tutta!”

Ho messo la punta della canoa contro corrente ed abbiamo cominciato a remare a tutta forza. La prima onda era da quaranta centimetri ed ha sollevato la canoa giusto per lanciarla come un trampolino contro la successiva che misurava oltre i settanta. Ho visto Enzo remare nel vuoto mentre la canoa era ormai impennata a sbalzo oltre la cresta dell’onda. Mi sono buttato indietro cercando di bilanciare quanto meglio potessi e SBADABAM!

La canoa superata l’onda nel vuoto é letteralmente precipita piatta sul fiume che seguiva quell’onda innaturale. Una piattata da far tremare le ossa e quattro dita d’acqua nella canoa ma siamo rimasti dritti. Enzo si é girato e con lo sguardo serio mi ha detto: “Nei miei viaggi ho sempre rischiato la pelle ma, da quando dó retta a te, rischio di morire lo stesso ed in più faccio una fatica bestia!” Sono scoppiato a ridere!

Dopo il passaggio del “gigante” tutti i pescatori ci salutavano chiedendoci ridendo della chiatta: a quanto pare ne ha “battezzati” parecchi anche a motore.

Prima di sera poi abbiamo raggiunto una barca nel momento esatto in cui agganciava alla canna da pesca un siluro da un paio di metri. Ci siamo guardati la cattura scattando un paio di foto al pesce e al “padre e figlio” che l’avevano catturato.

Il siluro qui é un problema, ha fatto fuori quasi tutto gli altri pesci autoctoni. In molti lo pescano ma quasi tutti lo liberano dopo la cattura. Solo gli ungheresi, ci sono infatti molto stranieri a pescare lungo le rive del Po, tengono il filetto dietro la testa.

Dopo la cattura un’allegro gruppo di modenesi ci invita bere e per una buona mezz’ora ci sganasciamo dal ridere bevendo lambrusco. Inevitabilmente ci hanno regalato una bottiglia prima di sbracciassi nei saluti.

Ora siamo al riparo dal sole a Fellonica e speriamo di raggiungere Occhiobello per sera.

A domani!

Davide “Birillo” Valsecchi

Il nostro accampamento per la notte
Il nostro accampamento per la notte
Flaghéé Como-Venezia: giorno otto

Flaghéé Como-Venezia: giorno otto

Il sole stava tramontando e visto l’ora, ormai di cena, il suono della musica sembrava invitante: così abbiamo attraccato al piccolo pontile.

Risalendo l’argine ci siamo ritrovati alla “Baia degli Scorpioni”: la cameriera che si aggirava tra i tavoli all’aperto aveva un culo da urlo che ancheggiava in modo decisamente illegale per due poveri naufraghi come me ed Enzo.

La musica era di Radio Base e la voce del Dj era di uno degli speaker della “mai troppo compiantaRockFm: a manetta scivolavano canzoni dai LagVagon ai classici dei Dire Straits.

Superiamo un tavolo di motociclisti e ci avviciniamo al bancone: “Ciao ragazzi, da dove arrivate?” Como gli rispondiamo. “Accidenti, Como! Voi sì che mi siete carichi!” e giù sul banco due bicchieri di bianco offerti dalla casa.

Sulla griglia cuoce di tutto ed il barista ci fa preparare due piatti “maxi” mentre appoggia sul tavolo una bottiglia di Lambrusco. Un tipo, uno giovane ed enorme, si avvicina al tavolo squadrandoci mentre lo guardo dubbioso: “Ragazzi, ho sentito che andate a Venezia. Son venuto a farvi gli auguri. É una vita che vorrei farlo anche io un viaggio così!” Giù una stretta di mano che sembra una tenaglia ed un altro bicchiere. I settanta chilometri fatti pesano sempre meno.

Quando smettono di suonare “I sultani dello swing” attacca la Nannini con “bello impossibile” e la bottiglia è ormai vuota. Io cerco di convincere la cameriera a regalarmi qualche bacio da portare alla Serenissima mentre Enzo racconta di avventure tibetane ad una “mamma sola” inguainata in un leggero vestitino leopardato: benvenuti in Emilia Romagna mi vien da pensare!

Prima che diventi buio risaliamo in canoa e bruciamo gli ultimi chilometri carichi di Lambrusco. Poi ci accampiamo nascondendoci dalle zanzare nella tenda.

Stamattina erano le cinque quando é suonata la sveglia: fuori dalla tenda il Po aveva un’aspetto surreale illuminato dalla luce rossa dell’alba e coperto da una spettrale nebbiolina di una trentina di centimetri sopra l’acqua.

La corrente sul fiume é ormai un miraggio e non rimane che pagaiare metro dopo metro. Sull’argine c’é una palina ogni chilometro, quando raggiungiamo la palina 456 incrociamo l’Oglio dal Lago Iseo. Quando poi, a mezzo giorno, ne abbiamo contate quaranta ci fermiamo a mangiare in un osteria.

Ora il Po é nove metri sotto il livello dello zero idrologico ma sulla facciata dell’osteria erano segnati i livelli del fiume raggiunti al di sopra dell’argine: il titolo di campione spetta al duemila e svetta a dieci metri, appena sotto l’insegna. Incredibile così tanta acqua!

Ora siamo all’ombra, Enzo dorme mentre io vi scrivo: fino alle cinque il fiume é un forno, poi ripartiremo per fare i restanti trenta chilometri della tappa di oggi.

A domani!

Davide “Birillo” Valsecchi

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