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Srinagar: il mercato sull’acqua

Srinagar: il mercato sull’acqua

Sveglia alle 4:30. Usciamo dai nostri sacchi a pelo e ci vestiamo in fretta a bordo dell’houseboat. Sul lago Nageen è ancora buio e nell’acqua si specchia ancora la luna quasi piena. L’umidità rende ancora più fredda l’aria e quando arriva Kadir, il  nostro amico tra la gente del lago, siamo coperti con gran parte del nostro equipaggiamento da montagna.Saliamo a bordo della sua shikara, la canoa con cui faremo visita al famoso mercato sull’acqua di Srinagar.

Avvolti in una coperta di lana scivoliamo in silenzio sull’acqua ancora scura mentre risuona l’Asham, la preghiera del mattino dei munsulmani che scandisce la giorntata come le nostre campane. Da ogni piccolo canale compaiono come ombre i contadini portando sulle  lunghe canoe le proprie mercanzie.

Quando il sole cominca ad albeggiare raggiungiamo uno spiazzo nella laguna dove si svolge il mercato, qui già si affollano i compratori ed i mercanti, tutti rigorosamente a bordo delle proprie imbarcazioni. Chiamano a gran voce i propri prodotti urtandosi e spingendosi con i remi ed i fianchi delle barche tra un salamelecco ed una stretta di mano.

Ortaggi, verdure e fiori, mercanzie che passano da una canoa all’altra seguendo il vociare delle offerte. Qualcuno ci si avvicina offrendci spezie e semi dilungandosi in saluti e complimenti per il “bel paese”. In fondo al canale qualcuno si spinge, qualcuno alza la voce ed un mezzo teatrino anima una trattativa dove due compratori si contendono animatamente la stessa merce.

Ormai il mercato è pieno e in quello specchio d’acqua si affollano quasi 70 barche, un curioso spettacolo che si ripete ogni giorno a Srinagar e che ci ha spinto qui dai monti del Ladakh.

Alle sette è tutto finito. Le barche si allontano e dalle facce si capisce chi ha fatto buoni affari e chi non ha avuto fortuna. Un leggero vento si alza e ci dirigiamo verso la terra ferma per visitare i famosi giardini del Mugol ed immergerci nel caos incontrollato dei bazar del centro. Il traffico è incredibile e nessun europeo sarebbe in grado di afforntare la guida di un qualsiasi veicolo in quella bolgia di clacson e mezzi scassati.

“Where are yuo from Sir?!”, “Come to see my shop, Sir!!”. Ci è impossibile passare inosservati, mentre Enzo scatta le sue polaroid io mi preoccupo di fargli da guardia ma, ad ogni scatto, il miracolo della foto istantanea attira sempre più curiosi pronti a mettersi in posa intasando il già caotico flusso stradale e dando vita a concerti di clacson.
Ogni foto è una lotta dove devo applicare tutta la mia pazieza per spiegare loro che le Polaroid di Enzo le possono vedere ma, visto che è per questo che siamo venuti dall’Italia, non possono cercare di tensersela come ricordo. Anche se, ” Enzo-Baba “, a più di un bimbo non ha saputo dire di no .

Nel pomeriggio torniamo alla houseboat attraversando i canali formati dalle case galleggianti e le coltivazoni realizzate su instabili fazzoletti di terra rubati all’acqua dai contadini.

Questa è Srinagar, la capitale del Kashmir, una delle regioni munsulmane all’interno dell’India. E’ una città fatta di gradi contrasti, tra la quiete e la naturale bellezza del lago ed il caos e la cultura islamica della città, fatta di eccessi e contraddizioni forti. E’ uno spledido posto da vedere in questi terriori così vicini alle grandi montagne. Chiamato il giardino verde, il Kashmir, offre uno scenario completamente differente da quello arido e aspro dell’altopiano.

Non abbiamo avuto grosse difficoltà durante la nostra permanenza ma godevamo già di una discreta dimestichezza nel muoverci in simili ambienti, se è la prima volta che visitate una città musulmana in Oriente conviene trovare una guida locale che possa seguirvi e consigliarvi durante il viaggio. Non sono città da prendere alla leggera per la complessità dei sistemi che le governano, qui gli errori possono costare caro anche se la popolazione si è dimostrata amichevole ed aperta.

In Srinagar si trova una moschea antica di quasi ottocento anni e fu’ da questo luogo che l’Islam di diffuse in tutta la regione, in Pakistan e nel nord dell’India. Incredibilmente il primo religioso ad introdurre questa religione non proveniva dal mondo arabo ma bensì dal sud della Russia.

In questi giorni son in atto le elezioni e presto si saprà se le tensioni che corrono sotto la superficie di questa città si scioglieranno o inesorabilmente cresceranno travolgendo tutto. Io spero che questa città ce la faccia, che sia in grado di aprirsi ai visitatori stranieri offrendo loro le proprie meraviglie. Purtroppo questo è qualcosa che avverrà solo se il Governo Indiano e la Comunità Islamica che risiede in Khasmir, ora diviso tra Pakistan ed India, sapranno trovare un punto d’incontro. La mia esperienza è troppo superficiale per capire appieno la natura di tali tensioni e posso augurare a questa gente solo buona fortuna.

Se decidete di visitare Srinagar accertatevi della situazione politica e trovatevi un buon accompagnatore locale, in questo modo non avrete problemi a godere di un magnifico viaggio. Come raccontato in un altro articolo lasciate stare la strada Leh-Srinagar: la Farnesina sconsiglia caldamente quella strada, noi l’abbiamo volua testare comunque ma non è un esperienza per tutti ed anche quei pochi farebbero meglio a lasciar perdere dato il rischio di ritrovarsi a fondo valle. Forse, tra qualche anno,  si potrà godere in sicurezza il magnfico panorama del Drass e del ghiacciaio.

Noi ripartiremo per Leh mercoledì tredici sperando che queste giornate di sole caldo abbiano liberato dalla neve la valle per il nostro trekking attraverso il Marka e lo Zangscar Range. Si torna tra i monti!!

Ciao dal Kashmir!!

Davide  Valsecchi

Luna piena sulla strada Leh-Srinagar

Luna piena sulla strada Leh-Srinagar

Lo ammetto, i consigli andrebbero ascoltati perchè spesso aiutano a non finire nei guai. In questo caso il nostro guaio si chiama: road to Srinagar.

Uno dei nostri referenti a Leh, Dharma, è originario di questa città nel cuore del Kashmir che ha la peculiarità di essere in gran parte galleggiante come una piccola Venezia. Visto che c’è ancora molta neve nella valle dello Zanscar abbiamo qualche giorno ancora d’attesa ed il matrimonio del fratello di Dharma ci ha offerto l’occasione di accompagnarlo a casa e di visitare la sua città.

Le vie per raggiungere Leh in auto sono due: da Manali e da Srinagar. La strada che proviene da Manali è ancora chiusa per neve mentre i passi per Scrinagar sono stati aperti propro in questi giorni. Tutte le coincidenze sembravano favoreli sennonchè la strada di Srinagar è una delle più caldamente sconsigliate per raggiungere Leh da tutte le guide..

Credevo che tale cattiva fama fosse legata alla situazione, a volte turbolenta, del kasmir ed invece mi sono dovuto ricredere: la strada che unisce Leh e Srinagar è sicuramente meravigliosa ma incredibilmente dura e pericolosa.

Partiamo la sera alle cinque a bordo di una piccola jeep unendoci ad una piccola comitiva di locali diretti appunto a Srinagar. Al volante l’autista e al suo fianco l’aiutante con cui si alternerà alla giuda durante il viaggio. Sotto una magnifica luna, quasi piena, impieghiamo però quasi 14 ore ininterrotte per compiere meno di 450 km su una strada quasi completamente sterrata attraverso il completo nulla!!!

Le prime due ore scorrono abbastanza traquille con i soliti scossoni, ci fermiamo a cenare in un rifugio per camionisti probabilmente dimenticato da ogni Dio. Sull’ingresso della taverna la scritta “genuine hygenic food” ci dà il ben venuto mentre il suo interno è illuminato solo dalle candele non essendoci corrente elettrica.Il cuoco, che vedo solo nella luce azzurra del gas da cucina, fa inquietanti versi mentre prego che la parte “genuina” dalla zuppa che mi sta preparando non siano i suoi scaracchi.

I nostri autisti sanno il fatto loro ma la strada da lì in poi si è dimostrata durissima attraversando scenari incredibili con precipizzi e burroni terribilmente magnifici. La strada, dopo essere scesa a picco per chilometri, si inerpica improvvsamente in serrati tornanti. E’ stato a quel punto che ha comincia a farmi male in mezzo agli occhi ed Enzo perdere sangue da naso. Una volta in cima al passo scopriamo dal cartellone sulla sommtà che siamo a 4100. Abbiamo fatto quasi 2000 metri di dislivello in meno di tre quarti d’ora ed ecco spiegato quegli improvvisi disturbi che accusavamo sui tornanti.

La strada qui si riempie di neve, fango e buche mentre attacca a nevicare. Ora siamo nella zona del Drass, una delle zone più fredde al mondo che fu teatro di un violento scontro durante il conflitto India-Pakistan tra il ’90 ed il ’99. Qui la neve è ormai tantissima ed il freddo intenso mi fa temere per il ghiaccio sulla strada mentre attraversiamo corrdoi di neve alti anche quattro metri sopra la nostra jeep. Mai visto nulla di simile. Enormi muraglie di neve ci circondano lasciando spazo qui e là all’increibile precipizio che dà sul ghiacciaio sottostante e sulla valle innevata che brilla sotto la luna.

Incotriamo un camion in panne e carichiamo il povero aiutista prestandogli soccorso e portandolo al più vicino blocco militare. Il tipo non la finisce più di ringraziare. Fa un freddo incredibile e la strada sembra una piscina piena di sassi e granita. “Assolutamente sconsigliata!!”. Mai ascoltare un buon consiglio, accidenti a me!!!

Dopo quasi 10 ore di botte e scossoni mi lascio cadere nel sonno seduto nel mio scomodo sedile con due ladaki appoggiati alle spalle (hanno dormito,appoggiati, praticamente tutto il viaggio!!). Sia quel che sia, non posso fare un granchè da passeggero guardando la strada, i sassi ed il precipizio. Buonanotte e speriamo di sveglarci!!

Ma dopo nemmeno mezz’ora mi sveglio letteralmente di botto con un paio di fanali puntati contro. La jeep, tutta di traaverso, non era riuscita a farsi strada sulla corsia tra un grosso camion che saliva verso il passo. Così siamo finiti con l’avantreno in un fosso a bordo della strada, fortunatamente distante dal ciglio dello strapiombo (se no non ero qui a scrivere!!). Tutti gli otto occupanti della jeep imprecano in una lingua diversa, l’autista in retromarcia con le ridotte ci tira fuori dalla buca mentre il suo aiutante attacca una mezza zuffa a sassate con il camionista che non aveva dato strada. “It’s normal” mi dice Dharma mentre guardo i due darsele.

Quando arriviamo a Srinagar sono le 7 e mezza del mattina e siamo a pezzi. Entriamo nella casa galleggiante che ci ospiterà per questi due giorni e crolliamo nel sacco a pelo distrutti. Quattrordici ore di botte e paura per vedere questa città: la fatica per arrivar qui è stata tantissima. ma la “venezia indiana” ed il famoso mercato sull’acqua sembrano valere lo sforzo. Per ora ci godiamo un po’ di riposto sull’houseboat nel lago di Nimsee aspettando di poter vedere domani mattina alle quattro il famso mercato delle verdura sulle canoe.

Il ritorno a Leh è tra quattro giorni, ma in aereo perchè la strada Srinagar-Leh è realmente magnifica ma assolutamente sconsgliabile. Il rischio di rimanere vittima di un incidente è realmente alto, sopratutto per il modo di guidare degli indiani e la difficoltà ed esposizione della strada.

Una mia amica tempo fà la fece a bordo di un camion inpiegando quasi un giorno e mezzo di viaggio ma godendosi il magnfico panorama. Ciao Arianna sappi che è colpa tua se ieri sera quasi ci ho rimesso la pelle!!! Da qui in poi si va a piedi anche se per ora si è in barca!!!

Davide Valsecchi

P.s. Auguri dall’Himalaya ai due novelli sposi amici del nostro Giulio!!! Promessa mantenuta!!

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