Into the House of Voodoo

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Nzungo
Nzungo

Musica. Il villaggio celebra la festa del profeta. Nella via bandierine e gente seduta a terra mentre i bambini cantano da ore: microfoni scassati rimbombano dentro casse che sfrigolano di Watt e salsedine.

Camminiamo tra la folla invisibili come mosche bianche, come cani che abbaiano in una chiesa. Avanziamo nascondendo i miei occhi azzurri dietro lenti di plutonite: sono un eccezione eccessiva che avanza in un paio di scarponi. Io sono il montagnino tecnologico che vi porterà nei tropicali confini della realtà. Ci spingeremo là, dove nessun assese è stato prima: benvenuti a bordo della mia Enterprise per lo spazio profondo.

Scosto la tenda e mi infilo nelle tenebre. La stanza è invasa di fumo dolciastro ed Hip-Hop africano. Mi aspettavo qualcosa di etnico, a tema, ma questa non è una strega per turisti: benvenuti nella casa del Voodoo.

La strega mi guarda bramando i miei occhi, le mie braccia, le mie mani. Ma qui siamo nel regno dell’illusione, vedo solo quello che lei vuole io veda. Conosco il gioco mia cara nuova amica, presentiamoci: con un respiro riempio la stanza fermando l’aria tra noi. Ora le pareti respirano con me. Per quanto ne so i miei occhi potrebbero anche brillare al buio ora: ecco la magia dello nzungo, il mago bianco.

Ride mentre si passa la lingua rosa sulle carnose labbra rosse. Ci siamo presentati, ora mi conosce ma continueremo lo stesso a giocare. La magia è femmina daltronde.

Il ragazzo che ho portato con me parla inglese e traduce la mia domanda. Lei abbassa lo sguardo e ribalta il posacenere sul tavolo. Con la punta delle dita gioca con la cenere tirando una profonda boccata dalla sua sigaretta. Trattiene il fumo, lo rigira con la lingua e poi lo soffia in aria come un drago femmina.

Mi risponde ed il ragazzo traduce:“Lei chiede perchè non lo fai tu?” Domanda sensata. Adoro questa strega, il modo in cui tiene le mani, le sue spalle scoperte in un vestito d’altri tempi. “Lo sto già facendo”– Le rispondo – “Ma voglio che sia una strega a colpire un’altra strega”.

Lei scoppia a ridere mandandomi un bacio con la mano. Il ragazzo dice che le piace il modo con cui uso la mia magia. Ride civettuola dello nzungo, del bianco venuto dalle montagne. Ride mentre gioca con ossa e spilli. La sua magia è curiosa, tattile e primitiva come la madre terra.

Ribalta gli occhi in un gemito quasi erotico mentre, senza fiato, si irrigidisce sulla sedia. Lentamente riapre i suoi occhi d’ambra in un ultimo bacio dell’anima. Ottimo lavoro strega.

Dolce e maliziosa mi parla mentre il ragazzo traduce: “Lei dice che ora farebbero meglio a non toccare le tue piante, nzungo” Sorrido compiaciuto, non c’è stato il bisogno di parlarle dei miei cedri. Mi piace questa strega.

Benvenuti nella casa del Voodoo. E’ tempo di scoprire quanto sia forte la mia magia, potente il mio kung-fu: le mie piante ora sono magiche, gli assesi le hanno rese tali.

Davide “Birillo” Valsecchi

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale. Questa storia è da cosiderarsi un soggetto di pura fantasia ma, se fossi in voi, io lascerei decisamente stare le mie piante…

Questo racconto è stato scritto per “Foto, poesie e racconti in difesa della Vallategna”, l’iniziativa proposta dal “Gruppo Difendiamo la Cascata della Vallategna” a tutela del nostro territorio.

Musica. Il villaggio celebra la festa del profeta. Nella via bandierine e gente seduta a terra mentre i bambini cantano da ore: microfoni scassati rimbombano dentro casse che sfrigolano di Watt e salsedine.

Camminiamo tra la folla invisibili come mosche bianche, come cani che abbaiano in una chiesa. Avanziamo nascondendo i miei occhi azzurri dietro lenti di plutonite: sono un eccezione eccessiva che avanza in un paio di scarponi. Io sono il montagnino tecnologico che vi porterà nei tropicali confini della realtà. Ci spingeremo là, dove nessun assese è stato prima: benvenuti a bordo della mia Enterprise per lo spazio profondo.

Scosto la tenda e mi infilo nelle tenebre. La stanza è invasa di fumo dolciastro ed Hip-Hop africano. Mi aspettavo qualcosa di etnico, a tema, ma questa non è una strega per turisti: benvenuti nella casa del Voodoo.

La strega mi guarda bramando i miei occhi, le mie braccia, le mie mani. Ma qui siamo nel regno dell’illusione, vedo solo quello che lei vuole io veda. Conosco il gioco mia cara nuova amica, presentiamoci: con un respiro riempio la stanza fermando l’aria tra noi. Ora le pareti respirano con me. Per quanto ne so i miei occhi potrebbero anche brillare al buio ora: ecco la magia dello nzungo, il mago bianco.

Ride mentre si passa la lingua rosa sulle carnose labbra rosse. Ci siamo presentati, ora mi conosce ma continueremo lo stesso a giocare. La magia è femmina daltronde.

Il ragazzo che ho portato con me parla inglese e traduce la mia domanda. Lei abbassa lo sguardo e ribalta il posacenere sul tavolo. Con la punta delle dita gioca con la cenere tirando una profonda boccata dalla sua sigaretta. Trattiene il fumo, lo rigira con la lingua e poi lo soffia in aria come un drago femmina.

Mi risponde ed il ragazzo traduce:”Lei chiede perchè non lo fai tu?” Domanda sensata. Adoro questa strega, il modo in cui tiene le mani, le sue spalle scoperte in un vestito d’altri tempi. “Lo sto già facendo”- Le rispondo – “Ma voglio che sia una strega a colpire un’altra strega”.

Lei scoppia a ridere mandandomi un bacio con la mano. Il ragazzo dice che le piace il modo con cui uso la mia magia. Ride civettuola dello nzungo, del bianco venuto dalle montagne. Ride mentre gioca con ossa e spilli. La sua magia è curiosa, tattile e primitiva come la madre terra.

Ribalta gli occhi in un gemito quasi erotico mentre, senza fiato, si irrigidisce sulla sedia. Lentamente riapre i suoi occhi d’ambra in un ultimo bacio dell’anima. Ottimo lavoro strega.

Dolce e maliziosa mi parla mentre il ragazzo traduce:”Lei dice che ora farebbero meglio a non toccare le tue piante, nzungo” Sorrido compiaciuto, non c’è stato il bisogno di parlarle dei miei cedri. Mi piace questa strega.

Benvenuti nella casa del Voodoo. E’ tempo di scoprire quanto sia forte la mia magia, potente il mio kung-fu: fate attenzione, le mie piante ora sono magiche. Gli assesi e questa strega le hanno rese tali.

Davide “Birillo” Valsecchi

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale. Questa storia è da cosiderarsi un soggetto di pura fantasia ma, se fossi in voi, io lascerei decisamente stare le mie piante…

Questo racconto è stato scritto per “Foto, poesie e racconti in difesa della Vallategna”, l’iniziativa proposta dal “Gruppo Difendiamo la Cascata della Vallategna” a tutela del nostro territorio.

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