Grandine in ferrata!!

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Il mercoledì mattina presenzio ad un incontro di equipe, solitamente a Valbrona, con gli psicologi ed i terapisti che seguono i partecipanti alle attività di montagna-terapia. Nella maggior parte dei casi la riunione si conclude prima di pranzo e posso godermi il pomeriggio libero vagabondando qua e là per i Corni di Canzo.

Ieri il tempo mi sembrava buono e così ho deciso di allenarmi un po’ sulla ferrata del Venticinquennale dei Corni. Mentre salivo da Valbrona verso Pianezzo il sole di giugno era talmente caldo che ho dovuto togliere la maglietta, oramai intrisa di sudore, e continuare a dorso nudo godendo della frescura del bosco.

In un paio d’ore ero all’attacco della ferrata e prima di “attaccare” mi sono messo a valutare il tempo attorno a me: sopra i Corni e per tutta la Vallassina il cielo era sereno salvo qualche piccola candida nuvola, l’unica preoccupazione sembrava essere una nube grigia che stazionava sopra la Grignetta al di là del lago. Tuttavia quella nuvola l’avevo tenuta d’occhio tutto il giorno e non sembrava intenzionata a muoversi.

Così mi sono infilato l’imbrago ed ho agganciato il set da ferrata iniziando la mia salita. La Ferrata dei Corni è in alcuni passaggi molto impegnativa, sia tecnicamente che fisicamente, ed è un buon modo per allenarmi nell’arrampicata mantenendo un buon livello di sicurezza anche in solitaria.

La prima parte è una lunga placca che sale dritta dal ghiaione per poi incunearsi in un canalino abbastanza protetto.

Superato un albero vi è un’altra piccola placca in salita e poi comincia un lungo traverso a salire fino alla scala.

Superata la scala, una ventina di metri completamente verticali, si attraversa una piccola porzione di prato e da qui si supera l’ultimo pilastro prima dell’uscita.

Ci sono dei passaggi davvero difficili da affrontare senza utilizzare le catene ma per la maggior parte del percorso è possibile arrampicare facendo buon uso degli appoggi e degli appigli che offre la roccia.

Io avanzavo tranquillo e sereno lungo il traverso che precede la scala. Ero piuttosto soddisfatto della mia salita ed apprezzavo i miei progressi rispetto alla ripetizione precedente: me la stavo davvero godendo!

Ero concentrato sui miei movimenti, valutavo le prese spostando l’equilibrio in modo continuo senza strappi.  Ero in un oasi si piacere quando ho sentito cadere sul braccio la prima gocciolina:“Ahia!” ho pensato tra me e me. Tuttavia ero quasi arrivato alla scala e quindi avevo alle spalle quasi i due terzi del percorso ed ero fiducioso di finire la ferrata prima che la pioggia cominciasse a farsi battente.

Quasi a voler negare questo mio pensiero ha cominciato a grandinare tutto di botto! Sentivo i piccoli pezzi di ghiaccio precipitarmi sulla faccia e sulle spalle ma non era solo quello che mi inquietava. La grandine si forma per effetto di squilibri termici che forzano le gocce d’acqua a repentini cambi di altitudine all’interno di un cumulo nembo. Quando le correnti ascensionali non riescono più a sollevare e trattenere i pezzi di ghiaccio questi cominciano a precipitare sotto forma di grandine.

Tuttavia questi sbalzi termici, tipici dell’estate, non generano all’interno di un cumulo nembo solo grandine ma anche un pericolo ben più grave: i fulmini!

Certo, aveva cominciato a fare freddo e mi cadevano pezzi di ghiaccio sulla testa, la parete stava rapidamente infradiciandosi ed era difficile trovare un appoggio non scivoloso, ma il vero problema era uno solo: ero aggrappato ad un dannato ed enorme parafulmine steso sotto forma di catena su tutta la parete sud del Corno Occidentale! Tutte queste riflessioni si sono concretizzate nella mia testa in un unico semplice pensiero: “oh cazzo, sto giro faccio la fine del topo arrostito!”

Con le “ali al culo” ho afferrato la catena a due mani ed ho cominciato a salire a tutta forza. Ormai ero oltre la metà: dovevo salire fino all’uscita e scendere la cresta il più in fretta possibile riparando nel bosco. Completamente zuppo credo di aver impiegato meno di cinque minuti per trascinarmi fuori dalla ferrata a forza di braccia ed una volta sulla cresta camminavo basso tra la roccia bagnata della cresta mormorando “per favore non prendermi, per favore non prendermi!”.

La situazione era però davvero curiosa: sembrava piovesse solo sopra la mia testa! Tutto intorno era sereno e la pioggia brillava al sole mentre mi precipitava accanto facendo risplendere ogni cosa: era come essere in mezzo a mille arcobaleni!

Una volta sceso in fretta fino al ghiaione, ormai inesorabilmente infradiciato, ho dovuto assistere ad un altro sfottò del tempo: con la stessa rapidità con cui aveva cominciato a grandinare mentre ero in parete aveva smesso appena avevo poggiato piede sul prato a ridosso del Crocifisso ligneo dei Corni.

Completamente bagnato ed affannato ero nuovamente sotto un cielo sereno illuminato da un caldo sole. Mi sono messo a ridere perché davvero sembrava che qualcuno si fosse messo di impegno nel prendermi in giro!

Questa è l’ennesima prova di come in montagna, anche alle modeste altitudini del nostro territorio, il tempo ha la capacità di cambiare repentinamente ed in modo violento. La nuvola che stazionava dietro la Grignetta ha impiegato un niente per attraversare il lago e sbattere contro i Corni e, dopo di lei, altre nuvole l’hanno seguita da est dando origine al temporale che ha imperversato durante tutta la notte.

Quindi la conclusione è sempre la solita: prudenza!

Davide “Birillo” Valsecchi

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