Notte di luna nella foresta

La luna, nel primo giorno di fase di calante, brilla intensa sulla valle mentre il gruppo avanza nel buio della Val Ravella, stretta tra i Corni di Canzo ed il lungo crinale che unisce Monte Prasanto, Monte Rai e Cornizzolo. Un tempo, all’inizio del novecento, la valle era popolata da ben tre alpeggi e numerose famiglie vivevano qui tutto l’anno. Ora nella valle, che ospita la Riserva Naturale Sasso Malascarpa e la zona di protezione speciale della Foresta dei Corni, gli insediamenti umani rimasti – raggiungibili solo a piedi o in Jeep – sono due: il Primalpe, sede dell’ecomuseo ERSAF, ed il Terzalpe, oggi azienda agricola ed agriturismo. Di giorno, specie nei week-end, la valle è intensamente frequentata da escursionisti e turisti: i parcheggi sono affollati e lungo la strada si osservano grandi comitive che si muovono “in coincidenza” con gli orari dei treni della linea “Milano Cadorna / Canzo-Asso”. Di notte però, specie nelle stagioni fredde, tutto cambia: dopo il tramonto, quando il buio copre ogni cosa, la valle si svuota tornando silenziosa quanto buia. Il cielo è una finestra tra le montagne in cui, protetta dal riverbero delle luci umane della città e dall’inquinamento luminoso, brillano scintillanti le stelle. Per i partecipanti del gruppo questa è la prima esperienza “in montagna al buio”. Alcuni di loro già conoscevano la valle, altri sono stati incuriositi dalle statue in legno del Sentiero degli Spiriti. A condurre il gruppo, spiegando difficoltà e meraviglie del camminare di notte, ci sono due Accompagnatori di Media Montagna del Collegio delle Guide Alpine Lombarde e tre volenterosi “aiutanti”. Camminiamo verso la Colma di Ravella, il culmine che divide le montagne quanto le provincie di Come e Lecco. Con i suoi 1000 metri di altitudine non è certo un luogo di alta montagna, ma è uno dei punti più isolati nel Triangolo Lariano: le città non si vedono, nascoste dalle montagne, e distano – raggiungibili solo a piedi – qualche ora di cammino. Un luogo apparentemente semplice ma probabilmente molto speciale in cui, per un gran numero di buone ragioni, cresce e prospera una delle creature viventi più antiche della valle: il grande faggio monumentale, il FÖ. Nonostante i disastri provocati da “Vaia”, la grande tempesta di vento che colpì tutto l’arco alpino il 29 ottobre del 2018, il grande albero è rimasto in piedi, circondato da una devastazione ancora oggi ben visibile. La luna riempie la notte di ombre e riflessi mentre tra gli alberi brillano, rapidi e scattanti, gli occhi di un capriolo. Sussurrando parliamo di zoologia, di botanica, di geologia e di tecniche escursionistiche: era la prima volta al buio, ma ora hanno le prime basi e la consapevolezza per iniziare le proprie prudenti esperienze anche in autonomia. Osserviamo il cielo, catturati come primitivi dalla simmetria di Orione, quando siamo sorpresi da due stelle cadenti: ognuno ha un desiderio da confessare al cielo. Abbiamo camminato a lungo, nel buio e nel silenzio, ma ora è Sabato sera e, in questi lunghi anni incerti, ci meritiamo un po’ di compagnia, di allegria. Torniamo al Primalpe dove ci attende il fuoco acceso, del salame e del vin brulè caldo: le fiamme ballano ipnotiche mentre le risate si fondono leggere con il silenzio della valle. Un cielo stellato, un luna brillante, una valle deserta ed un fuoco per scaldarsi nella notte di fine autunno: può sembrare poco, ma credo sia decisamente molto. 

Davide “Birillo” Valsecchi – AMM Collegio Guide Alpine Lombardia.