Lassù sul Ledù

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Sono le 12.38 di sabato 20 Agosto 2016 e sto scrivendo dall’interno del Bivacco Bruno Petazzi posto in un luogo meraviglioso situato a quota 2250m, messo a guardia del Lario e del magnifico lago alpino di Ledù. Io ed il mio socio (Matteo “Blanko” Bianchi) siamo bloccati qui dal maltempo e finché le ire degli Dei non si placheranno resteremo ben protetti dentro a questa ottima costruzione gestita ed ottimamente mantenuta, viva ed efficiente, dalla sezione CAI di Dongo.

Blanko se la dorme alla grande sotto due coperte di lana, nel frattempo mi gusto la tempesta dagli oblò del bivacco; mentre scrivo la nebbia entra silenziosa dalle aperture poste ad ovest, attraversa la stanza e se ne esce verso est come eterei spiriti di passaggio. Siamo partiti ieri dalla Brianza poco dopo le 10 diretti al centro commerciale Fuentes in Alto Lario per fare il pieno di viveri.

Vista l’ora ci fermiamo a prendere un menù maxi ignorante composto da doppio hamburger con bacon, salsa barbecue e patatine fritte; dopo un ottimo caffè gentilmente servito ed accompagnato da un amaro partiamo col mezzo pesante in direzione Livo. Entriamo in paese per fare il permesso di transito (1€), ma la macchinetta accetta solo monete e noi abbiamo una banconota da 5€ ed il paese è deserto.

Attendiamo qualche minuto ed ecco che una vettura esce dal parcheggio, scendo e chiedo all’unico occupante del mezzo se avesse per caso da cambiare un 5 in moneta per il permesso. L’uomo è sicuramente del paese, il tipico accento del luogo non mente, avrà qualche anno in più di me: sorride e mi da un euro dicendo che non aveva altre monete con sé. Non mi va di accetare senza dare e lui non vuole il mio 5€, allora lo ringrazio dicendogli che cercheremo di cambiarli altrove. Insiste e mi dice: prendi la moneta a me non cambia nulla, tanto nella vita tutto torna; oggi io ho fatto un favore a te e tu domani lo farai a qualcuno d’altro e ritornerà. Tranquillo è così. Be’ grazie amico, hai ragione sai? Sorrido, prendo l’euro e lo ringrazio augurandogli buona giornata, lui ricambia e riparte: belli questi incontri.

Arriviamo alla fine della strada, ovvero al Crotto Dangri di Livo (quota 650m), carichiamo gli zaini e partiamo. Ci aspettano un bel po’ di metri di dislivello con gli zaini carichi e fa un caldo terribile reso ancor più fastidioso dell’umidità che sale dal terreno inzuppato dalla pioggia della notte precedente, respiriamo acqua ma le gambe ci sono e vanno su alla grande.

Fatichiamo non poco e spesso ci dobbiamo fermare alle fontane o lungo il torrente per bere direttamente dalle acque cristalline. Salendo il clima cambia, ma continuiamo comunque a sudare in maniera smisurata (maledetto maxi menù!) ora siamo circondati da nubi che spesso nascondono il magnifico splendore di ciò che ci circonda. Arriviamo alle ultime tracce di umanità rappresentate da tre baite in pietra circondate da splendidi cavalli allo stato brado e da un’infinità di pecore. Ci rifocilliamo e riprendiamo a salire il pezzo più duro e meraviglioso del viaggio. Dopo l’ennesima sudata e dopo altri chilometri macinati su un notevole dislivello ecco apparire il bivacco, unico nel suo genere!

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Blanko sale frequentemente da solo quassù, conosce ogni roccia del luogo e spesso ho ascoltato i suoi racconti. Scaravento lo zaino a terra e comincio a correre verso il Lago Ledù che sempre mi aveva affascinato in foto, ma che mai avevo visto coi miei occhi. Resta nascosto alle spalle del bivacco ed è circondato da un’incredibile anfiteatro naturale di creste di roccia, arrivato lungo il suo emissario che forma una piccola pozza proprio accanto al bivacco, vengo colto da un momento di emozione per la bellezza, per la solennità, la solitudine ed il silenzio del luogo. Resto accovacciato per qualche minuto con una sensazione di mancanza di spazio-tempo che spesso mi coglie davanti alla maestosità di alcuni luoghi. Ripresomi dall’impatto della visione del laghetto alpino, torno al bivacco a preparare la branda mentre il socio prepara da mangiare.

Il sole sta per concludere il suo viaggio verso ovest incendiando nuvole e creste, presto lascerà la scena alla Luna porgendole in dono una parte della sua luce riflessa che ci permetterà di vederla nascere alle spalle di una catena di vette selvagge. La cena è pronta, mangeremo fuori su di un improvvisato tavolo fatto di pietre ed alla fine conteremo: un litro di ottimo rosso, mezzo litro di acqua di lago, un chilo di gnocchi freschi con un vasetto intero di ragù, mezzo chilo di pane e qualche biscotto. Lo so, facciamo schifo a mangiare!!! Le nubi a tratti ci mostrano Luna, stelle e Lario, ma verso le 22 tutto ormai è coperto. Sistemiamo tutto ed andiamo a dormire. Dormita spaziale, comodità totale e silenzio irreale, sembra di essere in grotta! Ritorniamo in vita poco prima delle 10, preparo del the al bergamotto e ci scofaniamo un pacchetto di biscotti al cioccolato, sistemiamo il tavolo in pietra e laviamo i piatti alla pozza d’acqua.

Il socio parte per conquistare una nuova cima, io sento il bisogno di restare qui a fare il pieno delle energie sprigionate da questo luogo. Torno al lago portando il fornelletto utilizzato spesso in grotta, l’inseparabile tazza delle grandi avventure e la caffettiera del bivacco. Mi godo la magnificenza dell’ambiente circostante attendendo che il suono del caffè in preparazione rompa il silenzio delle Montagne.

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Le condizioni meteo stanno cambiando velocemente e quassù non si scherza, lo so bene, torno a ritirare i panni stesi e mi siedo sull’uscio ad attendere l’arrivo del socio e della pioggia leggendo il libro delle visite del Bivacco. Mangiamo schifezze e la pioggia arriva puntuale, sistemiamo tutto e prepariamo gli zaini, ma così non possiamo partire!

Quindi eccomi qui di nuovo ad ora: il socio ancora dorme ed io guardo le gocce scorrere copiose lungo i vetri delle piccole finestre ascoltando i tuoni che pian piano si avvicinano. Tiro di nuovo fuori il fornelletto per prepararmi un the bollente cercando di recuperare gli ultimi biscotti rimasti.

Ora stacco tutto e tengo la batteria del cellulare per la discesa…
Continuerò una volta a casa.

Esco e mi dirigo al lago Ledù per fare il pieno di acqua, diluvia davvero con gusto ed il temporale è sopra di noi. Spettacolo meraviglioso! Rientro e seduto al tavolo osservo le vette che circondano questo incredibile luogo, nel frattempo il socio si ridesta chiedendomi l’ora: sono le 14 soci, vuoi una tazza di the? Si grazie; cosa facciamo, chiede, restiamo anche questa notte? Ehm Teo, abbiamo finito il cibo… Ti credo ieri ci siamo mangiati un chilo di gnocchi! E va be’ avevamo fame gli rispondo! Grasse risate! Dai prepariamoci e scendiamo, tanto non smetterà. Sistemato e pulito il bivacco, lasciamo nella cassettina più del dovuto come ringraziamento a chi si prodiga per mantenere perfettamente questo luogo ed usciamo sotto una pioggia battente che un paio di volte ci farà perdere il sentiero proprio nel punto più delicato del ritorno, ma che poi tagliando a mezzacosta tra i mughi, scivolate e lastroni granitici ritroveremo senza troppi problemi.

Il diluvio ci accompagnerà sino al Ponte di Baggio, giunti all’ultimo gruppo di baite prima di scendere verso la chiesetta di Sant’Anna ci fermiamo alla fontana per strizzarci ancora una volta i calzettoni e svuotare l’acqua dagli scarponi. Veloci scendiamo lo scivolosissimo ciottolato che ci riporterà al Dangri ed in poco siamo al mezzo dove sgranocchiamo qualcosa e ripartiamo alla volta della SS36, poco traffico ed acqua battente dall’uscita di Fiumelatte in poi.

Alle 21 rientro a casa, svuoto lo zaino, butto tutto in lavatrice e mentre mi preparo la cena mi batto col felino per la conquista del territorio. Sono tornato amico! Doccia e libro, avventura finita.

Grazie Socio per tutto e grazie al CAI DONGO per la perfetta manutenzione del Bivacco Bruno Petazzi, vero gioiello dell’Alto Lario.

Matteo “TeoBrex” Bressan

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