Cassin Sasso Cavallo

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b5Nella guida TCI de “Le Grigne” del 1937, Silvio Saglio definisce il Sasso Cavallo come «un poderoso sperone calcareo rassomigliante a una colossale prua di nave, che balza imponente dagli alti prati della Val Méria e che, visto dal lago di Lecco, appare nettamente staccato dal massiccio della Grigna Settentrionale»Dal punto di vista alpinistico, la sua compatta e strapiombante parete Sud è stata testimone di un’evoluzione di altissimo livello tanto da poterla considerare probabilmente come una delle pareti più significative dell’intero Lario.

La Cassin al Sasso Cavallo era per me una di quelle vie finite nella “lista dei desideri” e che aspettavo di salire appena mi si sarebbe presentata l’occasione propizia. Non è di certo una salita per la quale è facile trovare un socio, vuoi per il lungo avvicinamento, per l’impegno complessivo e per i “famosi prati verticali” che bisogna superare a metà (Cassin stesso nel suo libro “Dove la parete strapiomba” scrive: «Fastidiosa è l’erbaccia dura e liscia che pizzica le mani appena la si sfiora, e qualche volta non la si può evitare»).

Il caso però ha voluto che tutto si incastrasse alla perfezione con Luca, giovane arrampicatore assetato di esperienza e grandi classiche, così sabato pomeriggio ci incamminiamo verso il rifugio Bietti-Buzzi per guadagnare qualche ora di sonno. Il giorno seguente, dopo aver risalito tutto il costone della Val Releccio e ridisceso il canale della Val Cassina, di buon ora siamo alla base della parete. L’attacco non è di immediata individuazione (il bollo rosso citato in diverse relazioni ora non c’è più), ma una volta indovinato iniziamo la scalata con un buon ritmo ed in completa solitudine (siamo gli unici su tutta la parete). I camini sono faticosi, le soste da rinforzare e la roccia da valutare soprattutto nei tratti più disturbati dalla vegetazione. L’ambiente però è grandioso e noi ci sentiamo in perfetta sintonia con esso.

Il sole si nasconde dietro un leggero strato di nubi che ne attenua il suo calore (una volta tanto il meteo ha indovinato quest’anno!) quando ormai arriviamo ai famosi prati mediani sui quali bisogna muoversi con attenzione ed intuito senza farsi assalire da una certa sensazione di smarrimento che questo tratto di parete così aperta può infondere… Superato questo tratto e dopo una breve pausa, una leggera nebbia in movimento verso l’alto ci rallenta leggermente quando siamo ormai oltre il grande camino che superiamo con arrampicata artificiale e forte esposizione. Nove ore e trenta minuti dopo aver attaccato usciamo in cima e poco dopo iniziamo la piacevole discesa per il versante nord seguendo una traccia completamente immersa in una fitta rete di mughi.

Una ripetizione richiede esperienza, fiuto dell’itinerario e buon allenamento. La qualità della roccia non è sempre delle migliori soprattutto lungo i tratti disturbati dalla vegetazione che obbligano ad un’attenta valutazione della progressione. Ciononostante alcuni tiri di corda sono veramente belli ed esposti e nel complesso ci si protegge abbastanza bene. Difficile giudicarla. Piacerà o meno a seconda dei gusti personali e di come la si vivrà: se nella totalità della sua esperienza alpinistica (quello che cercavamo) o nell’aspettativa del puro gesto atletico.

Giovanni Giarletta

04/09/2016 – Sasso Cavallo – Via Cassin (o Bianca Maria)
Giovanni Giarletta e Luca Danieli

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