Mezzo Corno di Fuoco

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«La prima arte che devono imparare quelli che aspirano al potere è di essere capaci di sopportare l’odio» (Seneca). Domani sarà il mio 42° compleanno, il 19° anniversario della prima salita di Cima-Asso in Pakistan, il 10° da quando ho aperto questo blog, il 13° da quanto è morta mia madre, il 2° con mia moglie, il primo con la piccola Andrea. «Io vengo in pace, ma sono sempre pronto alla guerra» Questo è Birillo, il nostromo dei Tassi del Moregallo. Ma in questi lunghi anni ho forse compreso cosa sia il potere? L’odio, la pace o la guerra? Quanta strada per imparare così poco… Ho osservato il potere in molte forme, ma niente possiede la possanza della natura: una forza così assoluta da travalicare il tempo e lo spazio in modi per noi mortali inimmaginabili. La Natura non conosce pace o guerra, vittoria o sconfitta, la natura conosce solo l’equilibrio, essa stessa è Equilibrio. Un’equilibrio che scorre identico tanto nel mondo delle formiche quanto nel reame dei giganti di granito. La Natura non conosce né amore né odio: sono stati gli uomini, nella loro mancanza di potere, nella loro mancanza di equilibrio, ad aver creato amore ed odio. «Io vengo in pace, ma sono sempre pronto alla guerra» Dopo tanti anni è ancora vero? Possiedi ancora la distaccata serenità della pace? Sei pronto ad abbandonarti alla furia irresponsabile della Guerra? Le mie gambe non funzionano più: la caviglia è rigida, i polpacci tormentati dai crampi. Zoppico, arranco, spesso ho persino le vertigini. “La mente è il motore, il resto è un optional”. Forse, ma mi sento come uno rottame vagante, un vecchio camion sfuggito alla demolizione. “La guerra più difficile per l’essere umano è la guerra contro se stesso. La storia è piena di uomini e di donne che hanno vinto il mondo ma che sono crollati di fronte a loro stessi e alle loro debolezze. La debolezza è ciò che porta l’ignoranza, la convenienza, il razzismo, l’omofobia, la disperazione, la crudeltà, la brutalità, tutte cose che non faranno altro che tenere una società incatenata al suolo e il piede inchiodato al pavimento.” In gioventù aspiravo all’invincibilità di Achille, ora spero di avvicinarmi alla dignità di Ettore. Mi hanno chiamato ignorante, maleducato, provocatore, invidioso. Quante volte è già successo? E lo hanno sempre fatto indignandosi davanti alla folla come vittime innocenti. Ciechi alle proprie colpe, si sono sempre nascosti dietro i giornali, dietro gli azzeccagarbugli, dietro ai codici che essi stessi avevano travisato. Quante volte è già successo? Perché l’equilibrio scorre attraverso un dedalo di possibilità fino a scovarti, perché ti insegue nonostante tu ti nasconda in isole sempre più piccole? Birillo, la risposta è nell’equilibrio stesso: tu non concederai mai a te stesso la possibilità di perdere, per questo sulla tua strada il destino pone solo chi ha l’arroganza di voler vincere sempre. Ora però, a quarantadue anni, cominci ad intravvedere quanto logorante sia questa tua natura patetica. Ma non ho cuore di essere troppo crudele con te perché, con onestà, ogni tuo “ultimatum”, per quanto ruvido, conteneva implicitamente ed esplicitamente un opportunità di pace, un cammino possibile al dialogo, alla mediazione. Non hai mai attaccato nessuno a tradimento, attraverso i letali sentieri delle ombre, senza lasciargli la possibilità di difendersi. Ma forse è questo che vuole l’equilibrio: non potrei considerare un nemico colui che, dritto davanti a me, pronto a tutto, mi spiegasse la forza delle proprie ragioni guardandomi negli occhi. Non potrei muovere guerra contro una persona tanto simile a me. “Io ho il consenso e faccio quello che voglio” ti ha risposto qualcuno tanto tempo fa. “Io ho gli avvocati gratis” più recentemente. Già, perché il modo più semplice con cui gli uomini possono ottenere un potere simile a quello della natura, valicare i limiti dell’individuo, è ingannando i propri simili. Gli esseri umani vivono di credenze. E le credenze possono essere manipolate. Il potere di manipolare le credenze diventa quindi l’unica cosa che conta. La magia della parola è anche questo, il suo terribile e spaventoso lato oscuro, capace di corrompere e travolgere. Ma anche in questa magia scorre l’equilibrio, perché la parola possiede il potere stesso della creazione. Ma un potere simile richiede sufficiente forza per essere usato con onestà di intenti. Io possiedo ancora forza sufficiente per inseguire la verità con la parola? Le cicatrici, la mia debolezza, le mie gambe rigide, faranno cadere la mia voce in quel brulicare di vermi che, rumoroso e convulso, corrompe la parola in brusio? Tre giri attorno alle mura delle mia città al traino della biga dell’eroe trionfante, un padre in lacrime a reclamare le spoglie per un triste funerale prima che la fortezza sia vinta. A modo suo anche Ettore ebbe la croce. Io, nemmeno inchiodato a testa in giù, smetterei di sbiascicare insulti ed agitarmi: no, non ho la stoffa del martire. “Non puoi vincere, non puoi perdere: Birillo, tu sai solo ciò che non puoi…”  Fottuta incolmabile ignoranza, morde più della fame. Beati coloro che sanno sempre tutto, che sono sempre nel giusto, che con altezzosa e sprezzante superbia ti guardano dall’alto. Forse è vero li invidio, ma non per le meschinità che mi attribuiscono. Li invidio perchè la loro ignoranza spesso li consola mentre la mia non smette mai di tormentarmi. 

Il sole è ormai alto. Mi sono attardato nei pensieri ma scrivere, lasciar scorrere l’equilibrio attraverso la parola, era ormai un esigenza fisica. A lungo mi sono trattenuto: era necessario lasciar cadere la spada, appoggiare la penna, ritrovarmi sulla via della mano vuota. Speriamo di avere ora sufficiente forza per seguire la giusta via tra caos ed ordine. Oggi pranzerò con mia moglie, giocherò con la piccola, poi aspetterò la frescura del pomeriggio per salire, zoppicando, ai Corni. Settimane fa un’anziano dell’Isola mi ha chiamato: “Birillo, non ci sono più gli spit!!”. La notizia mi ha colto impreparato. “Sei sicuro?” “Credo di sì, ma devi andare tu a controllare. Io non potevo salire a vedere quando li hanno messi. Io, dove mi hanno detto che erano, ho visto solo buchi vuoti…”. Questo accadeva due settimane fa, questo dovrebbe darvi l’idea di quanto deboli siano le mie gambe: in altri tempi sarebbero passate solo poche ore. Curiosamente, in modo specularmente opposto a quanto accaduto lo scorso inverno, salgo di nuovo ai Corni per controllare una voce.  “Io porto la guerra, ma sono sempre pronto alla pace”. Vedremo cosa accadrà…

Davide “Birillo” Valsecchi

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