Il Cornizzolo ed i predoni svizzeri

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La Svizzera non è più quella di Guglielmo Tell e la sua morale, quando si parla di ciò che sta oltre i suoi confini, la si misura solo in franchi. Da noi, qui nel Lario e nell’alta Brianza, la Svizzera ha un nome e la sua cupa presenza è ben visibile: guardando a sud si scorgono all’orizzonte le sue ciminiere a ridosso del lago di Pusiano mentre guardando a nord brilla al sole lo scempio perpetrato negli anni a scapito del  monte Cornizzolo. Quel nome è Holcim, l’immensa multinazionale svizzera che ha rilevato la ex cementeria di Merone.

Perchè gli svizzeri sono venuti fin qui? I maligni direbbero che sono qui perchè “certe cose” nel loro paese non gliele permetterebbero, ma da noi è diverso: noi siamo italiani, un accordo lo si trova sempre.

Sono qui per un motivo semplice: asportare materiale dalle montagne per ricavarne cemento. Divorano i nostri monti e quando avranno terminato il loro orrendo pasto leveranno le tende lasciando alle loro spalle un marciscente cadavere. Distruggono il nostro paesaggio, le nostre potenzialità turistiche, le nostre tradizioni e lasciano ai posteri solo miseria e dissesti idrogeologici.

Quando tra vent’anni la montagna sarà ormai “morta”, saccheggiata ed abbandonata, iniziarà a riversare il suo rancore sui paesi che la circondano ed a quel punto saranno in tanti, dopo l’ennesimo nubifragio, a disperarsi per le proprie case davanti alle avide telecamere dei telegiornali.

Pensavo che la questione Cornizzolo fosse chiusa. Che le migliaia di persone ed i lunghi anni di protesta avessero posto la parola fine e che finalmente si fosse arrestata la mano che affondava la ferita nel fianco della montagna.

Invece no, pare non vi sia limite all’impudenza e all’ingordigia. Gli svizzeri ritraggono sui loro manifesti i frontalieri comaschi come “ratti che rubano il loro formaggio” ma non hanno alcuna vergona a passare il confine per erodere e depredare le nostre montagne.

La Holcim infatti ha fatto ufficiale richiesta per aprire un nuovo sito d’escavazione sul Cornizzolo. Una nuova cava posta ancora più in alto e con il proposito di estrarre, davvero senza vergogna, un volume di otto milioni di metri quadrati di roccia.

Immaginiamo una galleria rettangolare, immaginiamo che abbia dieci metri di larghezza e cinque metri d’altezza. Per poter estrarre otto milioni di metri quadrati il conto è presto fatto: 8.000.000 / (10x5x1000) = 160. La nostra immaginaria galleria sarebbe lunga 160 Km,  ecco quello che vogliono fare al Cornizzolo. Ecco cosa vogliono da noi: 160 km della nostra montagna!!

Quando mi sveglio la mattina guardo il sole sorgere alle spalle del Conizzolo. Lo guardo e penso che sull’altro lato della montagna gli “sciacalli” insistono, senza ormai più decenza, a nutrirsi della sua roccia. Si arricchiscono sottraendo un patrimonio che è mio, della mia gente e della mia cultura da generazioni. Un danno eterno che in nessun modo potrà mai essere risanato.

Triste è pensare che nel cuore del Lario, sul confine della ricca Brianza, una multinazionale straniera ci stia “rubando la terra” al pari di quanto avviene nei paesi del terzo mondo e noi, come un popolo primitivo privo d’istruzione e d’amor proprio, guardiamo in silenzio mentre ci depredano. Lasciamo che ci “rubino la terra” perchè la dignità e l’orgoglio l’abbiamo svenduti tempo addietro per collanine e ninnoli.

Il tempo delle scelte è giunto: alziamo la testa ora, facciamo sentire la nostra voce, fermiamo questo ennesimo scempio. Se taciamo ora il nostro silenzio graverà sul futuro della montagna e sul giudizio che i posteri daranno al nostro dissennato agire. Ciò che faremo oggi è il nostro lascito per il mondo futuro e le sue genti: io non ho intenzione nè di deluderli nè di consegnar loro una montagna morente!

Davide Valsecchi
«La più grande paura della gente non è morire, è parlare in pubblico.»
Per informazioni:http://www.cornizzolonocava.com

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