Il rumore è ritmico ed intenso, sembra un respiro, o un ruggito, dalle profondità. Mi aggiro tra gli scogli ma non riesco a trovare da dove provenga. Il mare è agitato e grandi onde si infrangono spumeggianti nella luce dell’imminente tramonto. Le spiagge sabbiose sono invase dell’acqua e così, io e Bruna, ci siamo alzati sulla scogliera in cerca di uno scorcio da dove ammirare le ultime luci del giorno.
Bruna, come sempre, si è lamentata delle mie scelte: ”Un milione di posti buoni e tu scegli l’unico scomodo e difficile da raggiungere!”. In realtà tra le rocce ho trovato un piccolo spazio erboso, grande il giusto per potersi stendere. Ora è là, distesa in topless, che si gode l’ultimo sole mentre le onde ed il vento sono tutto ciò che può vederla. Alla fine, un po’ a malincuore, ha dovuto ammettere che quello era un ottimo posto!
Io invece inseguo questo strano rumore tra le rocce. Non è il vento, nè le onde visto che il mare dista ormai una quarantina di metri. Saltello tra i sassi lavorati e taglienti. Indosso i calzoncini corti ed i sandali, mi fermo sulla cima di un sasso, a piedi uniti, curiosando intorno: mi sento come un bambino e forse mi comporto anche come tale. Sono tante le cose che non conosco mentre in equilibrio osservo le onde infrangersi. “E’ come su un ghiacciaio, oppure su un vulcano. Solo che qui le cose si muovono più in fretta…” Se cadessi in acqua non avrei possibilità, le rocce aguzze mi devasterebbero ed il mare mi porterebbe con sè. Curioso quello che il mare ed il vento potrebbero fare in una semplice giornata di sereno.
Mi allontano dalla scogliera e continuo la mia ricerca. Il suono si fa sempre più intenso, intrigante. Le prese sono buone ma senza sandali i miei piedi sarebbero dilaniati. Sgambetto a braccia larghe tenendo l’equilibrio come un bimbetto, non c’è alcuna posa eroica, nessun atteggiamento, solo buffi movimenti apparentemente sgraziati su un terreno poco familiare: è divertente.
Poi lo trovo. Più curioso ed interessante di quanto mi aspettassi: il respiro del drago. Il mare è lontano oltre quaranta metri ma tra le rocce ed i sassi ammassati un suono, un ruggito, riemerge dalle profondità. Sposto qualche pietra e raggiungo la natura profonda e compatta della scogliera. Sono alcuni piccoli fori nella roccia arancione a “ringhiare”. Nonostante la distanza le onde, infrangendosi sugli scogli, spingono e compattano l’aria attraverso una rete di grotte, forse enormi, forse minuscole, forzandone l’uscita attraverso i piccoli fori. L’aria come in uno strumento musicale vibra dando vita a quel respiro intenso. Le onde fanno ruggire la roccia: anche questo è divertente!
La sera, chiedendo informazioni, ho scoperto che quello scoglio è famoso tra i subacquei proprio perché, sotto il livello del mare, si trovano grandi grotte sottomarine raggiungibili con un immersione tecnica ma affascinante. Il cacciatore ha trovato la sua preda: ecco il segreto del respiro del Drago.
Davide “Birillo” Valsecchi