[Andrea] Quando suona la sveglia fuori è ancora buio, però non faccio fatica ad alzarmi: sarà che è domenica mattina, oppure perché oggi mi attende una grandiosa giornata. Anche se è il 21 gennaio per me è come se fosse Natale, non sto più nella pelle come un bambino che aspetta di aprire i regali. Alle 6.00 sono fuori casa dei miei due compagni di “sventura” Mav e Raffa, e per fortuna siamo solo in tre se no ci sarebbe servita un’ammiraglia. Prima tappa colazione di rito a Morbegno e dopo esserci caricati si parte: destinazione Chiesa Valmalenco , più precisamente frazione di San Giuseppe. Al nostro arrivo troviamo una meravigliosa visione 20 cm di neve che ricopre tutto. Intanto che ci prepariamo sopraggiungono un paio di coppie che hanno il nostro stesso obbiettivo; qualche minuto dopo ci ritroviamo a scendere per un costone innevato con Stefano e Mattia, due ragazzi di Milano conosciuti al parcheggio, fino ad arrivare ad un ponte che attraversiamo per raggiungere il nostro obbiettivo, pochi istanti dopo però ci tocca riattraversarlo perché abbiamo sbagliato attacco.
Per accedere al nostro obbiettivo dobbiamo proseguire qualche centinaio di metri dal ponte e arrivare nei pressi di una diga, qui creiamo una piazzola dove lasciare lo zaino, indossare i ramponi e tirare fuori i nostri artigli (i miei mi sono stati prestati dal capitano Birillo). Davanti a noi si erge la Cascata Centrale di San Giuseppe.
Lasciamo andare Stefano e Mattia,in due sono più veloci, ed intanto facciamo passare le corde e ci leghiamo: 1° di cordata l’impavido Mav dopodiché sulle due estremità ci leghiamo rispettivamente la First Lady ed io. Mav attacca la diga, già perché sembra banale ma non è piacevole finire nel torrente in pieno inverno, una volta oltrepassata ci recupera e davanti a noi si estende un muraglione di ghiaccio appoggiato. Mav parte ed io gli faccio sicura, saggia il ghiaccio e vi avvita qualche vite da ghiaccio qua e là, arrivato in sosta ci fa segno di mollare tutto così da poter recuperare l’eccedenza e metterci in sicura. Parte la Raffa ed io tranquillo aspetto il mio turno, la lascio salire fino ad arrivare in sosta e finalmente posso affondare gli artigli nel ghiaccio, picca-picca rampone-rampone, i movimenti mi vengono naturali e man mano che salgo tolgo anche le viti ed i rinvii fino ad arrivare in sosta. La sosta presenta svariati chiodi uniti da due canaponi, il lato positivo è che ci troviamo su una cengia abbastanza ampia ed accogliente.
Dopo un rapido scambio di materiale e di idee Mav attacca il 2° tiro, il più delicato, attraversati i 2m di cengia bisogna scendere qualche passo e traversare a sinistra incastrando le becche delle picche in alcuni buchi presenti su una candela di ghiaccio, superato questo tratto l’arrampicata riprende normale fino ad arrivare ad un’altra sosta, questa a spit, che però sfugge alla vista di Mav che è costretto a farne una su ghiaccio con le viti. Superato il tiro delicato decidiamo di affrontare quello che sarà il nostro ultimo tiro, come al solito tira Mav e una volta giunto in sosta ci recupera.
Il 3° tiro consiste in un muro di ghiaccio abbastanza appoggiato su cui non è difficile arrampicare, giustappunto mi faccio prendere dalla foga e ci scappa la prima scivolata su ghiaccio, una becca della picca non era conficcata bene, nulla di preoccupante però perché dato che sto arrampicando da secondo faccio giusto un metro o poco più di scivolata; riprendo la scalata fino in sosta dove mi attendono Mav e la Raffa.
È tardi per tentare tutti i tiri, e siamo tutti un po’ provati, quindi decidiamo di scendere; attrezziamo quindi una calata che ci riporta alla 1° sosta e da qui ne effettuiamo una seconda fino alla base della cascata. Ritorniamo alla piazzola dove c’è lo zaino e vi riponiamo gli artigli dopodiché ci dirigiamo alla macchina. Finalmente arrivati, ci spogliamo dei vestiti pesanti e sistemiamo il materiale, e su consiglio di altri tre ragazzi, trovati in cascata, ci dirigiamo a mettere qualcosa sotto i denti al ristorante che c’è poco più avanti del parcheggio. Anche se è tardi per pranzare (ormai si sono fatte quasi le 3) l’oste ci accoglie senza problemi e ci prepara un abbondante piatto di risotto con i funghi accompagnato da una buonissima birra.
“In alto i boccali un brindisi al battesimo del ghiaccio e alla bellissima compagnia”.
Anche questa esperienza si è conclusa e si torna a casa. Grazie Mav e Raffa per la bellissima compagnia e per avermi iniziato ad una nuova attività che cercherò di coltivare il più possibile con grande gioia della mia adorata fidanza e della mia famiglia a cui mancava stare in pensiero per me mentre mi arrampico su pareti ghiacciate.
Andrea Carcano