Pare che dalla Svizzera un indesiderato clandestino abbia varcato la frontiera per approdare nel ridente paese di Asso. Il guaio è che era intenzionato a nutrirsi alle mie spalle, anzi, voleva proprio il mio sangue il maledetto!
Nel week-end sono stato due giorni nei boschi e mi sono addentrato in zone estremamente poco battute per lo più ricoperte da sterpaglie e rovi, per lo più frequentate da caprioli ed altri animali poco domestici.
Nonostante un paio di pantaloni di fustagno pesante sono rientrato alla base con le gambe piene di segni e graffi. Di norma la cosa non mi preoccupa molto, infatti mi sono riempito la vasca di acqua bollente ed armato di pinzette mi sono preparato ad estrarre spine e scheggie. Routine pensavo.
Che io sia dannato se avevo mai visto una cosa del genere attaccata ad un persona! Nel caldo abbraccio della mia vasca da bagno noto un punto nero nel mezzo della coscia sinistra. Questa sembra un scheggia bella grossa, ho pensato. Quando ho visto l’alieno muovere sei paia di minuscole zampette mentre era saldamente addentato alla mia ciccia confesso un certo smarriemento, aggirarmi nudo ed inzuppato inondando casa non ha certo aiutato a migliorare la situazione.
Sgocciolando sulla tastiera scopro su wikipedia il nome scientifico per un animale che già conosco: signori vi presento il mio nuovo amico, Ixodida, meglio noto come zecca.
Addosso ai cani ne ho viste e tolte a centinaia ma attaccate alla mia gamba era la prima volta!
Ora, raccontare su Internet che avevo addosso una bestia intenta a succhairmi il sangue 4 dita sotto il mio “piccolo amico” non è certo una vanteria, anzi, si rischia pure la figura del pirla e di andare buca con qualche signorina. Tuttavia la lezione che se ne può trarre ed i rischi che questa “bestia” comporta non sono da sottovalutare ed è buona cosa condividere le esperienze in casi come questi.
Per prima cosa chiariamoci subito: non ho beccato le piattole o i pidocchi come dice Mr. Santambrogio per sfottermi. Questi sono anch’essi parassiti ma non si ancorano alla pelle e sono molto piu’ piccoli. Di solito si beccano facendo sesso con chi non si lava abbastanza o dormendo in letti poco puliti.
Il mio amcio Ixodida non deve aver avuto il tempo di fare colazione con me perchè era ancora molto piccolo, come un ragnetto la cui parte piu’ estesa era la testa, per lo piu’ piantata nella mia pelle. Se avesse cominciato a nutrirsi seriamente avrebbe riempito una sacca nella parte posteriore.
Il SE è d’obbligo perchè ho deciso di porre fine in fretta alla nostra relazione. Il primo guaio è stato proprio questo: come liberarsi di quest’affare in modo corretto cercando di limitare i danni?
Ora vi racconto cosa ho fatto io e cosa invece avrebbe dovuto essere fatto, questo per capire cosa ci si trova davanti e cosa è corretto fare.
La questione è abbastanza complessa perchè come al solito ci sono mille dicerie e mille leggende su come farlo. Analizziamo in modo critico il problema:
Punto primo, la testa della bestia è ben ancorata con uncini nella pelle e se dovesse rimanere dentro puo’ provocare un infezione. La bestia non ci sta a staccarsi, non aspettatevi collaborazione volontaria. Punto secondo se strapazzate troppo la bestia o peggio ancora le spaccate il corpo rigurgiterà nel vostro sangue il suo pasto con la potenziale aggiunta di tutte le malattie di cui può essere portatrice. Punto terzo, se muore prima di essere estratto rimane attaccato e sono guai toglierlo.
Io ero nudo, bagnato, con un diamine di ragno attaccato alla coscia. Mi sono riseduto nell’acqua calda ed armato di una pinzetta ed un ago ho fatto saltare il mio amico Ixodida. Credo di aver fatto un buon lavoro anche se il mio amico è andato in pezzi nell’operazione. Non mi mancherai molto Ixodida, addio, tra noi è finita.
Comunque, essendo un dilettante, qualcosa di scuro era restato nella ferita e la cosa mi scocciava un po’.
Dove avevo un ospite ora avevo un buco ed ho disinfettato abbondantemente il tutto.
Credo che vedermi in mutande con le braghe calate sia molto buffo, chiunque abbia incontrato ha voluto personalmente controllare il lavoro di Ixodida. Poi mi sono imbattuto nel mio equipaggio della croce rossa, il mitico “Team Granata” e, mentre Lele e Simone mi tenevano fermo, Chiara si è divertita a scavarmi la coscia con un ago.
Risultato: diritto in Pronto Soccorso!
Alla fine mi hanno convinto a farmi vedere da un dottore e visto che era domenica sera siamo andati ad Erba al pronto soccorso. Il mio caso non era certo urgente ed ho dovuto aspettare che tutti i casi piu’ gravi fossero risolti. Il dottore, una giovane dottoressa bionda, ha insistito per controllare la gamba visto che i rischi della puntura da zecca non sono trascurabili.
Di nuovo in mutande lascio che una dottoressa e due infermiere controllino il buco lasciato da Ixodida. La ferita sembra pulita ma comincia a rimarginarsi e quindi resta poco da fare. Finalmente mi faccio spiegare quale sia il modo migliore per togliere la bestia da una persona qualificata:
Tecniche con l’olio, il sale, le bruciature di sigaretta sono tutte da evitare perchè hanno tutti aspetti negativi e spesso servono a poco e a nulla. La dottoressa mi ha spiegato che in pronto soccorso o da un medico il nostro Ixodida sarebbe stato stordito ed addormentato con un batuffolo di cotone impreniato di etere.
Non bisogna farlo soffocare o soffrire, come avvine con l’olio o la sigaretta, altriementi rigurgita nel sangue e non ritrae i suoi uncini. In mancanza di etere basta anche dell’alcol, si deve solo aspettare che smetta di reagire e diventi soporifero. A quel punto basta estrarlo delicatamente con un paio di pinzette e la maggior parte dei rischi sono già superati.
Visto che avevo fatto tutto da solo e non c’era modo di essere sicuri che non avessi fatto danni mi sono beccato per precauzione una settimana di antibiotici essendo le malattie contraibili di origine batterica. Diversamente sarebbe stato sufficiente mantenere pultia la ferita ed effettuare un controllo dal medico di base tra una settimana.
Il giorno dopo ho raccontato la piccola avventura ad una mia amica americana che si è alquanto allarmata perchè negli states quest’animale sta diffondendo una malattia molto pericolosa chiamata Malattia di Lyme.
Io mi ero già documentato su questa malattia ed chiedendo alla dottoressa del pronto soccorso mi ha detto che il rischio di tale malattia da noi è molto scarso anche se in Italia la malattia è endemica del Carso, del Trentino e della Liguria.
Tuttavia questa malattia è abbastanza pericolosa e subdola, si manifesta infatti in modo molto lento e richiede un periodo di 40 giorni di osservazione per essere sicuri che non la si sia contratta.
Il sintomo principale è la formazione dopo alcuni giorni di un anello bluarstro attorno al morso.
L’origine del nome della malattia si riferisce alla cittadina di Lyme, nel Connecticut, dove si verificò un’epidemia di questo male, che si manifestò con un misterioso aumento dei casi di artrite, soprattutto infantile. L’artrite cominciava con eritemi cutanei, mal di testa e dolori articolari. In rete ho trovato traccia di come la cittadina di Lyme sia limitrofa alla cittadina di Old Lyme dove sorge un centro di ricerca militare sui batteri del genere Borrelia ed il loro uso come armi biologiche.
Se fosse vero sarebbe preoccupante scoprire di essere una “casuality” della guerra batteriologica. Al momento nessun anello blu ma solo un gran mal di testa legato probabilmente agli antibiotici.
Stiamo a vedere…