«Ubusuku, con la mazza in una mano e la lancia nell’altra, si mosse verso la cortina di buio. Ma improvvisamente lo vidi balzare indietro e lo udii lanciare un’imprecazione nel suo dialetto zulù, mentre un grosso coccodrillo dagli occhi verdi raggiungeva lentamente il cerchio di chiarore creato dalla fiamma. Gli sparai una pallottola nella testa.
Mentre sparavo Bill gettò una bracciata di ceppi sul fuoco. Volarono scintille e le fiamme si levarono alte, fugando le tenebre e rivelando la presenza di una folla di cocodrilli con le fauci aperte e con gli occhi che mandavano barbagli rossi, verde e arancione. Ebbi un instantanea visione di ciò, prima che la fiamma si abbassasse, ma mi parve che quella turba di rettili si estendesse da ogni parte a perdita d’occhio.
Compresi che poteva trattarsi di una di quelle grandi migrazioni di coccodrilli di cui avevo sentito parlare. Avevo anche sentito che solo il fuoco può arrestare una massa di coccodrilli che avanza.»
Come fece a salvarsi da quella situazione il mitico Alexander Lake, cacciatore bianco e scrittore a cavallo degli anni ’30, dovete scoprirlo da voi, in uno dei più bei libri che abbia letto e che continuo a rileggere fin da quando ero piccolo: Caccia Grossa in Africa.
Alexander Lake è un cacciatore professionista, questo potrà far torcere il naso agli ambientalisti ma l’amore e la conoscenza con cui descrive le magnifiche bestie africane è impareggiabile: scoprirete nelle sue storie, catalogate per animale, quanto l’uomo sia vulnerabile senza i suoi strumenti e quanto maestose e terribili possano essere le creature che abitano l’Africa. Il mondo in cui vive è poi così diverso e lontano da quello attuale da far sembrare i suoi racconti antichi ed affascinanti come quelli di Conrad o Hemingway.
Bufali, leoni, elefanti, babbuini, ippopotami, rinoceronti e leopardi: per ogni magnifica o terribile cretura Lake ha una storia, un esperienza vissuata il cui finale non è mai scontato così come non lo sono i personaggi che vi prendono parte. Ogni storia racchiude un esempio ed un insegnamento.
Non sono mai stato in Africa. Certo, ho incontrato quasi tutti gli animali della vecchia Europa ma le creature che vivono laggiù sono veramente di un altro mondo. In Tibet la creatura più strana era lo Zou, un incrocio tra lo yak e la mucca. In India abbiamo incontrato elefanti, scimmie e serpenti ma erano posti talmente affollati di gente che non se ne poteva assaporare la natura selvaggia. Questa volta andiamo verso qualcosa che proprio non conosco se non per sentito dire. Accidenti, l’Africa.
Mentre scrivo mi è tronato alla mente un ricordo, quando da bambino mio padre mi portò nella casa del signor Carlo Casartelli a Brescia. Casartelli era uno dei migliori armaioli italiani che aprì il suo primo laboratorio proprio qui ad Asso, di fronte alla vecchia cartoleria del signor Paredi. Costruiva fucili, carabine da caccia grossa, strumenti che meno di cinquanta anni fa erano quanto di meglio un artigiano potesse realizzare. Quelli di Casaretelli erano famosi in tutto il mondo tanto che i suoi clienti, spesso ricchi americani o sceicchi arabi, gli inviavano alcuni dei trofei abbattuti come ringraziamento. La sua casa era un museo fatto di magnifiche armi, di vestigia di magnifici animali, di storie ed avventure di mondi lontani.
Ora tocca a me ed Enzo, nel 2010, andare alla scoperta dell’Africa.
Davide “Birillo” Valsecchi
Ps. perfavore ambientalisti, io capisco la vostra natura integralista da ignoranti convinti ma, per favore, questa è la storia di un mondo passato che, ahimè per voi e per me, non esiste più. Conserviamolo senza imbrattarlo d’ipocrisia.