Le slitte volanti dello Zio

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Ero in quel di Cernobbio qualche sera fa, alla tavolata di una compagnia di amici milanesi che, durante il giorno, si erano avventurati sulle pendici del “Crispino”, ossia una versione distorta e tutta metropolitana di quello che per noi è il Bisbino.

Curiosamente eravamo tutti più o meno coetanei, classe 74-76, eppure ognuno di noi era un esemplare a sè stante di umanità varia e/o avariata. Tra di noi c’era “Lo Zio”, al tempo noto come Ivan, che avevo incontrato solo un paio di volte in passato. Tra una chiacchiera e l’altra salta fuori che lui era uno di quei proto-skater che imperversavano a Milano negli anni ottanta nella piazzata del Mc Donald, all’epoca ancora Burghy. A quanto pare su una vecchia edizione del Corriere  ci deve essere una foto in bianco e nero dello zio e di Tommy Guerrero che, con la sua Powell Peralta, era in Italia durante una dei suoi primissimi peregrinaggi in skateboard.

Ma la cosa ancora più interessante è che “Lo Zio” si è guadagnato da vivere per tutti gli anni novanta costruendo acquiloni e organizzando spettacoli durante manifestazioni e fiere. Questa curiosa passione/professione gli ha permesso di girare gran parte dell’Italia e conoscere sia politici che personaggi dello spettacolo: vai a capire come gira il vento delle opportunità alle volte!

Così “Lo Zio” mi ha guardato, ci ha pensato una frazione di secondo, ed ha attaccato: “700 bambini hai detto?” riferendosi alla pediatria in Congo di cui gli avevo accennato  “Allora ti insegno a costruire gli Sled!!”

Carta e penna alla mano “Lo Zio” ha cominciato a spiegarmi come costruire una “slitta volante”, uno sled, un piccolo ma efficace aquilone realizzabile con un semplice sacchetto di plastica, delle cannucce e del filo. C’è qualcosa di Leonardesco nelle proporzioni dei suoi schizzi e qualcosa di magico in tutto quello che riguarda il volo.

“Si, ma Zio, come lo faccio volare poi?” E’ stata la mia domanda da profano del volo. “Volerà da solo, lo fai partire da fermo e lasci che si tiri sù, basta un niente d’aria per farlo alzare e poi andrà da solo”. La conclusione è abbastanza semplice: ora sono un cadetto dell’aria!

Aprofittando delle “assurde” giornate di sole invernale (la primaverà sarà una specie di diluvio universale se qui non gira il tempo!) ho iniziato a costruire i miei prototipi di Kite Sled recuperando tutto il materiale che può essere utile per insegnare a volare ai bimbi di Kimbondo: nastro adesivo, cannucce e filo di cotone, ecco quello che serve per spiccare il volo!!

Visto che sono uno a cui piace documentarsi ho trovato diverse istruzioni on line che potete consultare anche voi se decideste di cimentarvi nell’aviazione: [Come costruire uno Sled].

Le giornate di sole e la brezza della Vallassina sono favorevoli, è tempo di sperimentare il volo. Se vedrete una slitta volante in cielo forse sarà la mia che sta facendo esercizio per volare in Africa!!

Davide Valsecchi

“in una vita incerta ogni attimo di felicità diventa prezioso…”

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