Operazione Tacchi

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Tutto il gruppo si ritrova al “Ministro”: è l’alba di un giorno senza sole, di un viaggio nel cuore delle tenebre! Questo è il San Primo, con i suoi 1.682 m è la montagna più alta del Triangolo Lariano ma, paradossalmente, quella alpinisticamente meno interessante.

Siamo nel centro di un altopiano formato da ripidi ma insipidi pendii erbosi: qui ho imparato a sciare, sono venuto in bicicletta d’estate e con le ciaspole d’inverno, ma  mai avrei pensato di ritrovarmici attrezzato da combattimento con imbraghi, corde e sacche piene di materiale d’arrampicata.

Mio padre mi ha portato quassù che avrò avuto si e no cinque o sei anni, eppure, dopo aver girato in lungo ed in largo, ho impiegato quasi trent’anni per scoprire il “grande segreto” del San Primo: il bello sta sotto!

Sotto i nostri piedi si snoda infatti uno dei più grandi complessi sotterranei d’Europa. Per poter mettere il naso lassotto mi sono “arruolato volontario” nel ormai celebre Club Speleo Erba: eccomi, da diligente matricola, alla prima uscita del corso 2013.

Obbiettivo della giornata la Grotta Tacchi nel comune di Zelbio. La grotta prende il nome del vecchio proprietario del terreno, un macellaio che in tempi ormai andati aveva attrezzato l’ingresso della grotta Zelbio, distante dalla Tacchi solo qualche metro, come ghiacciaia per la carne.

Indossato tutto l’equipaggiamento iniziamo!! L’ingresso è una piccola strettoia e tocca “strisciare nel fango” da subito. Superate le prime strettoie abbiamo raggiunto la sommità di un P5 , un pozzo verticale, seguito a breve distanza dal “passaggio aereo”, un traverso a sbalzo di circa 5 metri.

Proseguendo abbiamo affrontato il verticaleggiante scivolo fangoso di una quarantina di metri sotto il quale si apre un vasto salone occupato da una frana.  Qui il fragore dell’acqua era diventato un rombo intenso e, poco più sopra, si risale fino ad una successiva grande sale dove si incontrata il fiume sotterraneo.

Avventurandoci sulle pareti che cingono il fiume abbiamo provato ad avanzare oltre cercando di raggiungere il primo sifone: l’acqua però era troppa ed impediva il passaggio. Strana sensazione: illuminare il buio oltre l’ostacolo e trovarsi sorpresi da una inaspettata “ingordigia” di scoprire cosa si nasconda più avanti!!

Davide “birillo” Valsecchi

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