Un tuffo Zingaro

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Ormai sono sei giorni di fila che arrampichiamo sulle acuminate rocce arancioni della costa Ovest di San Vito Lo Capo. Non posso dire di essere stanco (ogni giorno faccio il mio sano pisolino pomeridiano) ma comincio a sentire il peso del sole, del vento e le mani, soprattutto le punta delle dita, iniziano ad essere un po’consumate. Qui la roccia graffia e morde:  una sensazione intensamente piacevole quando hai bisogno di un appoggio, meno quando cerchi un appiglio.

Così, per lasciar riposare le dita e le spalle, ci siamo concessi un po’ di mare di fine ottobre facendo visita alla riserva naturale dello Zingaro. Zainetto in spalla, Bruna ed io, ci siamo avventurati attraverso le scogliere della riserva esplorandone calette ed insenature.

Tra le incredibili architetture disegnate da madre natura una in particolare mi ha colpito. Una stretta insenatura tra gli scogli rientra dalla murata frontale, dove l’insenatura sembra terminare ha invece inizio una grotta il cui ingresso è a filo d’acqua. Nuotando attraverso l’imbocco si accede ad una successiva stanza dove la ghiaia bianca forma una confortevole spiaggetta. L’interno della grotta è soffusamente illuminato dalle cavità sulla volta, un grosso foro sul soffitto premette di accedere ad una seconda stanza sovrastante da cui si può riemergere sulle scogliere attraverso stretti cunicoli.

All’interno della grotta l’acqua è di un verde intenso e cristallino che si infrange in docili e morbide onde sulla ghiaia bianca. Cercare di catturare in fotografia la bellezza di quel posto è un inferno: tutto appare quieto ma in realtà tutto è in movimento, allo stesso tempo la luce è a tratti troppo forte e a tratti troppo tenue. Non c’è modo  riuscissi a catturare la complessa bellezza di quel luogo e quindi mi sono rassegnato a godermi l’assoluta pace di quella segreta spiaggetta bianca.

Davide “Birillo” Valsecchi

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