«Il 13 Gennaio 1973 quattro giovani si improvvisarono esploratori e svilupparono l’idea della Crestina OSA, un percorso che negli anni è diventato il simbolo del Moregallo: Gian Maria Mandelli, Elio Rusconi, Antonio Sacchi e Gian Battista Villa. Roccia lavorata e fragile, specifica del Moregallo, in grado di dare sensazioni diametralmente opposte nello spazio di poco tempo.» (L’isola senza nome)
Seduto all’uscita del “Caminetto” mi guardo intorno. Avrei dovuto essere ancora in ferie fino a Lunedì ma, a quanto pare, tecnicamente ho “bigiato” l’ufficio ed il capo, mi dicono, è su tutte le furie vomitando tuoni e fulmini. Vabbè, poco importa: anzi, se c’è aria di temporale è meglio restarsene al sole. A volte è scortesia tenere testa alla tempesta…
Guardo il lago, guardo le guglie: strano inverno, tutto da capire, tutto da interpretare. Il Moregallo è la mia montagna magica, da dove osservare l’orizzonte e decidere sul futuro. Vengo quassù in cerca di pace: spesso per sdraiarmi sulla cima e prendere le decisioni quando ho voglia di cambiamento.
La Crestina Osa è una cavalcata lungo l’evidente ed aerea cresta che risale sul versante sud. Cinquecento metri di via che oscilla tra il III+/IV- . Mai difficile, mai banale. In vita mia l’ho sempre percorsa slegato, il più delle volte reggendo il passo di alpinisti più esperti che la divoravano quasi di corsa. Forse è anche per questo che volevo godermela da solo oggi.
Intendiamoci, mi raccomando, non adate lassù soli e slegati solo perchè ci sono andato io! Ci sono “vuoti” verticali da oltre 80 metri, i passaggi impegnativi sono pochi ma i pericoli assolutamente reali e da non sottovalutare. Serve pratica ma sopratutto “testa”!
Tre anni fa, in una calda giornata di maggio, affrontai la crestina indossando i miei scarponcini da trekking. Forse erano le scarpe, forse la testa, ma giunto all’uscita del primo torrione mi bloccai e non ci fu verso di passare oltre quel passaggio un po’ esposto. Forse era il caldo, forse erano i pensieri, semplicemente non riuscii mentalmente ad affrontare il “passo”, a superare l’incertezza del vuoto. Dovetti rassegnarmi ad arrampicare in discesa per 45 metri e a raggiungere la cima del Moregallo seguendo con umiltà il sentiero.
Oggi i miei pensieri sono più leggeri, o forse sono solo più allenato a portarli nello zaino: “Guardati intorno Birillo, sei un bastardo fortunato! Non abbassare la testa!!”. Il panorama è incredibile e la sensazione di libertà assoluta. Aggrappato alla roccia del Moregallo senti il destino tra le mani: quale sensazione potrebbe essere più corroborante per l’anima?
Affronto l’ultimo muretto, il passaggio friabile attraverso la roccia gialla e finalmente il “ponte”. La Madonnina, la croce, il Rosa all’orizzonte e le Grigne di rimpetto. La prima volta che ho fatto la crestina OSA avevo 22 anni, mi allenavo per il Pakistan. Sono passati anni ma in fondo sono lo stesso ragazzino che ero allora: irrequieto, incontrollabile, lanciato verso l’ignoto. Fino ad oggi me la sono sempre cavata egregiamente. A Bruna vado bene così: alla soglia dei quaranta perchè dovrei cambiare?
Davide “Birillo” Valsecchi