L’altra settimana Ivan Guerini e Joseph Prima mi hanno letteralmente asfaltato. Hanno aperto ben tre nuove vie ai Corni ed io non sono minimamente riuscito a stargli dietro: zero, una prestazione assolutamente imbarazzante. Certo, non è pensabile confrontarsi loro, sono davvero davvero due straordinari fuori classe: Ivan è stato il primo italiano a superare in arrampicata libera il VII grado e Joseph basta osservarlo sulla roccia “nuda” per capire quale alieno sia. Partire in svantaggio per me non è un problema ma una frase di Joseph si è incuneata nella mente: «Birillo, eri forte il doppio quando abbiamo fatto la Panzeri lo scorso anno. Che è successo?»
Già, che è successo. All’epoca ero molto più allenato ed attivo mentre ora, dopo il Pizzo D’Eghen a Luglio, ho arrampicato davvero pochissimo. Forse allora ero anche più rilassato, ora invece sono tanti i pensieri che distraggono. Così ho cominciato a ragionare: io sono, ero e resterò una straordinaria schiappa, l’unica talento che possiedo è una scriteriata determinazione ed una schizzofrenica volontà. Sulla Panzeri o sul Pizzo d’Eghen ero pronto a dare battaglia tra le fiamme attingendo ad energie e risorse insospettate che ora mi sembrano assolutamente precluse.
Così, alla soglia dei 40, ho imparato qualcosa sulla mia arma segreta che ancora non avevo compreso:
la volontà non basta senza la giusta motivazione, il giusto scopo.
Non posso allenarmi, alzare il grado o fare quello che fanno tutti per migliorare, per padroneggiare il gesto. Non funziono così. A me non interessa il “come”, a me interessa il “perchè”. Per due anni ho arrampicato ai Corni perchè volevo raggiungere posti che mi sembravano inarrivabili, perchè volevo osservare le mie montagne da un punto di vista concesso solo a pochi. Fanculo il grado, la difficoltà e tutto il resto: la mia non era arrampicata, era avventura!
La sola cosa sensata da fare era ricominciare, ricominciare dalle basi. E le basi da queste parti hanno due nomi: Fasana e Dell’Oro. Ho alzato lo sguardo dalla finestra ed ho visto quello che avevo sotto il naso ormai da mesi: il Corno Rat. Può sembrarvi ridicolo ma non avevo mai arrampicato al Corno Rat sebbene spesso, partendo a piedi da Asso, sia venuto a percorrere la ferrata ( …la prima volta, sbagliando strada, come un babeo la feci in discesa al mese di luglio: un inferno!!). Ora mi è davanti ogni volta che esco di casa!
Quindi ho scritto a Mattia: “Ma se domenica facessimo la Dell’Oro al Corno Rat?”. Ovviamente domenica mattina eravamo all’attacco. Al primo tiro ero assolutamente pentito della mia scelta e la mia mente era quasi in black-out “Vedi come ti muovi male? Come sei instabile e lento nei movimenti? Ti rendi conto che sei pesante? Che se dovevi diventare bravo lo saresti già diventato e che ora sei vecchio? Non ti rendi conto che dovresti lasciar perdere tutta questa storia dell’arrampicare? Vai a camminare piuttosto, rassegnati…vai a far funghi con i pensionati!!”
Il mio corpo però iniziava a sciogliersi ed il brontolio della mia voce sembrava acquitarsi lasciando spazio ad una voce sconosciuta e solo immaginata: “istu Pierino, se che ghe la fem minga a salta fö e so minga me fem a turna indree”. Già, la leggenda di Darvino e Pierino Dell’Oro: io ero nel famoso diedro e più avanti mi attendeva la verticale placca che i due giovanissimi avevano superato con un eroico lancio della corda su una pianta.
Fanculo il grado, fanculo la tecnica, fanculo le anche che non seguono il peso, i piedi insicuri e le prese incerte che le dita non riescono a tenere. Quei due ragazzi negli anni ‘40 avevano superato e vinto l’ignoto, volevo vedere anche io quello che avevano visto loro: il resto era un dettaglio, un problema da risolvere come mille altri.
Il secondo tiro inizio a carburare. Mattia raddrizza la via evitando il terrazzino erboso e gustandosi roccia dritta e lavorata. Per me va bene, nemmeno ci faccio caso al traverso successivo: tanto ormai con i traversi ho l’abbonamento. Peggio del pendolo sull’Eghen non può essere… Il terzo tiro è scoppiettante, 100% Corni di Canzo! Mi ritrovo a penzoloni appeso ad un chiodo per un braccio: «Fanculo l’arrampicata libera! Qui la questione è non venire a basso! Darvino!!!!!!».
Passiamo ed arriviamo in sosta preparandoci a superare il famoso “cavo metallico” che sopperisce al mitico lancio della corda. In quel momento sotto di noi, da una via sportiva, emerge una ragazza che inizia a recuperare un sacco grigio ipertecnico della black diamond. Lei ed il suo ragazzo erano all’attacco con noi. Continuavano a parlare al cellulare con degli amici che, evidentemente, erano in Val di Mello in coda su Luna Nascente aspettando che le altre cordate più lente proseguissero: “Bhe, ma se riescono a farla in conserva perchè non superano?” aveva chiesto lei. In quel momento mi era venuto in mente che anche io e Mattia avevamo tirato Luna Nascente in conserva protetta, ma non era stata una cosa voluta: come due sfigati dei Corni di Canzo avevamo saltato involontariamente una sosta!! Tuttavia era chiaro che tra noi quelli fighi erano loro: “Amore, che facciamo? Ci scaldiamo su un 5c o su un 6a?”. Il mio umore era già affossato, quei due erano riusciti a seppellirlo prima ancora di toccare la roccia.
Ma ora loro erano sotto di noi ed io ero di nuovo carico e galvanizzato da Darvino e Pierino. Lei, visibilmente scocciata si lamentava “E’ un’arrampicata senza senso, che posto di m***a che hai scelto!” Io, 30 metri sopra, ero appeso al cavo metallico e cominciavo la mia traversata. Alzando lo sguardo mi ha visto e, ancora più sconcertata, è esplosa “Ma che c***o stanno facendo quei due?!”. Appeso nel vuoto mi è venuto da ghignare divertito: “Hey Pupa! Questa non è la Val di Mello, qui si balla una musica diversa: benvenuta ai Corni!”
Alla base di quella parete ero fermamente convinto che avrei abbandonato l’arrampicata. Prima di raggiungerne la fine ero nuovamente rapito: “Hey Mattia, guarda là che storia: secondo te si passa? Chissà cosa c’è dall’altra parte?” Già, quello che davvero serve è la giusta motivazione, al resto pensa la volontà!
Mentre noi eravamo sul Corno Rat, Joeseph era tornato alla Torre Tonda con un suo amico, Giuseppe “Pepott” Stanga. Nonostante il giorno prima fosse sul Monte Bianco in una via di misto con l’amico Corrado “Korra” Pesce, nonostante i vibranti 5 gradi che il vento trascinava giù delle Moregge, è riuscito ad aprire una nuova via! Un alieno!!
Milksop (Ragazzo debole), Torre Tonda – NoSpitZone – Corno Orientale. Difficoltà: VIII- UIAA. Materiale: solo friends fino al 0,75. Scopritori: Giuseppe (Joseph) Prina, Giuseppe (Pepot) Stanga. Data ascensione: 1 novembre 2015
Ivan “Oceano Irrazionale” Guerini, Joesph “Celeste Nostalgia” Prina, Mattia “Stellina” Ricci e Birillo “Cuori Infrangibili” Valsecchi: è un gran momento per essere schiappa ai Corni!!
No, non riusciremo ad essere come loro ma questo per due semplici motivi:
- il primo è che noi siamo indigenti autoctoni figli del calcare dei Corni di Canzo (per di più del versante nord e riemersi dagli abissi speleo!).
- Il secondo è che sono proprio loro ad averci insegnato come cercare la propria via, unica e spesso irripetibile.
Sono a Casa! Ritrovata la giusta motivazione questo ragazzo debole saprà stupire, di nuovo!
Davide “Birillo” Valsecchi