La brezza è una massa d’aria in movimento che può essere originata da un insieme di concause davvero più disparate e imprevedibili. E’ una forma di energia che non sai mai da dove arriva e che di mezzo in mezzo passa attraverso l’etere e continua. Osservando il suo comportamento si parla di effetto farfalla quando si descrivono le piccole condizioni iniziali che possono variare di molto quelle di un intero sistema.
Pier Luigi Airoldi, non sa quale magia da lontano muova il suo cuore, ma come una brezza alpina, che scende e che sale, che vorticosamente si agita senza lasciare campo a sosta alcuna, desidera proseguire il suo cammino e non può farne a meno.
Così, con il suo sguardo semplice, si trova sotto al torrione Costanza. Si tratta probabilmente del campanile più bello, ma anche di uno dei più severi di tutta la Grignetta. La prima salita risale al non lontano 1914 e nel’33 vi è stata la storica scalata della cordata composta da Cassin, Mario dell’Oro “Boga” e Mery Varale.
Dal quel momento sono state aperte svariate linee sulle pareti tra cui la via “Gatti”, che ancora oggi ha pochissime ripetizioni. Adesso è il momento di Luigino, che desiderar ripetere questa magnifica linea insieme all’amico Roggia. E’ una via difficile e Luigino vuole farcela. S’impegna e vince tutte le lunghezza fino ad uscirne in cima nonostante il poco materiale che ha con sé. Nell’ultimo tiro non mette alcunchè e va da sosta a sosta senza piazzare protezioni, arrampica in libera senza chiodi a cui attaccarsi, con la corda che pende come un vello inerte.
Quando arriva in vetta ci trova Mario Dell’Oro in persona, insieme agli amici Piloni e Butti che subito lo rimproverano per lo slancio ardito, ma molto pericoloso dell’ultimo tiro! Parlano un po’ e fanno amicizia, poi scendono ai Piani Resinelli. I tre veterani li portano a mangiare a Ca di Zòcui, cioè la “Società” o “Casa”, “degli zoccoli”, dove i Ragni di Lecco vanno dopo le salite. E’ un incredibile onore secondo le classiche regole non scritte del “popolo” degli alpinisti e delle relative “bande”.
Il gruppo “Sempre al Verde”, èun team di fortissimi scalatori fondato nel 1946 da Giulio e Nino Bartesaghi, Franco Spreafico, Emilio Ratti e Gigino Amati. Si tratta di arrampicatori molto esperti ma giovani, con pochi mezzi di sostentamento e tantissima voglia di dire la propria nel mondo alpinistico dei numi tutelari. Al gruppo si aggiungono dopo poco altri alpinisti come Gigi Vitali, ed il nome viene modificato in “Ragni della Grignetta” conosciuti anche come “Ragni di Lecco”. Presto anche Riccardo Cassin, Carlo Mauri, Casimiro Ferrari e altri ancora vestiranno l’identificativo maglione Rosso.
Per uno scalatore che sogna l’infinito, come Luigino, i Ragni costituiscono un punto di riferimento davvero notevole. All’inizio degli anni ’50 Riccardo Cassin propone ad Airoldi di entrare nel gruppo e lui si presenta- Non sono facili le candidature e i membri non lo conoscono alpinisticamente. Luigino perciò non viene ammesso subito, ma entra l’anno successivo insieme all’amico Annibale Zucchi.
Questo è uno passaggio tratto da “Inseguendo la brezza”, un libro in cui Christian Roccati racconta e descrive le avventure di Pier Luigi Airoldi. Io ne ho una copia autografata da Luigino che conservo gelosamente. Ogni tanto, quando la quotidianità mi spinge alla deriva nella bonaccia, ne leggo qualche pagina e riprendo a sognare, a credere in nuove avventure. Oggi mi è bastato un alito di vento per scuotere le mie vele, per alzare lo sguardo verso nuovi orizzonti: a volte è sufficiente una piccola speranza per scuotere una mente intorpidita ed immobile.
Ho aperto il libro a caso e sono capitato su questa storia. Ho voltuto trascrivere qui questo passaggio quasi come un rigraziamento per l’inaspettato incoraggiamento che ha saputo darmi. Inoltre credo che ai Badgers possa piacere conoscere la storia dei “Sempre al Verde” e delle “bande” del popolo delle montagne.
La barca nella fotografia? E’ la San Giuseppe Due, la prima imbarcazione italiana ad aver raggiunto l’Antartide. Luigino Airoldi, che non era mai salito su una barca, fu un membro dell’equipaggio italiano protagonista dell’impresa. Il suo viaggio in mare, salpato da Ushuaia, aveva incredibilmente avuto inizio molti mesi prima in un solitario ghiacciaio dell’Alaska. Come era stato possibile che, disperso tra i ghiacci dell’estremo nord del mondo, si era ritrovato imbarcato verso i ghiacci dell’estremo sud? Bhe, la vita è un viaggio inaspettato: a volte si deve davvero dare ascolto alla brezza.
Davide “Birillo” Valsecchi
“Per me l’importante era prendere e partire, non si sapeva come e quando, poi in qualche modo si faceva”. Luigino Airoldi