Era da un molto tempo che Mattia ed io non arrampicavamo insieme. In parte per via del suo polso in guarigione ed in parte per colpa della mia “testa”, spesso distratta da rogne professionali. Così ci siamo fatti una promessa: “Sabato combiniamo qualcosa!”
Con gli zaini carichi di corde e materiale abbiamo superato prima Sambrosera e poi l’attacco della Crestina Osa per inoltrarci nella NoSpitZone del Versante Sud del Moregallo. Insieme abbiamo curiosato intorno alla “Birillo’Crack” poi, sfilando sotto “Lo scoglio di Arianna”, ci siamo spostati verso est cercando di raggiungere la base della cresta rocciosa che risale verso l’anticima dell’anticima del Moregallo.
In tutta quella zona si avventurano per lo più solo mufloni e “Tassi”. Seguendo nel paglione le piste animali abbiamo trovato un piccolo diedro ed abbiamo deciso iniziare da quel punto la nostra esplorazione-salita.
Il diedro, inizialmente molto aggettante, offre sulla destra una profonda fessura decisamente bella. I suoi bordi, compatti e vivi, possono essere afferrati mentre il suo interno, rugoso e graspoloso, è abbastanza ampio da permettere un efficace lavoro di incastro tanto con le mani quanto con l’intero braccio. La conformazione della roccia, sebbene a tratti decisamente fragile, permette di progredire in spaccata offrendo buoni “scalci” all’indietro.Nella spaccatura è possibile proteggere a friend, lavorare piacevolmente di incastro e spaccare in opposizione. Tutto molto bello, ma la quantità di erba che cresce nella parte alta del diedro crea non poche difficoltà per l’uscita. Tuttavia il primo tiro, sebbene all’inzio sembrasse poco convincente, si è dimostrato più pregevole e godibile di quanto possa apparire in foto.
Putroppo, a causa dell’erba che mi impediva una posizione stabile, non sono riuscito a scattare una foto dell’interno della fessura. Tuttavia ricordo benissimo di averci infilato un braccio steso fino alla spalla: una posizione inconsueta ma appagante! Da secondo ho provato a pulire ma purtroppo, con i piedi comunque sullo sporco, non ho potuto concludere il “numero” che mi ero prefisso: incastrato in quel modo in caso di scivolata ci avrei lasciato la spalla. Tuttavia il primo tiro merita di essere rivisitato!
La sosta è un piccola pianticella che, caparbiamente, sta demolendo la roccia che la ospita. Regge ma vale la pena integrare con un chiodino…
Il secondo tiro è un diedro abbastanza chiuso proteggibile anch’esso a friend nella fessura più interna. Sembrava piuttosto fragile da sotto ma, salendo, la roccia si mostra compatta e concrezionata: ovviamente per gli standard dell’Isola Senza Nome e considerando la quantità di materiale instabile che inevitabilmente è presente in una “prima”.
La sosta è una solida pianta a cui affidarsi prima di raggiungere la cresta erbosa. Giunti in quel punto ci siamo cambiati le scarpe e, slegati, abbiamo dato un occhiata intorno. Sulla destra c’è un bel diedrone concrezionato che a tratti strapiomba. Dal basso non sembra proteggibile a friend ed anche la chiodatura appare delicata e laboriosa. Visto che un simile passaggio richiede tempo e dedizione abbiamo ripiegato sulla sinistra risalendo rocce e prati rimontando fino al successivo attacco della cresta.
Noi l’abbiamo affrontato slegati ma, data l’esposizione, se non siete “avvezzi” nella progressione su paglione e rocce conviene organizzare una sosta e legarsi. Giunti alla base della cresta anche noi ci siamo rilegati piazzando una sosta su una piccola pianta: visto che non la situazione non era chiara ed il vuoto significativo, abbiamo proseguito con la dovuta prudenza. La difficoltà principale è un breve muretto iniziale che si può fare anche senza scarpette (…se siete legati!!).
Giunti sulla sommità si è praticamente a metà della cresta e si deve affrontare un lungo traverso. L’esposizione non è da sottovalutare, i prati sottostanti distano una buona quarantina di metri, tuttavia la qualità della roccia è ottima, molto lavorata e godibile. Slegati abbiamo messo la corda nello zaino risalendo senza difficoltà fino alla “Porta del Corridoio”. Sono già stato in quel punto della cresta e credo di averlo fotografato un migliaio di volte, tuttavia c’è ancora molto da fare prima di potervi raccontare della “porta”, del “corridoio” e del “diedro dei Tassi”. Mattia avrebbe voluto dare una sbirciata più approfondita ma quello è un “viaggio aereo” che voglio godermi in assoluta calma e con il supporto di tutta la squadra.
Costeggiando il fianco destro della cresta siamo arrivati alla cima dell’anticima. (… e dovremmo pur darglielo prima o poi un nome degno a sto benedetto cucuzzolo!!!!). La vetta rocciosa è davvero piacevole e la vista da lassù è davvero strepitosa!!
Visto che eravamo in zona abbiamo fatto un salto alla Grotta deI Tassi del Moregallo e poi, seguendo il Paolo ed Eliana, siamo tornati al campo base dove ci attendeva Bruna con due bei piatti di pastasciutta! Un’altra giornata al Moregallo, un’altra godibile via nuova di zecca: quest’inverno atipico è pieno di sorprese!
Davide “Birillo” Valsecchi