La regola del Cerchio

CIMA-ASSO.it > BadgerTeam > La regola del Cerchio

samurai-enso-bushido-way-mariusz-szmerdtC’è chi comunica a parole, chi per iscritto, qualcuno invece lo fa a cazzotti. Ieri sera, con un mio giovane e nerboruto amico, ho avuto un‘intensa chiacchierata di quest’ultimo tipo. Fortunatamente sono ancora leggero sui piedi, nessuno dei treni merci che mi hanno puntato ha raggiunto il bersaglio mentre, con un certo orgoglio data l’età, le mie bordate d’alleggerimento sono state precise, efficaci e senza danni. Adattarsi ai diversi linguaggi è una delle mie capacità. Comunicare, al di là dell’idioma usato, è sempre positivo: specie se alla fine della “chiacchierata” ci si ritrova “leggeri” e pacificamente seduti su un prato a discutere i dettagli.

«Dopo il Pizzo D’Eghen non ci hai più dato la stessa attenzione. Perchè non mi hai più chiamato?» Curiosamente tutti fanno riferimento al Pizzo D’Eghen attribuendogli un significato Karmatico che supera di gran lunga le mie riflessioni su quella travagliata avventura. Dopo il Pizzo sono successe un sacco di cose decisamente più importanti: mi sono sposato, ho cambiato casa, cambiato lavoro. Tutti cambiamenti che hanno modificato radicalmente le mie abitudini ed il mio tempo. Oltre a questo anche le persone attorno a me sono cambiate. Mattia ha avuto il secondo figlio, Joseph ha intrappreso una nuova avventura, Bruna si è tirata un macigno sul piede e Boris ha alzato un gran polverone per nulla. Dopo il Pizzo sono successe un sacco di cose: i cambiamenti, a volte impercettibili, a volte radicali, sono gli indelebili passi di un’inevitabile evoluzione; a volte in meglio, a volte temporaneamente (e forse propedeuticamente) in peggio. Questa è la vita, è così che funzionano le cose. Il Pizzo, in tutto questo, è rilevante solo come tempestoso monito. Ma, onestamente, siamo circondati da pericoli e difficoltà spesso più subdole e terrificanti.

Proviamo a giocare un po’ con la geometria. Formare un gruppo è come disegnare un cerchio. Si punta il compasso in un punto, il centro, e si allineano una moltitudine di punti lungo la circonferenza. Un cerchio rimane tale fintanto che tutti i punti della circonferenza restano equidistanti dal centro e solidali tra loro. lI punto centrale ha la grande fortuna di confrontarsi con tutti i punti della circonferenza ma, di fatto, è circondato e costantemente sotto gli occhi di tutti.

Il Pi-Greco è un numero con cui, fin dai tempi di Archimede, si è cercato di rendere lineare la natura a tratti inafferrabile del cerchio: un numero, concettualmente infinito ed incalcolabile, che ancora oggi racchiude grandi misteri. Se pensiamo poi ai tentativi di “quadratura del cerchio” ci si imbatte in problemi e fantasie anche più strambe. Il cerchio, l’anello, possiede davvero qualcosa di magico ed è per questo che è così radicato nella tradizione di ogni cultura.

Nel medio-evo si riteneva che un maestro dovesse formare attorno a sè un cerchio di allievi, e che ogni allievo, chiamato a diventare poi maestro, formasse a sua volta un proprio anello. In questa visione delle cose c’è del buono ma anche del meno buono. Spesso il centro iniziale, rimanendo il punto di rotazione di tutti i successivi cerchi, acquisisce un pericoloso potere piramidale e tutta la struttura tende ad assomigliare ad una setta o a un circolo di stronzi autoreferenziali. No, direi di prendere alcuni degli aspetti positivi e lasciare tutto il resto del medioevo al passato.

Curiosamente il nome della linea che unisce due punti lungo la circonferenza si chiama “corda”. Teoricamente un cerchio può essere descritto anche come l’insieme delle “corde” che legano tra loro i punti della circonferenza. Certo, computazionalmente parlando è un disastro, tuttavia lo sforzo svincola dall’avere un centro, trasformando ogni singolo punto della circonferenza in un potenziale punto di rotazione di tutto il cerchio. Anzi, l’assenza di un centro permette poi ad ogni singolo punto di appartenere ad un insieme potenzialmente infinito (nello spazio e nel tempo) di altri cerchi intersecati tra loro. Inoltre, l’insieme delle corde intrecciate in un cerchio forma la più comune delle “reti”: qualcosa di piuttosto utile quando una singola corda non è sufficiente a trattenere una caduta. 

Ecco: io non voglio essere il centro, voglio essere uno dei tanti punti sulla circonferenza, voglio osservare il movimento di chi mi è vicino come se fossero brillanti stelle dotate di un moto proprio. Un moto caotico ma ordinato che io chiamo “libertà”. (Ma se passiamo dalla geometria all’astronomia passando dalla filosofia rischiamo davvero di perderci!!).

Quindi non stupirti se ogni tanto scompaio, se mi perdo in qualche misterioso meandro e ti sembro distante. “Uno stregone non è mai in ritardo, Frodo Baggins. Né in anticipo. Arriva precisamente quando intende farlo.” Solitamente, come ieri sera, quando serve rispondere ad una chiamata, quando è importante essere. (…diversamente contattare Bruna orario pranzo).

Vedi, i Badgers dovrebbero avere una certa affinità con le corde, è qualcosa che hanno imparato ad usare per tutelare se stessi e gli altri. A volte, per diletto, arrampichiamo senza, ma quando la faccenda si fa seria è qualcosa su cui siamo abituati a fare affidamento. Per questo è importante averne cura, tenerle in ordine, prestare attenzione ai nodi e all’attrito sulla roccia. Quando il tempo e l’uso le hanno rese logore ed inaffidabili bisogna sostituirle… le corde però, non il compagno!

Io non lego con tutti, quando lo faccio è una scelta consapevole: sono abituato a scegliere le persone. A volte un legame è una salvezza, a volte un vincolo frenante. Per questo è importante sapere quando lascare e quando recuperare in fretta per bloccare. Sai bene inoltre quanto fastidioso (e a volte persino pericoloso) sia avere tra i piedi una corda inutile ed annodata quando è il momento sbagliato. Per questo la mia corda in questo periodo è stata discreta e tutt’altro che invadente: credevo non ne avessi bisogno per continuare le tue esplorazioni.  In ogni caso basta solo urlare “Recupera!!”, “Lasca!”, “Tieni”, “Okkio” perchè io “manovri” come meglio ritieni di avere bisogno.  Parlarsi attraverso la corda, quando non ci si vede, è parte fondamentale dell’arrampicata.

Quindi stai tranquillo e non ti preoccupare, questo vale per te quanto per tutti gli altri. Sono le tempeste a dare la misura della bontà di una barca e dell’affiatamento di un equipaggio. Quei cazzotti da signorina con cui hai cercato di prendermi erano solo brezza, niente di preoccupante: la nostra squadra è in grado di reggere ben altro!

Un abbraccio

Davide “PiGreco” Birillo

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