In un mondo surreale soreseggio birra al bancone, giggioneggiando ammiccante con un signorina della Nuova Caledonia, alla deriva nei suoi marcati lineamenti esotici e nell’intenso accento francese. Sguero intanto sale in cattedra e snocciola perle di saggezza sulle meraviglie alpinistiche e speleologiche del piccolo arcipelago francese, sperduto nell’oceano Pacifico sudoccidentale. Chissà in quale strano modo lui, che neppure possiede una tv, conosce tanto di un posto così lontano!
Se il tramonto ci coglie con la mente in paesi lontani, l’alba era stata assolutamente indigena ed il calcare tra i più nostrani. Le stranezze però sono omni-presenti e per una caotica serie di coincidenze alla nostra brigata si è aggiunto un personaggio d’eccezione: Rino Bregani.
Rino è un medico in forza al Corpo Nazionale del Soccorso Alpino Speleologico ed è uno dei tre medici italiani che sono intervenuti nel difficile e famoso intervento di soccorso a Riesending Schachthohle, nel 2014 in Baviera. Un’operazione internazionale in cui le squadre italiane del CNSAS si sono distinte per competenza e resistenza: Rino ha trascorso 85 ore filate attaccato alla barella ad oltre 900 metri di profondità! Sovraumano!
Tempo fa TeoBrex si era lasciato sfuggire sulla mailing-list speleo delle Grigne che arrampichiamo con Ivan Guerini. Rino, leggendo quel messaggio, aveva contatto Teo raccontando il loro primo incontro negli anni ‘80 ai giardini milanesi, dove all’epoca si allenavano molti arrampicatore cittadini. Un rapido giro di telefonate tra i “tassi” e due giganti, di mondi diametralmente diversi, formano per la prima volta una cordata insieme: ecco l’occasione e l’ospite speciale per cui qualche giorno fa abbiamo comprato un canapone nuovo!
La nostra esplorazione continua al Gran Madornale che, insieme alla Rocca dei Malandrini, è una delle tante “ZoneNoSpit” ancora taciute e tetutelate da Ivan (…prima o poi sarà lui a raccontarvi qualche dettaglio in più). Un nebbiolina fredda ci accoglie tra i torrioni ma la compagnia è spassosa e niente ci impedirà di godere della giornata insieme. Io e TeoBrex, mai come oggi, siamo le due matricole del gruppo e questo ci dà la possibilità, mentre Ivan insegue linee via via sempre più agghiaccianti, di essere anche più casinisti e petulanti del solito.
La prima via è di due lunghezze, rimonta l’esterno di un diedro e supera dall’alto uno stupendo camino a forra prima di raggiungere la sommità del torrione. La roccia è magnifica ma come sempre, essendo una “prima”, è tutta da capire, da leggere. Nonostante qua e là sia fragile è un “calcare vaporoso”, lavorato dagli elementi ed arricchito nelle forme. Leggisi: c’è uno sfrego di roba che si muove e si stacca, anche decisamente grossa, ma è pieno anche di magnifici appoggi che, se reggono, sono una vera goduria!
La seconda è una sola lunghezza, rimonta un camino (scelto per farmi contento “Così il nostro nat umano si incastra per bene!”) prima di attaccare un rimonto aggettante delicato e fisico. Guero fa un gran lavoro di friend e, con un cambio piede fulminante, rimonta lo strapiombo svincolandosi sotto il “tavolo” instabile che capeggia l’uscita. “Mi raccomando, questo non toccatelo!” Io e Teo disegniamo, corda dall’alto, varianti più mansuete mentre Rino, ormai in piena intesa con Ivan, lo insegue nei passaggi più complessi.
Mentre noi recuperiamo il materiale Ivan, in libera solitaria, attacca la parete buia del Gran Madornale inseguendo un fessura aggettante a caccia di una piccola clessidra. La roccia non è più vaporosa, lavorata dal sole e dalla pioggia, è scura, poco invitante e buia. La grande fessura attraversa evidendente la parete in un doppio obliquo, per raggiungerla si deve però superare un attacco decisamente violento. Ogni volta Ivan era tentato ma, fortunatamente per noi, appariva sempre nera ed umida. “Aspettiamo asciughi…”. Oggi però c’è un ospite speciale e non sembra intenzionato a trascurala oltre.
Tocca a me fargli sicura e seguirlo nei passaggi delicati. Rimonta il primo strapiombo raggiungendo un “quasi” terrazzo su cui è appoggiato un pilastro instabile che gli arriva al petto. Lo strapiombo successivo è la porta per la grande fessura ma deve riuscire a superarlo senza toccare il gigante inquieto. “Biriz, spostati più sopra a farmi sicura che se questo si muove vi esplode davanti… sempre che non prenda a rotolare già per la valle…”. Non so se mi agghiaccia più quel roccione o l’idea di dovere andar dietro al Guero per recuperare il materiale. Guero si alza e piazza un chiodo: io da sotto mi sposto ed inizia il suo movimento, lento, delicato, cruciale. Come quel vecchiaccio alla sua età possieda tanta forza e controllo è un mistero tutto yogico! Poi, comunque, passa: “Biriz, questo chiodo lo lasciamo. Lascia anche il cordino nelle fessura. Il resto toglilo. Ora comunque diventa più semplice: preferite che faccia sosta qui o vado fuori in cima?” Io e Teo speravamo desistesse ed ora ci guardiamo l’un l’altro spaesati: “Tu vai su? io no…” “…io neanche, ho già dato con i boccioni instabili!”. All’unisono ci giriamo verso Rino: “Bhe, Rino, questo è il tuo primo giorno: tocca a te!” Rino accetta divertito e per nulla intimorito.
Ivan se la ghigna dall’alto ed esce in cima al Gran Madornale inseguendo la spaccatura che da tanto tempo voleva vedere. Quando Rino attacca il primo strapiombo io e Teo ci rendiamo conto di tre cose: la prima è che ci è andata di lusso schivando il tiro, la seconda è che Rino è davvero forte, la terza è che l’esperienza di quei due, acquisita in decenni, è qualcosa che spesso appare fisicamente visibile nei movimenti. “Bhe, Teo, mettiamola così: era quasi quarantanni che dovevano legarsi insieme, lasciamo che questa via sia qualcosa di speciale solo tra loro. Aspettiamoli qui…”
Poi vabbè, la via verso casa è sempre lunga e spesso, prima di ritrovarsi davanti la pasta asciutta di Bruna, si allunga anche in improbabili deviazioni attraverso il Pacifico: la vita è un curioso viaggio avventuroso!
Davide “Birillo” Valsecchi