Onestamente non so se “nuda” nel nostro dialetto si scriva con una o due “T”, il suono nostrano ne suggerirebbe una sola. Tuttavia il grande pratone giallo, nudo di piante, è l’unica porzione del San Primo che si vede da Cranno e dalla casa in cui sono cresciuto: quel drappo di velluto che si staglia sul cielo azzurro all’orizzonte ha sempre avuto un fascino particolare per me (la cresta verde che unisce il Roncaglia al Gerbal sopra i Cambrai) Da piccolo, anche in questo periodo, partivo insieme a mio papà dalla colma di Sormano con gli sci da fondo, quelli con le leggendarie scarpette dalla punta a papera, seguendo la vecchia mulattiera fino a Spessola. Qui c’era un vecchio casotto di caccia dove, in mezzo alla neve, ci fermavamo a fare merenda prima di tornare verso casa. Più recentemente, quando ho fatto il giro delle cime del lago, ci ho persino dormito in tenda: uno dei luoghi più sereni dove trascorrere in pace un po’ di tempo. Per questo, complice le belle giornate di questi strani inverni, ne ho profittato per portarci a spasso Bruna. Purtroppo oggi non ho troppo tempo per scrivere e dovrete accontentarvi delle foto immaginando la storia che le lega tra loro. Questa sera i Badgers salgono al Corno Occidentale per illuminare anche i Corni di Canzo nella notte delle fiaccolate: un sacco di preparativi da finire! Quindi fuggo dalla tastiera: a presto e tanti auguri!
Davide “Birillo” Valsecchi