Croci e Bandierine

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La casa in cui sono cresciuto è molto vecchia, risale alla fine dell’800. L’architetto che la costruì curiosamente aveva lo stesso nome di mio padre. In un angolo della facciata, in basso nascosto tra le rose, l’architetto lasciò un “bottone” immerso, ma ben visibile, nell’intonaco rosa della casa. Una cosa in verità piuttosto curiosa. Un giorno, all’età di cinque o sei anni, litigai con i miei genitori, forse per un capriccio o per qualcosa che mi era stato negato. Mi arrabbiai a tal punto che decisi di fare qualcosa di cattivo: presi un sasso e distrussi quel bottone. “Ecco cosa posso fare! Guardate cosa posso fare quando mi fate arrabbiare! Nessuno può impedirmelo!!”. Nessuno mi vide compiere quel gesto e nessuno si accorse mai che il bottone era stato rotto. Solo io lo sapevo ma, passata la rabbia, continuavo a pensarci. Avevo distrutto il ricordo di una persona, una persona che non conoscevo e che non mi aveva fatto nulla, una persona che non esisteva neppure più, se non nel ricordo tangibile di quel bottone lasciato a testimonianza. Quel bottone aveva forse il triplo della mia età ed io avevo fatto una cosa semplicemente terribile. Pensai a quel bottone per anni e riuscii a fare pace con me stesso solo quando trovai una moneta della giusta dimensione da infilare nel “vuoto” lasciato dal bottone. Quella moneta avrebbe ripristinato il “ricordo” e sarebbe stata la testimonianza del mio errore, della lezione che avevo appreso.

In questi mesi sulle nostre montagne, soprattutto quelle ad est del lago, è nata una piccola ma intensa faida tra “croci di vetta” e “bandierine tibetane”. In realtà questi oggetti non hanno tra loro nessuna animosità, ma altrettanto non si può dire delle rispettive fazioni. In passato mi sono occupato del restauro di croci, madonnine e lapidi danneggiate o vandalizzate sulle nostre montagne. Con lo stesso entusiasmo ho dato anche vita a piccole iniziative legate alle bandiere tibetane, sia sulle montagne del lago che su quelle Himalayane. Quindi, curiosamente, entrambi i lati della contesa si sono rivolti a me in cerca di supporto per la propria causa. Io, come spesso accade, ho finito per litigare bruscamente con entrambi (non vado mai per il sottile in una contesa).

Io sono molto attento a distinguere gli aspetti spirituali da quelli religiosi e, lo confesso, le religioni sono per me più che altro una questione antropologica e sociale. Se davvero esiste un dio credo sia più interessato ai dubbi ed alla ricerca di chi si professa ateo che alle certezze di chi pensa di parlare in suo nome. Per me croci e bandierine hanno forse significati diversi ma lo stesso valore umano. Storco il naso quando una nuova croce viene issata su qualche cima, sopratutto quando grandi, ingombranti, appariscenti e trasportate con l’elicottero. Tuttavia non posso che provare affetto per le vecchie croci, che hanno resistito al tempo, che sono state lasciate (a spalla) dai nostri predecessori e che sono state testimoni di tante storie di montagna. Allo stesso modo storco il naso quando un simbolo delicato, come le bandierine del vento, viene abusato, trasformato in festoni di carnevale abbandonati con supponenza modaiola in ogni dove.

Paradossalmente il cristianesimo delle origini ha grandi similitudini e contatti con la visione del mondo buddista, più di quanto la maggior parte della gente possa essere portata a credere. Paradossalmente entrambe le filosofie apprezzerebbero più l’umiltà del mio “bottone” che le grandi cattedrali, le croci, i gompa o i templi. Anche gli umili “cavalli del vento”, quando usati in malo modo, perdono la straordinaria forza che contraddistingue lo spirito e la preghiera del “bottone”.

Ieri notte in Grignetta, teatro principe di questo scontro, è crollata la croce di vetta. Nessuno saprà mai se sia stato il vento o la mano di qualche sciocco. Le reazioni delle due fazioni sono però arrivate immediate: i “pro-bandierine” più integralisti, i rastapanda del nirvana takeaway, festeggiavano la caduta dell’idolo contestato con enfasi imbarazzante, paradossalmente simile a quella dei talebani dopo aver aver bombardato e distrutto i Buddha di Bamiyan. Ovviamente la fazione opposta, che raccoglie tanto i bacchettoni religiosi e quanto i semplici appassionati della tradizione, recriminava minacce ed accuse.

La vecchia croce è ora a terra, tradita dalla mano di qualcuno o forse piegata dalla fatica e dal tempo. Due fazioni se la contendevano e, mentre tutti erano più intenti a litigare che a prendersene cura, forse si è davvero lasciata cadere. Ora inevitabilmente arriverà una nuova croce, i rastapanda gioiranno ancora per poco perchè probabilmente sarà più grande, più solida, più imperiosa. “Hai visto? Hai visto cosa posso fare quando mi fai arrabbiare? La vedi questa? Pensi ora che il vento o una spallata potranno buttarla a terra?” Di rimando i Rastapanda faranno scaletta salendosi sulle spalle l’un l’altro per appendere le proprie bandierine più in alto, più numerose, più soffocanti. “Hai visto? Hai visto cosa faccio alla tua croce! Hai visto quante bandierine posso appendere se mi fai arrabbiare?” Il ciclo riprenderà, violento e spietato come le stagioni, mentre la vecchia croce sarà dimenticata, rottamata con i ricordi, la gioia, le testimonianze e le aspirazioni delle persone per cui “semplicemente” rappresentava la cima della Grignetta.

Questo mio fiume interminabile di parole, forse inutile ed affidato al vento, solo per ricordare la vecchia croce e sperare che il suo crollare, il suo lasciarsi andare, possa essere l’inizio per qualcosa di nuovo. Che il futuro possa essere per tutti una “moneta della misura giusta”, per ricordare e superare gli errori in una ritrovata unione.

Davide “Birillo” Valsecchi

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