Canale Nord

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In cima alla Torre Manzoni volevamo scendere sull’altro versante, quello nord, lungo l’evidente canale che, dalle sponde del lago, risale quasi “a cavatappo” il crinale nord della Torre. Tuttavia dell’alto era abbastanza difficile valutare se ci fosse la possibilità di attrezzare punti di calata o la possibilità di uscire verso il “sentiero della scala”. Così decidemmo di calarci sul lato sud, ripercorrendo la via di salita e sfruttando le grosse piante presenti. Non ultimo, per quanto mi riguarda, il lato sud era ormai noto ed illuminato dal sole, quello nord ingoiato dall’ombra e dalle incertezze. Tuttavia il “tarlo” di scoprire cosa ci fosse in quel canale non lasciava in pace la curiosità di Mattia, curiosità che è diventata incontenibile quando abbiamo scoperto che quel canale era stato risalito da Gianni Mandelli nel lontano 1981. Gianni infatti ci ha raccontato di come in quell’anno una scarica di sassi colpì ed uccise uno sfortunato automobilista che percorreva la vecchia strada costiera. Così il prefetto chiese all’allora sindaco di Valmadrera di mandare una squadra di rocciatori per disgagiare i sassi pericolanti: più o meno, in modo artigianale, quello che hanno fatto recentemente i rocciatori professionisti per i distacchi della superstrada SS36 sull’altro lato del lago. Dopo la frana ci fu il devastante incendio della raffineria e tutta la zona fa abbandonata per anni.

Oggi la vecchia strada, con le nuove gallerie, è abbandonata, invasa dalle piante e dalle macerie. I vecchi ponti sembrano in buono stato ma è un po’ inquietante pensare a come vengano ripetutamente colpiti dai massi caduti dall’alto. Lo stesso vale per le gallerie. Ad accentuare quella strana sensazione da “Zona Morta” si aggiungono i murales dipinti con lo spray sulle parte e l’incuria generale che avvolge ogni cosa di quella terra abbandonata. “extra mundo”: onestamente, sotto questo aspetto, è un posto magnifico.

In realtà, con uno sguardo un po’ più attento, la “Zona Morta” è molto più animata di quanto sembri. Oltre ad un ricovero per capre e “Smuggler”, sulle pareti a precipizio sul lago è pieno di “fix”. Quella zona abbandonata è infatti spesso utilizzata come campo d’addestramento per i gruppi speleo (sia locali che Milanesi) che qui insegnano ai neofiti le manovre base di calata e risalita. Anche la base del Canale Nord è stata attrezzata in questo modo. Tuttavia superati i 30 metri ogni segno del trapano scompare. Due anni fa, in una serata dopo lavoro, avevo provato ad alzarmi oltre. Tuttavia il canale si era difeso con grandi salti rocciosi verticali, impossibili da superare da solo e senza corda. Anche Mattia aveva fatto diversi sopralluoghi in solitaria, ma anche lui aveva dovuto desistere. Il “tarlo” però non aveva mai smesso di agitarsi.

Così qualche giorno fa Mattia e Ruggero si sono organizzati per una “Punta Esplorativa”, rubando un termine speleo, più massiccia. Insieme non solo hanno risalito il canale ma hanno anche ritrovato i chiodi lasciati, ormai quarant’anni fa, da Gianni Mandelli.

Il nostro piccolo gruppo, in modo irriverente ma assolutamente bonario, ha preso l’abitudine di intonare una buffa canzoncina ogni volta che abbiamo la fortuna, ma anche la capacità, di inseguire le gesta del “Mucchio Selvaggio”, il leggendario gruppo Valmadrerese di Gianni negli anni 70. La canzoncina è una specie di coretto da stadio in cui scandiamo in modo ritmato, quando possibile anche battendo le mani, il nome di Gianni: è una canzoncina assolutamente divertente nella sua infantile semplicità (sembra la sigla di un cartone animato anni ‘80). Credo poi ci piaccia perchè è una specie di tributo e perchè cantare in mezzo ai guai, con i compagni di cordata, è qualcosa di assolutamente speciale. Quando Mattia e Ruggero risalivano il Canale io ero al lavoro a Lecco e così, i due, mi telefonavano per aggiorarmi sui loro progressi e per farmi il coretto con la canzone di Gianni. Adorabili Bastardi!! Hehehe

“Già! Già! Già! Giannimandelli! Già! Già! Già! Giannimandelli!”

Quindi io non c’ero e posso solo riportarvi quanto mi ha scritto Mattia via “whats’Up” aggiungendo poi varie foto. “Si,mancavano 50 di misto erba per arrivare alla selletta dove siamo arrivati l’altra volta ma veniva tardi oltre a dover attrezzare la sosta, quindi siamo scesi in doppia. La prima su Carpino Bianco 50m. Poi chiodo Gianni 30m, poi sosta Gianni 50m e usciti dal canale su traccia animali per scendere alla vecchia strada. Dimenticavo ultima doppia da 30 su sasso dove c’è il chiodo di calata piegato. Un ambiente spettacolare dietro casa…”

Dall’origine del Mondo solo in due occasioni questo canale è stato risalito dagli esseri umani. Questo è tutto ciò che sappiamo su quell’angolo di mondo, abbandonato in una terra abbandonata. Tutto dietro casa, alla faccia degli “esperti” che vanno raccontando che l’esplorazione sia finita da un pezzo!

Davide “Birillo” Valsecchi

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