Picco Luigi Amedeo 1968

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“La Val Torrone” di Tullio Speckenhauser – Aggiornamento alla Guida: «Masino – Bregaglia – Disgrazia» (edizione 1936). Rivista Mensile del Club Alpino Marzo 1968.

PICCO LUIGI AMEDEO m 2810 (IGM) – Il lungo crestone SSO del Pizzo Torrone Occidentale forma, prima di precipitare con una liscia parete sull’apertura NNE del Passo Val Torrone, una vetta rocciosa che, veduta salendo al bivacco Manzi, pare un acuto. torrione incombente con una enorme parete verticale di granito rossastro sulla Val Torrone.

Per la Parete Est m 500 c. (ore 21 dei primi salitori) – 6° grado superiore. 1° ascensione: N. Nusdeo, V. Taldo – 1 e 2 giugno 1959. Senza dubbio è una delle più difficili arrampicate del Gruppo Masino – Disgrazia. Data l’importanza della salita e le difficoltà estreme continue è opportuno descrivere ogni lunghezza di corda.

Dal bivacco Manzi, si segue il sentiero Roma fino alla base della parete (h. 0,40).

1) Si attacca circa 10 metri a destra di un grande masso posto sotto la verticale delle fessure che formano quel caratteristico naso visibile anche dal basso. Per fessure si sale fino a raggiungere un diedro obliquo orientato verso destra. Si segue il diedro fino al posto di fermata a 30 metri dall’attacco (6°).

2) Si attraversa a sinistra, fino a raggiungere la fessura che scende dal naso. Innalzandosi per 3 o 4 metri la fessura si raggiunge il posto di fermata (4°-5°).

3) Raggiungere il chiodo lasciato sotto il naso, che viene superato mediante 3 cunei. Superato il naso con 3 metri di arrampicata in Dulfer si raggiunge il posto di fermata dove ci si assicura con cunei (6°).

4) Proseguire per la fessura (3 cunei lasciati) fino al posto di fermata, sotto il tetto che chiude la fessura.

5) Attraversare a sinistra per 2 metri sotto il tetto fino a raggiungere le scaglie instabili, che portano ad una fessura strapiombante. Superare la fessura che presenta scarse possibilità di piantare chiodi (6° superiore) fin dove è possibile sormontarla e piegare verso destra in arrampicata libera (4°). Si raggiunge così un comodo posto di fermata.

6) Si supera uno strapiombo di rocce instabili (5° super.) quindi per rocce rotte si raggiunge la nicchia visibile anche dal basso al centro della parete (posto di bivacco dei primi salitori).

7) Si sale per la parete a destra del camino fin dove esso strapiomba (4°). (Il posto di fermata si trova al disotto dello strapiombo).

8) Superato lo strapiombo, si prosegue per un diedro fin quando esso termina (40 metri di 5° e 6°).

9 e 10) Puntare verso l’enorme grotta triangolare cui si perviene con due lunghezze di corda su rocce instabili (4° e 5°). Nonostante la sua vastità, data la pendenza della sua base la grotta non presenta alcuna possibilità di bivacco.

11) La grotta si presenta a forma di triangolo alto 30 metri, al cui vertice superiore si apre la fessura che permette di proseguire la salita. Per raggiungerla è necessario affrontare la parete di destra all’interno della grotta (guardando dal posto di fermata verso il cielo). Si attraversa per 2 metri (chiodo) quindi, in trazione, si raggiunge una fessura che si risale con arrampicata estremamente difficile. Le fessure cieche non permettono di piantare chiodi sicuri. Raggiunta la strozzatura strapiombante, ci si incastra dentro e si sale fino a un comodo posto di fermata (6° grado super.).

12-13) Si risale il grande camino per due lunghezze di corda fino a raggiungere un cuneo di legno con chiodo (4°).

14) Dal chiodo ci si abbassa leggermente per un paio di metri verso destra fino al diedro inclinato che porta sotto un saltino strapiombante. Si supera in arrampicata liberalo strapiombo e si prosegue fino ad esaurimento della corda (5° gr.; fermata sui chiodi).

15) Si supera a chiodi un piccolo diedro; quindi si attraversa decisamente verso sinistra fino ad un posto di fermata (5° e 6°).

16) Si punta verso il diedro giallo sovrastante. Dalla sua base ci si sposta per 3 metri a sinistra, fino al posto di fermata (5°).

17) Si affronta un diedro nero, caratterizzato da numeroste fessurine mal chiodabili. Si prosegue per il diedro fino allo scomodo posto di fermata situato sulla parete di destra del diedro stesso, 4 metri sotto il grande tetto che preclude la salita (6°).

18) Si si porta sotto il tetto. Quindi, chiodando verso sinistra, si raggiunge una serie di fessure che, dopo 30 metri di arrampicata libera, portano al posto di fermata sotto grandi strapiombi gialli (5° e 6°).

19) Di qui, si attraversa a sinistra per circa 15 metri, per un sistema di piccoli diedri (cuneo) si raggiunge uno spigolo dal quale, spostandosi a sinistra si perviene alle piode della vetta.

Si consiglia il seguente materiale: 35 moschettoni, 25 chiodi Cassin normali, 10 chiodi a U medi e lunghi, 10 cunei di legno grossi, 2 corde di 40 m, 5 staffe, attrezzatura normale di bivacco. I primi salitori sconsigliavano di proseguire, durante la prima giornata di salita, oltre il loro bivacco, in quanto la parete non presenta nessuna possibilità di riposo fin sopra la grande grotta triangolare. (R.M. n. 11-12.1961).

Via di discesa – per la cresta NNE e versante ONO (1 ora c.).

Per la grande placca poco inclinata si scende alla piccola breccia fra le due vette. Si risale la 2° vetta; ci si cala quindi per un erto spigolo e per la placca sommitale, tenendosi verso la Val di Zocca, fino ad un breve diedro. Per agevoli rocce si segue la cresta spartiacque fino ad un cengione che porta ad un canaletto; ci si cala e per rocce facili si perviene ad una cengia di rocce discendenti verso destra, che porta alla base della vetta. Costeggiando la base della parete O si è in breve sul sentiero Roma e di qui attraverso il Passo Val Torrone, in Val Torrone

Tullio Speckenhauser
(C.A.I. Sez. Valtellinese e C.A.A.I.)
Relazione Storica anno 1968 di una via del 1956.

Foto a colori pubblicata sul web da Valentino Cividini nel 2005, foto in bianco e nero pubblicata nell’articolo originale di Tullio Speckenhauser del 1968 e realizzata da Vasco Taldo. 

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