Nella Val Roncaglia

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A margini della piazza di Sormano – la piazza Olgiati, quella con il monumento degli alpini –  c’è una piccola chiesetta ed una palina che indica il sentiero per “Rezzago – SS Cosma e Damiano – 25min”. Questo sentiero scende lungo la sponda del Torrente Roncaglia e prosegue lungo la valle fino a giungere a Rezzago, sbucando alle spalle della Chiesa Romanica nei pressi del piccolo ma grazioso parco giochi. Lungo il sentiero, che in molti tratti scorre a ridosso del torrente, c’è una deviazione che porta verso Brazzova, frazione di Asso. La prima volta che ho percorso questo sentiero è stata qualche mese fa: trasferito da poco tempo a Caglio cercavo una scorciatoia per tornare a casa dopo essere sceso a Sormano dal Monte Gerbal. Il sentiero, in realtà molto bello, mi aveva portato però a Rezzago, molto più a valle di quanto sperassi, obbligandomi poi a risalire lungo la strada vecchia, il “Vicolo per Rezzago”. Niente di terribile, anzi, ma mi è rimasto il pallino di cercare una scorciatoia tra Caglio e Sormano. In realtà la soluzione più semplice è la strada di “via roma” che, quasi in piano, collega i due centri abitati. Se proprio non si vuole camminare sull’asfalto l’alternativa è salire fino alla base del Muro di Sormano ed intercettare il Percorso Segantini (passeggiata piacevolissima attraverso la pineta). Tuttavia mi incuriosiva che non ci fosse sulla mappa una qualche sottile linea che collegasse i due paesi attraverso i campi. Così, come spesso accade, sono andato a curiosare con il GPS in tasca. In realtà i primi problemi sono stati due: il primo le recinzioni, il secondo i pascoli. Caglio è caratterizzato da numerose ville e spesso queste sono solidamente recintate, quindi la mia ricerca del “passaggio” doveva tenere conto degli ostacoli antropologici e doveva evitare quanto più possibile di “schiacciare l’erba” dei pascoli. In ogni caso, facendo qualche tentativo, sono riuscito a raggiungere il margine del bosco senza invadere la proprietà di qualcuno. Giunti al bosco sono stati gli animali, o quanto meno il segno del loro frequente passaggio, ad indicarmi la via. Dove l’uomo non guarda gli animali creano vere e proprie strade, costellate da migliaia di segni ed indicazioni. Dettagli che sono molto facili da individuare, almeno dopo un po’ di pratica, ma che sono quasi impossibili da rappresentare in una visione d’insieme con una fotografia. Quindi posso spiegarvi come sono fatte queste strade, come riconoscerle, ma non posso mostrarvele in una foto, ma solo “standoci dentro”, nella realtà. Ci sono evidenti segni di passaggio, orme, modifiche nella vegetazione, un sacco di “cacca” di ogni tipo, punti in cui si capisce che animali differenti hanno scavato, dove hanno trascorso la notte o si sono fermati al sole. Nel val Roncaglia, tra Caglio e Sormano, vi è certamente una intensa frequentazione da parte di caprioli (che ho avuto occasione di vedere direttamente) che di cinghiali (che non ho visto ma la cui presenza è inequivocabilmente confermata dalla fatte e dagli altri segni). La frequentazione è alta perché le “strade” sono logiche e ben rimarcate. Probabilmente faremo qualche attività di studio con il gruppo di FotoTrappolaggio per confermare il tutto con qualche bell’immagine. Il torrente Roncaglia è comunque molto bello e la quantità di “portasassi” (i piccoli insetti acquatici che si costruiscono un guscio allungato con la sabbia del fiume – larve di friganea) indicano che l’acqua è molto pulita e non inquinata.  Questo un po’ mi consolava perchè, ahimè, la scorciatoia tra Caglio e Sormano attraverso la valle è certamente agevole per i cinghiali ma difficilmente fruibile per bipedi a passeggio (io però mi diverto un sacco in posti simili!!). Così, visto che ero in zona, ho deciso di non risalire a Sormano ma di esplorare anche i “segni umani” nella valle. Il fiume è infatti attraversato da una condotta aerea che, grazie ad una specie di ponte su piloni in cemento, sembra captare l’acqua sull’altro lato della valle (sinistra orografica – spalle alla sorgente). Risalendo sul fianco opposto mi sono imbattuto in una “torre di cemento” che, osservata più da vicino, appare essere il vecchio “Acquedotto di Santa Valeria”. Una targa riporta il nome e l’anno, il 1922. La struttura, chiusa in una valletta senza evidenti sentieri di accesso, sembra ormai in disuso ed abbandonata. Le pompe elettriche, visibili attraverso la porta aperta, sembrano ormai sconfitte dal tempo. I tubi in plastica ed una specie di antenna fanno pensare che la struttura abbia resistito fino agli 80/90 e che poi si sia arresa. Credo, da una rapida ricerca, che l’acquedotto sia gradualmente andato in disuso quando nel 1966 i Comuni di Caglio, Sormano e Lasnigo hanno realizzato un acquedotto comune che capta l’acqua dalla piana di Sant’Alessandro a Lasnigo, pompandonala verso l’alto fino ai serbatoi di Sormano (così almeno risulta da un vecchio documentario: Acquedotto di Sormano – 1966).  Riemergere dalla valle è stato più complicato del previsto, intrappolato tra le recinzioni ho dovuto districarmi attraverso un labirinto imprevisto, ma la “tribolazione” è stata alleviata dallo spettacolo di un bel maschio di capriolo che, in barba ad ogni barricata, si è dato alla fuga saltando di slancio ogni ostacolo!!  

Davide “Birillo” Valsecchi  

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