P30 – Rebonzo

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Superata di slancio “La Sala del Nodo” ci infiliamo nella galleria di “Motobecane”. Anziche puntare verso “Armageddon” decidiamo di addentrarci in “P30 – Rebonzo”: un pozzo di oltre 30 metri che punta, nel vuoto, diretto verso il basso. Appeso nel vuoto traffico con i frazionamenti sghignazzando: “C’e gente che per allenarsi va in palestra, solleva pesi, si attacca alle prese di plastica, fa spinning bevendo succo di frutta ammiccando alle tipe… noi siamo al buio, sotto una cascatella gelida, infangati, appesi nel vuoto a 30 metri dal suolo… sotto terra. Non male come scelta!”. Alla fine della discesa ci sdraiamo a riposare su un letto di argilla, ormai incuranti del fango o della fatica. Tiriamo il fiato, scherziamo un po’. Poi ripartiamo per “Rosso del Barba”, una galleria fossile che porta verso “Ale No”, una galleria freatica. Per chiarirci: una galleria fossile e una “galleria abbandonata dal corso di un torrente ipogeo”, quindi una galleria che, per motivi idraulici, ha interrotto la propria crescita adagiandosi in un immobilità senza tempo; una galleria freatica e invece “galleria completamente allagata”. Visto che non siamo pesci – e che tra i suoi mille talenti “Jarod” non include il nuoto – giriamo i tacchi: si torna sui propri passi e, pozzo dopo pozzo, si risale verso la superficie. Entrati al tramonto usciamo nel mezzo della notte: serate speleo.

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