La vita nei boschi

Se, a chi non lo conoscesse, dicessi che Henry David Thoreau è il più grande Anarchico Americano probabilmente lo immaginerebbe vestito di nero come un Black Block pronto ad invadere Genova o come un terrorista urlante stile YouTube.

In realtà è una figura tanto rispettabile da essere ritratta persino sui francobolli ed una delle menti che maggiormente ispirò i primi movimenti di protesta e resistenza non violenta: Tolstoj, Gandhi e Martin Luther King lessero le sue opere.

Thoreau nacque nel 1817  in America e per capire il suo tempo basti pensare che Napoleone Bonaparte, in quegli anni, era recentemente diventato “ospite” dell’Isola di Sant’Elena e gli Stati Uniti  avevano da poco raggiunto l’indipendenza nonostante “ruggini” portassero spesso al contrasto militare con la Gran Bretagna ed il regno di  Spagna.

“Scrivere il proprio nome può portare a scrivere frasi. E la prossima cosa che vi ritroverete a fare è scrivere paragrafi, e poi libri. E poi sarai nei guai tanto quanto me!” – Henry David Thoreau

Thoreau è famoso sopratutto per due libri: “Walden, ovvero La vita nei boschi” e “Disobbedienza civile”. Thoreau cercava la conciliazione tra l’artista ed il mondo naturale, credeva nell’ottimismo scaturito dal considerare l’uomo come artefice del proprio destino e come essere dipendente da sensazioni ed emozioni.

La natura è per me tanto affascinante quanto crudele, chi l’ama sa quanto dolorosi siano i segni che può lasciare e quanti arditi amanti abbia già tratto a sè per sempre. Nella mia mente i “druidi” delle foreste sono uomini duri dalla scorza inspessita dagli anni e dagli eventi, uomini che fondono l’esaltazione e la disperazione in una quieta furia, in una volontà dominatrice e vittima delle forze della natura.

Per questo trovo affascinante la figura di Thoreau, tra i vecchi delle montagne sarebbe considerato poco più che villeggiante di città dalle mani sottili, eppure egli sapeva trarre una felicità che a me appare preclusa. Lui e Christopher McCandless mi appaiono “inadatti” al viaggio che decisero di affrontare ma nonostante questo provo invidia per la gioia che erano in grado di provare: questo è il fascino che esercitano su di me.

“Andai nei boschi per vivere con saggezza, vivere con profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.”

Ogni volta che preparo un viaggio salta fuori Thoreau: un immagine, una foto, una citazione che appaiono solo per turbarmi. Cerco di predisporre ogni cosa, di prevedere ogni imprevisto ed organizzare il mio equipaggiamento con scrupolo quasi militare mentre la sua presenza sembra aleggiare intorno a me:“Cosa stai facendo, ragazzo? Parti per una guerra? A cosa ti prepari a dare battaglia?”

Tiro fiato: il mio addestramento, il mio equipaggiamento, la mia esperienza mi possono portare forse più lontano di quanto abbiano fatto loro ma la vera ricerca è la felicità che provarono loro, la stessa che in modo spaventoso mi rapirà, come sempre è successo, un attimo dopo il primo passo con lo zaino in spalla.

“Vai con fiducia nella direzione dei tuoi sogni. Vivi la vita che hai immaginato” – Thoreau
La felicità spesso è spaventosa e magnifica quanto la natura. Un passo alla volta, amico mio, un passo alla volta…

Davide “Birillo” Valsecchi

Walden è il racconto dei due anni spesi da Thoreau vivendo sulle rive di un lago. Forse per questo che il viaggio delle Flaghéé lo richiama tanto spesso.

È con vero entusiasmo che sottoscrivo il motto: «Il migliore governo è quello che governa meno». Mi piacerebbe che fosse realizzato il più rapidamente e sistematicamente possibile. In realtà si riduce a questo, che il miglior governo «è quello che non governa affatto» e anche in ciò credo fermamente. Riusciremo a ottenerlo quando saremo abbastanza maturi. Nella migliore ipotesi il governo è un espediente, ma il più delle volte la maggior parte dei governi, e talvolta tutti i governi, sono inefficienti. [Henry David Thoreau, La disobbedienza civile]