Dosso Mattone e Croce Pizzallo

Oggi io e Bruna ci siamo svegliati “litigati” e la mattina non sembrava proseguire meglio. Quando il lancio dei giornali da bagno ha cominciato a scandire gli insulti ho fatto tutto quello che un uomo risoluto può fare per risolvere una crisi domestica: uscire di casa.

Ho infilato gli scarponi e lo zaino in tutta fretta, lanciandomi attraverso la porta con un “Ci si vede poi, Bergamo!” in pieno stile Cow-Boy del Lario. Ma ecco, ad un centinaio di metri da casa, che la vedo arrivare di corsa. Rassegnato infilo le mani in tasca, continuo a camminare sperando di sopravvivere alla più spietata scena madre che ogni donna  ha in repertorio: inseguimento con pianto (nella variante Rossella O’Hara).


Con sorpresa mi accorgo invece che ha ai piedi gli scarponi: mi raggiunge con viso furioso ma si accoda in silenzio. Cambio i miei piani e scelgo un sentiero meno difficile imboccando quello che da San Giovanni e Paolo sale verso il Dosso Mattone.  Lei sempre dietro senza proferire parola ed io cadenzo il mio passo perchè si debba impegnare a starmi dietro senza però stravolgersi (è mezza ballerina, non va sottovalutata!).

Nel bosco la tengo d’occhio: è vestita con una tuta da casa nera e a guardarla camminare, zitta zitta, sembra una sexy-ninja o una khmer cambogiana pronta a sfoderare il suo ferale attacco a sopresa.

Il sentieri0 attraversa la valle a mezza costa avanzando placidamente verso Caslino per poi impennare bruscamente verso l’alto risalendo al fianco delle scogliere del fiume.

L’ambiente qui è davvero particolare perchè la roccia, scoperta dal corso dell’acqua, dà vita a gradoni naturali dove il fiume salta di cascata in cascata compiendo grandi balzi nel vuoto.

Il sentiero si fa quindi ripido e qua e là, dove diventa esposto, sono state poste delle catene per proteggere i passaggi più pericolosi mentre per attraversare il fiume, specialmente quando ingrossato dalla pioggia, vi sono dei ponticelli in tronchi di legno. E’ uno spazio che conserva un certo fascino selvaggio: un bosco non distante dal paese ma arroccato sulle rocce e sulle scogliere da cui nascono le grandi cascate bianche che si vedono durante i periodi di pioggia.

Molti qui, in cerca di funghi, hanno passato brutti momenti e più d’uno è caduto dalle rocce. Ricordo un anno in cui tutta la montagna fu sconvolta da un grande incendio e numerose squadre di pompieri e volontari intervennero nelle manovre. Tristezza nelle tristezza quella notte ritrovarono ai piedi di una cascata il corpo di un escursionista ormai dato disperso da mesi e probabilmente precipitato dall’alto: quello che la natura aveva nascosto veniva restituito dal fuoco.

Perso in questi pensieri ascolto all’imporvviso la mia silente guardia del corpo parlare dopo un’ora buona d’attesa:“Però qui è pieno di ragni!”. Bentornata Bruna!

Raggiunti i grandi prati del Dosso Mattone ci siamo seduti a dividere quel poco che nella furia ero riuscito ad infilare nello zaino: una bottiglia di succo alla pesca allungato con acqua di rubinetto. Non molto in effetti, ma la camminata ha ammansito la rabbia ed il sole scaldato i cuori.

Un ultimo sforzo e siamo in cima alla Croce di Pizzallo ad ammirare Asso al di sopra delle antenne di Piazza Dorella. Pensare che stamattina non volevo uscire di casa…

Davide “Birillo” Valsecchi

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