Bruno Detassis: il Re del Brenta

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“L’alpinismo è salire alla vetta per la via più facile, tutto il resto è acrobazia” Nel 2012 vorrei riunire un piccolo gruppo di giovani alpinisti ed esplorare più in profondità le nostre Alpi, vorrei ripercorrere quegli itinerari che unendo bellezza, fascino e storia sono chiamati “classici”.

Quando però inizi a documentarti sulle “classiche” inevitabilmente ti imbatti nei “giganti dell’alpinismo” e la montagna si fonde con le loro vite. Inizi esplorando fantascientifiche rappresentazioni tridimensionali delle vie e finisci con l’emozionarti nelle trascrizioni di vecchi diari, nelle citazioni, nei ricordi del passato e nelle foto ingiallite.

Bruno Detassis, classe 1910, era uno di questi giganti. Lo chiamano il patriarca, il Re del Brenta, e leggendo i consigli e le sue testimonianze si può capire perchè: “Ricordetelo ben, se rampega prima cola testa, po’ coi pei, e sol ala fin cole man” è una delle tante lezioni che ci ha lasciato, forse la più semplice ma anche la più importante.

Interessante è anche leggere cosa i grandi scirvevano e pensavano l’uno dell’altro: “La prima volta che incontrai Bruno fu nel settembre del 1949 in cima al Campanile Basso. Lui festeggiava la sua centesima salita al famoso campanile, io festeggiavo la prima. Solo ripetendo le sue salite mi sono reso realmente conto, non solo della sua indiscutibile bravura tecnica, ma soprattutto della sua intuizione nel tracciare e scoprire il percorso più logico. Una dote questa che ha fatto di tutte le sue vie capolavori di grande e spettacolare effetto anche estetico. Salendo lungo i suoi itinerari più famosi ho potuto rendermi conto della sua classe, della sua originalità, della sua perspicacia alpinistica.” (Cesare Maestri – classe 1929)

Bruno ebbe a dire una volta di Maestri: “Vedi, Cesare è un amico, gli sono molto attaccato, ma ha un unico difetto: non vuole convincersi che il tempo passa anche per lui. Non aspettare che ti dica che è una caratteristica del suo carattere. E’ talmente vivo che non sente la necessità di ringraziare e incoraggiare i giovani come te”.

Raccontano che al Rifugio Brentei, dove per anni ne fu il gestore, fosse diventato a poco a poco il grande vecchio, il patriarca custode dei mille segreti della montagna, il guru dispensatore di una saggezza tanto sommessa quanto preziosa: “Prenditi il tempo, ma non la vita…”.

Mi è parso giusto “incontrare” la sua storia mentre cercavo tra le alpi le montagne giuste con cui permettere un giusto confronto ai giovani alpinisti della “squadra”. Il suo grande senso di responsabilità come capo cordata è di ispirazione ed esempio. In un epoca di “eroi” lui era un elegante e romantico esempio di buon senso, di rispetto per la montagna, per le persone e per la vita: “Il Cerro Torre è una montagna impossibile, ed io non voglio mettere a repentaglio la vita di nessuno. Pertanto, nella mia qualità di capo spedizione, vi proibisco di attaccare il Torre”(1957)

“… Nei riguardi di ciascuno, la natura opera una sua selezione: chi arriva ai rifugi, chi sale per i sentieri più impervi, chi raggiunge le cime lungo le difficili vie d’arrampicata. Esiste però una cosa che ci accomuna tutti e che ci spinge in questo ambiente unico: la passione per la montagna” (Bruno Detassis)

Mi ha emozionato ed ha colpito tutti il breve filmato della sua salita, a 82 anni, lungo lo Spigolo della Madonnina alla Brenta alta. Ecco il Re del Brenta, il grande vecchio dell’alpinismo italiano:

“…gli appigli mi dicono: dove sei stato tutto questo tempo?”

Davide Valsecchi

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