Il cielo starà a guardare

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La piccola ora sta davvero male: è stesa nel piccolo lettino ed il dottore con l’aiuto di Bruna le infila nel braccio la flebo, lei resta immobile, assente, lontana. La situazione sta precipiando: i medici hanno deciso di farle una trasfusione di sangue come estremo tentativo per sostenerla ma nella pediatria non c’è sangue adatto per lei. Padre Hugo indossando il camice entra nella stanza furioso per il ritardo con cui l’hanno avvisato. Guarda la piccola un attimo e qualcosa passa nei suoi occhi: prende il biberon dal lettino, ne benedice l’acqua in latino e con questa battezza la piccola in spagnolo. Poi di nuovo esce di corsa e va a cercare il sangue per la trasfusione.

Il mio equilibrio si rompe di schianto. Una rabbia cieca quasi mi soffoca ed esco tra la polvere del piazzale. Non sono preghiere che salgono al cielo le mie: “Fanculo! Dove cazzo sei? Ci stanno massacrando quaggiù mentre tu ti fai i cazzi tuoi!” Questa volta tocca a me trattenere le lacrime mentre cerco qualcosa per soffiarmi il naso che inizia a colare: non voglio dare a questo cielo la soddisfazione di vedermi vinto.

Qualcosa è diverso nell’orizzonte questa sera, il tramonto non è come al solito gonfio di fiamme rosse e non c’è un sole incandescente che brilla sul giorno morente. Il cielo è colmo di nuvole bianche illuminate da una luce dorata su uno sfondo azzurro. Per un secondo mi sento smarrito, poi tiro fiato e rientro.

Bruna ha la piccola in braccio e mentre la culla le colano lungo il viso due silenziosi lacrimoni. Un ragazzino le è seduto accanto e fa suonare un piccolo carillon che sembra annunciare l’inevitabile. Come uno sciocco con gli occhi lucidi mi siedo accanto a Bruna ed infilo un dito tra le dita della piccola, lei stringe ma senza aprire gli occhi. Il tempo scorre immobile e tutti aspettiamo, ma il tempo passa e nulla accade. Solo il buio scende su ogni cosa, le lampadine illuminano la stanza e trasaliamo ogni volta che la corrente salta e restiamo nelle tenebre.

La piccola non muore, riapre lentamente gli occhi: è distante, lontana e stanca ma è ancora qui. Guardo quegli occhi e rivedo la piccola incazzosa di qualche giorno fa: c’è ancora spazio per dare battaglia. Bruna è solida ed è lei la mia speranza qui. Iniziamo a discutere sul da farsi, su come attrezzarci per la notte ed è allora che entra di nuovo Padre Hugo. Pensavo di dormire nella Premier Chambre ma il vecchio ci chiede qualcosa che non ci ha mai chiesto da quando siamo qui e a cui, solitamente, è profondamente contrario: “Portatela con voi. Prendete quel lettino e tenetela nella vostra stanza questa notte”.

Nemmeno io avrei solitamente accettato una cosa simile ma ora siamo di nuovo in corsa, di nuovo in movimento. Mi carico di tutto il necessario ed inizio ad organizzare il trasloco. La vita ha bisogno di una buona dose d’arroganza o non avrebbe senso il suo confrontarsi con tante avversità: “Il cielo faccia quello che vuole, noi faremo altrettanto!”.

Bruna è infaticabile, determinata con una delicatezza commovente ma tutto quello che posso fare è sostenerla. Attrezziamo la nostra stanza ed ogni mezzora pompiamo 10 millilitri di latte attraverso il sondino che dal naso scende allo stomaco: è una notte di calvario, fatta di mille risvegli preoccupati. Lei respira, stringe le ditina ed arriva finalmente la mattina.

Per amore o per rabbia la volontà degli uomini può trapassare la roccia, ma è una magia che accade di rado, una fatica che non può essere sostenuta a lungo. Questo il cielo lo sa e me lo ricorda in ogni occasione: serve un po’ di fortuna, un po’ di aiuto perchè anche il fuoco più grande in questa vastità buia appare poco più che una scintilla.

Padre Hugo bussa alla porta. Io ho finito tutta la mia rabbia e non ho nient’altro da spendere, lui invece sembra avere ancora intatta tutta la sua energia, tutta la sua fede. Il padre è felice di rivedere la piccola ed è riuscito finalmente a trovare il sangue per farle la trasfusione. La piccola è sopravvissuta alla notte e, grazie alla trasfusione, vivrà anche oggi e forse anche domani. Oltre nessuno può saperlo.

Sotto il cielo questa è la vita che scorre: alle volte è davvero difficile capirne il senso e trovare il proprio ruolo. Qualcuno è qui per orgoglio, qualcuno è qui per fede, qualcuno è qui per amore.

Davide Valsecchi

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