11°Compleanno

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“In questo momento sei un ammasso di circuiti aggrovigliati e programmi antiquati. Dovremmo revisionare i tuoi vecchi modi di agire, pensare, sognare e vedere il mondo. Sei un groviglio di cavi e cattive abitudini”. Cima-Asso.it compie 11 anni. In questo lungo lasso di tempo sono stati pubblicati quasi 3000 articoli: avventure in quattro continenti, dagli oceani alle montagne himalayane, dalle profondità ipogee ai grandi laghi, bla bla bla… Internet è fin troppo affolata di “pifferai magici” perchè io sprechi tempo e dignità unendomi al “coro”, anche solo tessendo le lodi questa piccola “corazzata” tra le onde del web.

Cima gode di una strana notorietà: a qualcuno piace mentre altri lo detestano in modo significativo. La cosa è abbastanza curiosa. E’ un vecchio blog, non ha sponsor nè fini di lucro, tecnicamente è pressochè immutato e nella forma piuttosto limitato. Si tratta per lo più di qualche foto artigianale e del testo “giustificato”, spesso fin troppo prolisso per gli standard attuali. Non ha nemmeno pubblicazioni regolari e si appoggia ai Social Network in modo arcaico e svogliato. Insomma, nel mare magnum di Internet appare, a me per primo, come davvero poca cosa, una piccola insignificante Isola.

Le persone che trovano qui qualcosa di interessante sono le benvenute: entrate, fruite di ciò che è condiviso e fatene buon uso. E’ come un giardino in grado di ampliarsi all’occorrenza, non importa quanti decidano di accamparsi ad ascoltare una storia: ci sarà sempre spazio per stare tutti comodi. Certo, essendo io il custode di questo giardino c’è da tener conto dei miei umori, del mio stato d’animo o delle mie stramberie. Cima è sempre stata un esperimento e quindi l’ingresso, assolutamente volontario, comporta qualche rischio: come recita una canzone “Siate preparati, perchè ciò a cui potete assistere potrebbe cambiare il vostro modo di pensare, per sempre”.

“The phenomenon your about to witness could well revolutionize your way of thinking. We are presenting the startling facts & evidence that pick up where other explanations leave off. Some of these revelations may very well go against things you have been taught & perhaps believed all your life. Prepare yourself for the evidence which will follow” – Intro to Rancid’s 1998 album “Life Won’t Wait”

A me piace fare “giardinaggio” tra le idee, ma in questi 11 anni a sorprendermi è stata soprattutto la straordinaria quantità di “rompipalle” con cui Cima ha dovuto confrontarsi (e a cui le ha sempre suonate ndr.). Gente infoiata che si spinge adirata fino ai confini dello spazio esterno per contraddire un’idea sussurrata sottovoce nel remoto sottoscala di una villa abbandonata e circondata da alti rovi. Incredibile. Eppure accade, accade spessissimo. Così non posso che domandarmi cosa abbia fatto loro credere che “Cima” fosse tanto importante da essere contrastata, che quelle mie quattro idee siano tanto pericolose da essere necessariamente contestate.

Mi viene in mente la favola “I vestiti nuovi dell’imperatore”. In quella favola un potente Re, ingannato da un imbroglione ma soprattutto dal proprio animo irrisolto, finisce per sfilare per la città in mutande convinto di indossare il più bel vestito del mondo. I sudditi, ormai abituati a dare ragione al Re e soggiogati dal pensiero comune, si prostrano in inchini ed ammirazioni per un vestito che in realtà non esiste. Quindi un bambino, probabilmente con un deficit d’attenzione, se ne esce urlando “Il Re è nudo!”. A quel punto la folla, caprona e pecorona, inizia a sfottere il Re.

Su questa storia ci sarebbe un sacco su cui discutere. Certo, l’ego e le insicurezze del Re lo hanno reso facile preda all’inganno del vestito invisibile agli sciocchi ma, per quanto io non apprezzi la nobiltà, essere il figlio della cugina di tuo padre non aiuta certo ad essere scaltri o acuti, così come non aiutano i mille vizi e le lusinghe di corte. Probabilmente il Re era solo un idiota privilegiato e la sua vita, per quanto dorata, era tutt’altro che invidiabile. L’imbroglione, in quanto tale, è semplicemente un agente del fato: la pioggia di rane in “Magnolia”, l’intervento divino, l’imprevisto imprevedibile che sostiene e genera tutta la storia. Il bambino, quello con il deficit d’attenzione e l’incapacità di stare zitto quando è opportuno, potrebbe sembrare l’eroe della storia. In realtà avrebbe sicuramente preferito essere altrove a giocare piuttosto che presenziare annoiato ed infastidito alla sfilata del Re, inoltre non credo se la sia passata poi tanto bene dopo la “sparata”. No, tutti i personaggi della storia sono in realtà vittime innocenti, tutti ad eccezione dell’unico non-personaggio: la folla.

Sfottere un Re che passeggia nudo per la propria città non è decisamente una bella pensata, soprattutto se gli possono girare i cinque minuti ed alla passeggiata successiva, sempre nudo, la via verrà lastricata di crani ed addobbata con ghirlande di corpi impalati. La folla ride, quindi, perché gli era ben chiara la debolezza del Re, così come gli era ben chiaro che il vestito non esistesse. Tuttavia, per il proprio tornaconto, era disposta a contraddire e negare l’ovvio. Anzi, se il Re guardandosi allo specchio prima di uscire aveva avuto qualche dubbio, la folla nel suo adularlo non ne aveva avuto nessuno.

Quindi, quando “quelli che vanno in montagna con il trapano” vengono qui a lamentarsi per quello che scrivo, non me la prendo tanto con loro. Vengono fin qui, in pellegrinaggio, perché sono i primi ad aver dubitato delle proprie ragioni. In cuor loro hanno più dubbi di quante colpe possa attribuirgli io. Nei miei scritti probabilmente non sono stati offesi dalle mie parole, ma spaventati dalle proprie incertezze, ecco perché ringhiano le proprie ragioni. Tanto più che, nell’annaspare dei propri pensieri, perdono di vista il messaggio di fondo delle mie parole: “Hey! Siamo nel 2019! Se puoi, per piacere, evita di fare altri inutili buchi…”. Povere bestie, io quasi li comprendo, ma il problema è questa folla, questa massa che mi obbliga a stare in fila ed assistere ad una ridicola sfilata densa di opportunismi ed ipocrisie. La folla che, per il quieto vivere, accetta ogni cosa, sempre pronta a deridere i potenti inoffensivi e schiaffeggiare i bambini. Perchè la folla non prende mai rischi …per questo arrampica “plaisir” a fittoni. Ma, ancora una volta, non è il vestito del Re il problema.

Folla e Follia: binomio pericoloso. Mai come in questi tempi la folla sovrasta, come un invasione di zombie, ogni cosa. Mai come in questi tempi è facile manipolarla. Per questo motivo, per celebrare l’anniversario di Cima, mi dedicherò un po’ alla cura del mio giardino piuttosto che al pensiero comune (“Attento perché il messaggio subliminale è: fottiti, lasciami in pace e vaffanculo!” – Il Grande Lebowski 1998). Come il Piccolo Principe, quello schizoide che viveva da solo su un piccolo pianeta, mi prenderò cura della mia rosa, incurante del fatto che possa essere io l’unico a vederla o che la rosa davvero esista.

Nel futuro potrete quindi aspettarvi due cose da me: la prima è che affronti la cura della mia povera caviglia letteralmente con una “terapia da cavallo”, la seconda è che finalmente metta un po’ di ordine nei 3000 articoli perchè, francamente, si spazia davvero dagli oceani alle grandi montagne. “Traveling without moving” cantava Jamiro Quei nei lontani anni ’90. In realtà, lo confesso, spero di aggiustare gli acciacchi aspettando che un nuovo viaggio si presenti all’orizzonte. Vedremo cosa accadrà. Con dieci giorni di ritardo: “Buon Compleanno Cima!”.

Davide “Birillo” Valsecchi

Well I won’t back down, no I won’t back down. You can stand me up at the gates of Hell, but I won’t back down. No I’ll stand my ground: won’t be turned around and I’ll keep this world from draggin’ me down. Gonna stand my ground. Hey baby, there ain’t no easy way out. Well I know what’s right, I got just one life in a world that keeps on pushin’ me around. But I’ll stand my ground and I won’t back down. – Tom Petty And The Heartbreakers

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