Oggi nella Biblioteca Comunale Ivano Ferrarini di Asso si è tenuto il primo incontro con il Professor Nello Evangelisti alla riscoperta della letturatura italiana. La sala era abbastaza affollata e per me era la prima volta che mi avvicinavo a simili iniziative.
Il tema dell’incontro era Giacomo Leopardi. Nello, che consoco fin da quando ero bambino e che insegna nelle nostre scuole, ha preparato una raccolta di testi, illustrazioni e documenti per aiutare i presenti a seguire le sue spiegazioni.
Ci ha introdotti nella vita, nella famiglia e nella complessa visione del mondo del poeta soffermandosi sulla cultura e sul pensiero dei suoi contemporanei. Ha trasformato i miei vaghi ricordi scolastici nel profilo concreto e palpabile di un uomo dell’ 800 tormentato dalle insicurezze e da un’ esasperante ed insoddisfabile ricerca della vera felicità. Solo, in un mondo che celebrava il piacere vacuo o un materiale domino della ragione.
Nello è una persona che parla molto bene e gradevolissima da ascoltare. Confesso di essermi lasciato andare al suono della sua voce, per un attimo ho ascoltato le sue parole quasi fosse un moderno sciamano. Ho lasciato che trasportassero la mia mente nello spirito buio e cupo del poeta, dove la percezione stessa di una luce irraggiungile crea un universo d’ombra ammantato dalla sofferenza per una felicità impossibile.
Librandomi su uno specchio d’acqua scura in questo mondo opprimentemente e buio ho visto nel mio riflesso trasfigurato il poeta, Giacomo. Anch’egli un uomo, separati da due secoli di storia ma un uomo. Ed in quell’immagine disturbata dall’acqua e dal tempo ho visto le nostre similitudini e le enormi differenze. Nel riflesso di colui che è stato amato, il volto di chi l’amore non lo ha mai raggiunto. Due uomini a confronto.
I suoi pensieri increspavano l’acqua emergendo con il suono dei suoi versi. Lo sentivo sussurare lo sconforto di un uomo che ha cercato la felicità assoluta, sconfitto dai propri inequivocabili limiti e dalla certezza del proprio fallimento. Un uomo che contemplava la bellezza della natura senza riuscirvi a farne parte. A poco a poco le sue tristezze sono diventate le mie mentre sentivo il suo sconforto farsi strada nel mio cuore.
Ed è stato allora che l’esercito delle mie paure, delle mie sofferenze e dei mie rimpianti ha reagito, ha urlato il suo rifiuto a questa resa priva di dignità davanti alla vita. Eccomi, io sono quest’esercito che marcia verso la sconfitta con l’orgoglio ed il coraggio di chi si incammina lungo un sentiero consapevole di non raggiungerne la meta. Ogni rabbioso, insensato e folle passo lungo questa strada è figlio del mio cuore, scaturito dall’amore di chi sin qui mi ha accompagnato, un atto di volontà nell’infinito. Non lascerò che la tua tristezza mi consumi!!
E mentre mi ritraevo furioso da quell’immagine di me che rifiutavo ho visto il poeta triste sorridere, per un istante ho compreso. Ammantata dall’oscurita’ della sua visione c’è un goccia di speranza, un breve bagliore che brillerà per sempre, che sarà in grado di scuotere i cuori di chi si lascia cadere. Come nella favola non mi darai in pasto al lupo, anzi, veglierai sul mio riposo.
Cercavi la felicità e ti hanno chiamato sconfitto, ma io ho visto nelle tue parole ciò che sapientemente hai nascosto perchè apparisse improvviso e fortissimo. Quella speranza che dai tuoi scritti non traspare ma che è il cuore della tua ricerca verso la felicità. Forse in questo modo tu, che i più chiamano perdente, hai saputo vincere così la tua partita con la vita.
Forse non ho capito nulla di Leopardi, forse mi sono solo perso nei miei pensieri. Ma è questo il bello di non essere più a scuola, di non avere davanti un professore ma bensì un amico. La letteratura è finalmente lo strumento con cui capire se stessi nel riflesso dei poeti che, forse, patirono la tristezza e l’entusiamo delle nostre stesse vite.
Una magnifica esperienza di cui ringrazio il Professore Nello Evangelisti.
Immagine: Il viaggiatore contempla un mare di nebbio di Caspar David Friedrich del 1818, noto anche come L’infintio.