Non so dirtelo. Credevo bene, molto bene. Credevo che mi sarei innamorato della città sul mare e per un secondo mi è sembrato fosse così.
Complessa ed affascinante l’avevo trovata più intrigante di quanto mi aspettassi e, tra i suoi canali, le sue calle ed i suoi ponti, mi sono perso più volte.
Sebbene distante e lontana credevo che ci fosse speranza. Venzia sembrava colpita da questo giovane montagnino, nonostante la sua strana figura stridesse con il paesaggio.
Forse per un istante anche lei, la città che galleggia, si è lasciata tentare dal fascino della terra ferma. Come erano belle le luci dei lampioni riflesse nei canali e quanto accoglienti e calde erano le ombre degli stretti vicoli. Forse c’era speranza in quegli attimi confusi dal vino e dai suoi baci.
Ma dal mare il canto della Sirena si è fatto sentire, senza che quasi me ne accorgessi, senza che me ne curassi. La Serenissima, con la sua esotica voce ferma e passionale, non ha perdonato che nemmeno per un attimo volgessi lo sguardo al mare.
Il sorriso si è spento e guardandola indicare le colonne di piazza San Marco ho compreso. Chi attraversa quelle colonne non fa piu’ ritorno perchè è di lì che venivano esiliati i traditori di Venezia.
Innocente ma condannato ho attraversato quelle colonne, volgendo il mio sguardo un’ ultima volta alla città le ho senitito pronunciare il suo monito: “Conquistare la Serenissima non è mai stato un’impresa facile e, anche se a volte viene tradita anzichè aiutata dalle sue mura fatte d’acqua, tanti conquistatori tornano in patria senza provare il sapore della vittoria.”
E con il ricodo dei suoi baci ho lasciato la Città consapevole di non essere venuto da conquistatore ma per essere conquistato. Questo è quanto ho cuore di raccontarti…