Apro il giornale sperando di scoprire che il “Cavaliere” o qualcuno del Palazzo sia finalmente morto: solo la morte sembra essere compassionevolmente giusta, equa, incorruttibile.
Invece nulla, prosperano, si moltiplicano e si confondono l’un l’altro. I loro difetti diventano totem per il mio odio, la scusa per ogni mio problema, la giustificazione per il peso del mio giogo.
No, nessuno di loro muore, nessun romboante funerale di stato a cui mostrarsi dispiaciuti e sinceramente soddisfatti. Niente condoglianze bipartisan, nessun cordoglio e niente strette di mano alla televisione. Niente pianti, niente bandiere, niente figli e vedove di cui la nazione debba prendersi amorevolemente cura in eterno.
No, nessuno di loro muore. Il cancro uccide ma loro si salvano: pompano denaro con la furia con cui io pompo sangue mentre il mio cuore viene assalito dagli spasmi. Il mio cuore si fermerà, loro no.
Dovrei forse vergognarmi di volere la loro morte? Sono forse da biasimare? No, finalmente comprendo ciò che mi era sempre sfuggito. Sono lo spirito del 16 ottobre 1793, sono l’urlo della folla che vuole il sangue, che brama la morte per esorcizzare la paura con l’odio, che pretende vendetta prima ancora che giustizia: decapitate la regina, questa è la rivoluzione! Che la ghigliottina ci liberi dal male!
Non sono un compagno nè sono la nipote di un dittatore, non credo in nessun dio ed in nessuna chiesa, non gioco a golf nè colleziono orologi o abiti firmati. Non pago puttane per compiacere il mio ego. Non ho una tessera o un credo di partito, non ho più neppure una filosofia perchè non possiedo neppure una speranza.
Possiedo solo il mio odio ed è un regalo di stato che non ho potuto rifiutare.
Sono un animale, carne guasta che si affolla sotto la torre, inutile vita ai margini del regno dei potenti. Schiavo, schiavo fino alla morte: vago con i miei simili nell’illusione di un paradiso o di una pensione.
No, nessuno di loro muore mentre io lo faccio piano piano ogni giorno: Vendetta Vendetta Vendetta. Voglio vedere lacrime di sangue sui loro volti. Voglio per un attimo il piacere di sentirmi malvagio ed assoluto quanto loro.
Davide Valsecchi
Il dipinto è un particolare di Nicolas-Antoine Taunay ed il titolo è “Trionfo della Ghigliottina“. Ora lo confesso: ogni volta che apro un quotidiano on line spero in qualche cataclisma che stravolga il deprimente e spaventoso scenario in cui viviamo (o che ci fanno percepire i media).
Un cataclisma come intervento esterno del destino, come un mutamento improvviso e profondo che comporti la rottura di un modello vecchio e il sorgere di uno nuovo: il senso letterale di Rivoluzione.
Se pensiamo alla politca, visto che sono tutti ultrasettantenni sessualmente attivi, uno di questi cataclismi è senz’altro la morte di qualche politico di spicco: indipendentemente dalla fazione politica d’appartenenza della “vittima sacrificale” i grandi funerali di stato sarebbero un incredibile momento di riflessione ed indagine interiore.
Scegliete un politico, tra i vostri preferiti o tra i vostri odiati, ed immaginatene la morte, immaginatene i funerali: in fondo al vostro cuore cosa provereste veramente? Cosa credete accadrebbe?
Stiamo scivolando verso un’epoca di barbarie ed oggi comprendo perchè durante la Rivoluzione Francese, dopo quasi un anno dall’esecuzione del Re di Francia Luigi XVI, uccisero anche Maria Antonietta, la Regina. Comprendo perchè gli Aztechi davano al popolo e agli dei il sangue dei sacrifici umani. Imparo dalla contemporaneità la natura di un odio antico da cui fuggire.
«La Rivoluzione francese ha dimostrato che restano sconfitti coloro che perdono la testa». (Stanisław Jerzy Lec)