In questi giorni sto trafficando su un sacco di cose: fermo al mio campo base a Scarenna approfitto del tempo a mia disposizione per ricerche e piccoli sviluppi.
Tra queste vi è una pila di libri molto vecchi che hanno catturato la mia attenzione e che mi sono stati affidati da un amico. Questi libri spesso hanno oltre cento anni di vita e sono tutti dedicati agli animali ed alla tradizione venatoria degli anni in cui furono stilati.
Quello che sto studiando ora è un libro che risale al 1869 ed è la traduzione in italiano di alcune dispense realizzate dal dottor Gloger Constantin Wilhelm Lambert (1803-1863), uno zoologo ed ornitologo tedesco tra i più noti dell’epoca.
Il libro è dedicato agli uccelli ed in particolare a quelli che potevano portare benefici all’agricoltura in cui, si legge nella prefazione, “…sta l’avvenire economico e la prosperità dell’Italia”.
Così, su questo libro che ha ormai quasi 150 anni, leggiamo ad esempio che i merli apparttengono al genere Tordo (Turdus) e che come tali sono “…agili uccelli di mezzana grossezza, con penne lisce, becco dritto, conico e compresso; la coda è più lunga delle ali e le dita ben provvedute di artigli. Tutti sono esclusivi abitatori di boschi; alla primavera mangiano insetti, vermi e lumache, nell’autunno qualche frutto”.
I due traduttori, i dottori Baroffio e Pretti, si impegnarono anche in una ricerca dei nomi vernacoli in uso nelle varie parti di Italia. Del merlo riportano, sempre riferendosi a quanto in uso nel 1869, i nomi dialettali: Veneto Merlo – Lombardo Merlo – Romagnolo Merel – Siciliano Merru – Sardo meridionale Muerra – Sardo settentrionale Merula – Napoletano Mierulu.
Tra i 49 uccelli descritti ho scelto quello che è i più comuni sui nostri alberi e che è facilmente riconoscibile per il piumaggio nero: il merlo appunto. Per meglio farvi comprendere vi riporto qui una porzione del libro.
Descrizione: – Corpo nero con becco giallo nel maschio; femmina ed i giovani sono di colore bruno con macchie grigio chiare al petto e becco bruno. Costumi: – E’ vivace, allegro, ma straordinariamente diffidente. Il maschio in primavera è un abile cantore. Quando s’appaia nidifica nelle folte boscaglie; la femmina depone da 4 a 6 uova; per l’educazione della prole i genitori fabbricano un secondo nido. Nutrimento e soggiorno: – Trovansi nei luoghi boschivi ed umidi. Cercano il loro nutrimento nei cespugli, nelle siepi, sono avidi scpecialmente di lombrichi e vermi di ogni sorta, crisalidi e lumache; mancando questi non rifiutano i frutti dolci, come ciliegie, ecc. Utilità: – La cultura forestale riceve grandi benefizi da questo uccello, ad onta che talvolta si nutra anche di sostanze vegetali.
La vita di un libro è di per se affascinante ed osservare come fosse diverso il linguaggio (trovansi nei luoghi boschivi ed umidi) ci riavvicina al nostro passato e lo fa parlando di qualcosa che ancora saltella sui rami appena fuori casa e con cui possiamo tutt’ora confrontarci.
Tra le mani ho un libro un libro orginariamente in tedesco, poi tradotto e stampato a Firenze nel 1869 e successivamente acquistato nel 1957 presso una libreria di Bologna ed arrivato ad Asso per posta al costo di Lire 1100 comprensivo di Lire 100 di spedizione. A conferma di questo viaggio è allegata ancora la fattura con tanto di Marca da bollo di Lire 2 e recapito telefonico, a cinque cifre (33.309), della libreria.
Il fascino di questi libri del passato e l’attenta cura con cui sono stati conservati dal loro propietario mi hanno coinvolto e per preservane la testimonianza ed il ricordo e per questo sto, piano piano, provvedento a catalogarli al meglio delle mie competenze.
Chi volesse conoscere di più su questi libri, sulla loro storia e su quanto riuscirò a scoprire su di loro, può seguire la mia piccola avventura tra i libri nello spazio web che ho da poco realizzato ed ancora tutto in costruzione: libridicaccia.blogspot.com.
Ringrazio ancora l’attuale proprietario dei libri per avermi dato la possibiltà di studiare queste preziose testimonianze del passato.
Davide Valsecchi
Un ringraziamento anche a Paolo, mio padre, che colma le mie ampie lacune sugli animali con la sua decennale esperienza. L’uccello sulla copertina è ovviamente (per lui) una pavoncella.