Vola, vola battello maledetto! ruggì egli con indefinibile accento. Scava l’abisso che mi separerà da colei che tanto ho amato su questa terra! Sì, non è un sogno, non è uno spaventevole incubo… tutto, proprio tutto è finito! Zof! Zof! Se tu sapessi quanto soffro nell’allontanarmi da te; se tu sapessi come sanguina il mio cuore; se tu sapessi quale tormentone è il mio pensare che non ti rivedrò più mai e che mentre io mi struggerò di dolore tu succerai i baci tra le braccia di un altro uomo… Più mai!… Non rivederti più mai!… Dio!… Dio!…
Un singhiozzo lacerò il suo petto. – Addio Zof, continuò con voce rotta, addio! Possa tu essere felice quanto io sono infelice e qualche volta, quando sarai tornata alla tua ridente città nel Baltico mare, ricordati di colui che ti amò sotto il bel cielo d’Italia, di colui che posò una pietra al monumento dei tuoi trionfi, di colui che per te avrebbe fatto miracoli e commesso delitti…
Si rovesciò nella barca e non parlò più. Sul suo volto si leggeva una cupa disperazione e ne’ suoi occhi brillava una umida fiamma. Le mani aggrappate al bordo conficcavano rabbiosamente le unghie nel legno. Il battello s’allontanava sempre scivolando sui flutti colla capacità di una freccia. Nella gorgogliante scia si riflettevano i primi bagliori dell’alba. D’un tratto si arrestò. Il battelliere ritirò i remi, li depose nel fondo e di alzò.
-Como! Disse
Lo sventurato, assorto nella sua disperazione, non l’udì. Steso a poppa, colla testa fra le mani, il volto terreo, guardava sempre il villaggio appena appena visibile.
-Como! ripetè il battelliere.
Egli l’udì, s’alzò, attraversò il battello e discese sulla sponda. Un fascio di luce dorata, sbucando fra la spaccatura di un monte discese, illuminando tutto d’un colpo il lago. Quasi nel medesimo istante, in lontananza s’udì il fischio della vaporiera che rapidamente s’avvicinava.
Un singhiozzo lacerò il petto del giovinotto.
– Addio Zof! Addio felicità! esclamò egli con accento straziante. Dio, fa che prima di morire l’abbia a vedere un’ultima volta…
La voce si soffocò. Nascose il volto tra le mani e pianse.
Emilio Salgari