Qualche giorno fa mi stavo allenando in giro per per Valbrona e la scogliera che sovrasta Onno. Con me avevo un giocattolo nuovo: una fotocamera compatta nuova. Niente di costoso, intendiamoci, ma finalmente un’ottica grande e luminosa ed un tecnologico salto avanti dagli 8 Megapixel della mia Sony CyberShot (che per 3 lunghi e gloriosi anni di viaggio è stata l’artefice delle foto di “Cima”!) ai 14 Megapixel della nuova Fujifilm PinePix S.
Il mondo è pieno di gente che “aggeggia” con costose Nikon ed eleganti Canon. Io, anche se con un po’ di invidia, non vi scrivo per annoiarvi con le mie “spartane” fotocamere economiche ma per raccontarvi di una scoperta per me abbastanza nuova: lo zoom!
Mancava poco al tramonto e di certo la luce opaca di questi giorni d’autunno non aiuta a fare belle foto. Tuttavia qualche raggio di sole brillava ancora sulle pareti della Grignetta e così, usando la piantana di una recinzione a modi cavalletto, ho puntato la macchina fotografica portando lo zoom della Fuji fino al fondo scala: 18x.
Il risultato è quello che vedete nella foto qui sopra: 18x tra Grigna e Valbrona.
Comprendo che possa sembrare buffo ma per me “vedere lontano”, assaporare i dettagli, è davvero una magia. Io sono sempre stato un po’ miope, i miei occhi vedono benissimo al buio ma hanno difficoltà sulle lunghe distanze. Quando misi gli occhiali per la prima volta ero ad Amare di Cadore, tra le Alpi Carniche. Uscii dall’ottico/oculista e mi guardai intorno: “Si vedono le piante! Si vedono le piante!”.
Cominciai a ridere felice: guardandomi attorno, circondato da verdeggianti montagne, potevo distinguere gli alberi e quasi contarli. Il mondo non era più una massa di colori e forme ma un’universo di dettagli da contemplare.
Comprendo, può sembrare buffo a chi non ha mai sperimentato qualcosa di simile ma conosco molta gente che, come me, per anni ha dovuto riconoscere persone ed oggetti in lontanza dal loro modo di muoversi o interpretando l’ambiente che li circondava proprio perchè, se non corretta ed aiutata, la vista privava loro dei dettagli.
I miopi vivono costretti in un mondo avvolto da un palpabile Velo di Maja, in compenso assaporano la gioia di superarlo guardando oltre ogni volta che infilano un paio di lenti. I miopi imparano che la verità e la bellezza attendono solo lo strumento giusto per essere colte.
Tuttavia, senza divagare oltre nel pernsiero di Schopenhauer e nel pragmatismo tecnologico, posso dirvi che la Grignetta è stupenda! Osservandola in questa foto, scattata attraverso il lago ad 8 Km di distanza, si ammirano dettagli di una bellezza incredibile. Mi perdo nell’osservare quelle striature nella roccia, segni della storia che risalgono probabilmente ai tempi in cui tutto il Lario era coperto da una coltre di ghiaccio! Che meraviglia l’infinita attenzione che esiste nei dettagli dell’universo. Dio, la Natura o chiunque sia ad avere creato tutto questo è davvero uno scultore con una definizione ed un dettaglio che fa spavento!
Per finire invece un’altra foto. Era ormai l’imbrunire ed ho scattato di “rapina” tenendo “a mano” la macchina fotografica. Probabilmente c’erano una milione di settaggi migliori che avrei potuto impostare ma conosco ancora poco la fotocamera ed ho usato quindi la tecnica più diffusa: “punta, spara e spera”. Ecco una coppia di caprioli appena sotto San Giorgio. La pubblico qui sopratutto per far invida “al mè pà”.
Davide Valsecchi