Comici è una figura quasi leggendaria, un alpinista che è universalmente ritenuto il più straordinario talento italiano del periodo tra le due guerre. Riccardo Cassin, che fu suo alievo arrampicando con lui durante la propria gioventù, disse di Comici: “In più di cinquant’anni non ho mai visto nessuno arrampicare con tanta apparente facilità, con tanta eleganza”.
Il triestino Emilio Comici non giunse all’alpinismo in giovanissima età, come altri suoi contemporanei, ma vi giunse invece dopo una prolungata attività speleologica praticata nelle vicine grotte del Carso. Per Comici l’arrampicata era soprattutto un momento estetico, un rapporto narcisista: la parete era il grande specchio su cui si riflettevano i gesti ed i movimenti dell’arrampicatore.
Gesti eleganti, fluidi e perfetti: l’importante non era raggiungere la vetta ad ogni costo, l’importante era raggiungerla lungo un tracciato ideale, la famosa via della goccia cadente, ed altrettanto importante era arrampicare in modo elegante e sicuro.
Comici diede un fondamentale contributo perfezionando la progressione in artificiale, elaborando l’uso della doppia corda, introducendo l’impiego delle staffe di cordino e quindi, di conseguenza, specializzandosi nel superamento di tetti e strapiombi con abili manovre, più impressionanti e spettacolari che difficili.
Cercò anche di studiare più a fondo le tecniche di assicurazione, che fino a quell’epoca erano sempre piuttosto improvvisate e complesse. Comprese anche l’importanza di creare una scuola d’alpinismo per costruire un forte vivaio negli ambienti cittadini.
Famosissima inoltre fu la sua straordinaria salita solitaria e senza corde della sua stessa via sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo nel 1937, un exploit fra i più grandi di tutta la storia dell’alpinismo. Dopo quella salita Comici scrisse: “Da che cosa ero pervaso io? Da una forma di pazzia o di sadismo alpinistico, forse? Non so, ero ebbro, si, ma cosciente: perché mi sentivo la forza fisica di superare lo strapiombo, e la sicurezza morale di dominare il vuoto. Riconosco a priori che l’arrampicamento solitario su pareti difficili, è la cosa più pericolosa che si possa fare… Ma ciò che si prova in quel momento è talmente sublime che vale il rischio.”
Ma è sopratutto l’eleganza della sua arrampicata e del suo stile ciò che maggiormante i grandi alpinisti contemporanei rimarcano parlando di Comici e così, incuriosito, ho certato qualcosa su di lui che potesse spiegarmi il perchè tanta ammirazione.
Io credo che molte risposte possano essere trovate in questo video d’epoca che ho trovato in rete. Ecco a Voi immagini di un passato lontano, ecco a Voi una leggenda che danza sulla roccia.
Davvero una fortuna che esista un simile filmato! Incredibile leggerezza e guardate come facevano le doppie questa gente!
Davide Valsecchi