Sono sdraiato sul letto, ho un gran mal di testa e gli occhi mi fanno un male cane: quando ho le batterie scariche tutta la mia carcassa inizia a “disfunzionare” ed ora sono davvero cotto. La stanza è buia, per un secondo mi chiedo quando inizierà ad albeggiare e solo allora mi accorgo che è ancora sera: “Devi mangiare qualcosa, ragazzo” sussurra la voce. “Certo, certo, ora vedo di procacciarmi il cibo, Comandante!” Litigare da solo è sempre stata la mia specialità!
Chiudo ancora gli occhi ed un lampo bianco attraversa le mie palpebre chiuse: “Ti si staccherà la retina se non riposi un po’ gli occhi!! I lampi sono il primo segnale del distacco.” Bercia il copilota interiore, ormai schierato apertamente a favore del mio mal di testa. Poi un rombo irrompe nella valle: “No, non diventerò cieco: nessun legittimo impedimento per il Cavalier Birillo…” Ridacchio, la tempesta avanza ed i tuoni si susseguono rapidi: “Comandante, andrò a caccia quando spiove…”.
Forse mi addormento, forse no. All’improvviso squilla il cellulare: “OOHHH, qui è saltato tutto!!”. Mio fratello ha il senso del tragico: è giovane, è musicista, è giusto così. Tuttavia è a casa da solo, mio papà è in viaggio, e così me lo immagino mentre fa casini con i contatori della luce ed i salva vita. Richiamo: ”Non fare nulla, vengo io”. “Passo a prenderti in macchina?!?” “No, no: evitiamo altri guai!!”. Ridacchio ed anche il mio mal di testa si sente allegro.
Piove forte ma i tuoni si sono fatti più rari. Indosso i pantaloni e la giacca in goretex da montagna, infilo gli scarponi ed inforco la porta: “Birillo prendiamo la macchina fotografica?” chiede una vocina. “Naaa, che diavolo ci sarà da fotografare sotto la pioggia!!”. Una parte di me non vuole ammettere che la fotocamera è scarica e smontata sul tavolo della cucina…
Casa mia è dotata di un cancello elettrico, uno di quelli che si apre con un bottone: un inutile e scomodo retaggio di un epoca consumistica con velleità domotiche disattese. “Se salta la corrente mentre si apre il cancello la vecchia di sopra (la mia arcigna e bisbetica vicina) inizierà a romperti le palle manco fosse rimasta intrappolata in ascensore!! Scavalca che evitiamo rogne!”. Così, ispirato da una saggezza interiore, mi aggrappo alla recinzione e passo oltre mentre la pioggia inizia a scorrere dal mio cappuccio fin giù sui pantaloni.
Dopo esattamente quattro passi un lampo illumina ogni cosa con un sinistro alone viola. Un istante dopo è come se tutto il cielo fosse caduto con uno schianto sordo sopra Scarenna distruggendo ogni cosa: buio totale ed un silenzio stupefatto. Tutto è avvolto dalle tenebre e solo un lontano fascio di luci d’auto, curiosamente puntato verso l’alto, squarcia il muto buio che mi circonda.
“Mah… Figa!” Istintivamente mi ero richiuso su me stesso quasi accucciandomi ed ora, tirandomi nuovamente dritto, sento i chicchi di grandine percuotere violenti la cordura esterna della mia giacca. Uno dopo l’altro i fulmini si fanno più intensi e frequenti. Nessuna delle vocine parla più: il gran capo è ora in plancia di comando ed i suoi pensieri, rapidi e precisi, sono più o meno questi: “Fulmini: possono essere una rogna stando in strada, specie quando passi sul tratto che costeggia il Lambro. Effetto punta in spazi aperti e differenza di potenziale per via del fiume (sì.. ma che sfiga beccarsi un fulmine così in basso!!). Grandine: per ora è intensa ma piccola. Se cominciano a cadere uova sarai nei guai qui all’aperto. Riflessione: la situazione è abbastanza incasinata, nessun pericolo imminente (salvo qualche pirla in macchina) ma se la cosa degenera come in passato il posto migliore dove stare è con tuo fratello. Tornarsene in casa per guardare la pioggia sarebbe inutile: quello è il tuo posto ora. Decisione: avanti tutta alla via così!!”
La grandine ormai copre ogni cosa, sembra di camminare su uno strato di granita al limone alto quattro dita. Nei punti in cui scorre l’acqua iniziano ad ammassarsi grandi mucchi, saltello tra una laghetto ed il successivo continuando la mia marcia. Raggiunta la provinciale incrocio le prime macchine che, evidentemente spaesate, avanzano lentamente nella tempesta. “Ti prenderanno per pirla sotto questa pioggia!” Alle vocine è passata la paura “Te l’avevo detto di portare la macchina fotografica!!”
Le luci delle auto mi mostrano quello che il buio mi nascondeva: è tutto bianco! “Quando inizierà a sciogliersi tutta sta roba allora sì che saranno cazzi!!” Poi al lampo successivo salta anche la luce di lampioni: il buio vuole inseguirmi anche mentre attraverso la strada.
Mi arrampico sul muro di cinta della casa di mia sorella e, raggiunta la porta a vetri, inizio a fare boccacce ai miei nipotini: “Hey, che ne dite di offrire la cena a questo viandante bagnato?”. Mia sorella abita poco distante dalla casa dei mie e mio fratello si era rintanato da lei. “Zio Birillo, fuori continua a fare BOM BOM!!” mi informa diligentemente Stewy mentre spupazzo la sua nuova sorellina. “E lo so! Tocca i mie pantaloni: io me la sono fatta addosso dalla paura!!”. Titubante ed un po’ schifato allunga una manina constatando che, effettivamente, sono fradicio. “Sciocco è la pioggia!! Non crederai che lo Zio Birillo si metta paura per il temporale!”. Lui ride, mi batte il cinque e ride con me degli ultimi tuoni: bello avere 4 anni ed uno zio stupido!
Ingollo un po’ di polpette di pane in brodo e, quando torna la luce, infilo di nuovo la giacca ed accompagno mio fratello a casa. Il contatore deve essere spento ed il cancello elettrico non si apre: ancora una volta arrampico oltre l’ennesima cancellata ed apro dall’interno.
Ridò corrente e, dopo una rapida verifica dei sistemi principali, abbiamo solo due caduti sul campo: un vecchio schermo del pc ed il modem dell’ASDL. “Poteva andar peggio: avvisa il vecchio che la catastrofe non era così catastrofica come l’avevi descritta un’ora fa!”
Il temporale è ormai finito sebbene una pioggia battente ancora continui a cadere. “Bhe, ciao! Mangiare ho mangiato, sistemare ho sistemato: io me ne torno a casa!!”. Curiosamente il mio mal di testa è passato e mi godo il viaggio di rientro ascoltando il ticchettio della pioggia sul cappuccio.
In strada tre camionette dei pompieri sfrecciano a sirene spiegate mentre due jeep dell’ENEL svoltano imboccando il ponte per Scarenna ancora mezza al buio: “Ci diamo tante arie ma siamo così fragili davanti alla natura…” mormoro tra me e me. “Parla per te, sfigato!!” ruggiscono in coro le vocine ”A noi tutto questo non ci ferma di certo!” Gli psicotici nella tempesta non si annoiano mai…
Davide “Birillo” Valsecchi