Cala Violina Exploring

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Piove! Dio sia ringraziato: piove! Ingollo una brioches al cioccolato ed un caffè inebriandomi dei musi lunghi dei turisti che,  barricati sotto la veranda, guardano le onde increspate del Tirreno.  La pioggia è per me una benedizione: niente caldo opprimente (che io detesto) ed azzeramento dell’antropizzazione balneare (ovvero la gente… che io odio anche più del caldo!)

Piove e fa freddo. Questo significa che posso tenere i miei scarponi e la mia barba incolta anche per andare in spiaggia: Dio sia ringraziato per queste magnifiche giornate autunnali nel cuore di Aprile!

Ed eccoci qui, il montagnino e la sirena, ancora una volta insieme per esplorare la famosa ”Cala Violina”, la baia che è universalmente riconosciuta come la più bella di tutta la toscana. Stretta tra due contrafforti di roccia questa spiaggia è una delle poche al mondo che possiede una “sabbia musicale”: già, camminandoci sopra o ascoltando lo scuotere delle onde, si può udire un caratteristico scricchiolio che, secondo chi tenne a battesimo la spiaggia, ricorda i violini. Dicono che questo tipo di spiagge siano rarissime nel mondo ed è per questo che provo un intenso piacere nel “dirigere l’orchestra” in punta di Vibram.

Raggiunta la pineta (ovvero quando scendiamo dall’auto) la pioggia smette di cadere ed iniziamo ad inoltrarci inoltriamo nella vegetazione  che ci separa dal mare. Dopo un paio di chilometri nel verde della macchia mediterranea raggiungiamo la spiaggia.

Una lingua di sabbia tra due contrafforti di roccia. Un magnifico spazio deserto in cui scorrazzare. La baia ci protegge da un forte vento al largo che scuote le nuvole e le barche a vela. Il tempo sta per cambiare e forse farà capolino anche il sole: iniziamo ad esplorare!

Puntiamo verso nord scivolando tra gli scogli, arrampicandoci sulle rocce ruvide di sabbia compatta: è un viaggio tra le forme ricamate dal mare e dal vento. Lex indossa un paio di Dottor Marten’s ed il suo ambiente è l’acqua ma, nonostante questo, se la cava bene anche sulle rocce: «Prima o poi riuscirò a trascinarti sott’acqua e trattarti male così come tu mi tratti male sulla terraferma!» La sirenetta, esperta subacquea e sincronette, mantiene il suo caratterino agguerrito anche aggrappata alla roccia!

Grotte, anfratti, piccole baie. Il nostro viaggio si costella di dettagli nascosti, di angoli lontani e segreti. Quando raggiungiamo il mare aperto il vento ci scuote intenso e freddo. Le onde si infrangono più forti e la roccia si fa più verticale e liscia. Potremmo doppiare la baia ma davanti a noi c’è un passaggio impegnativo a sbalzo sul mare. Secondo grado, massimo terzo, ma non vedo quello che viene dopo. Sono tentato di provare a passare ma significherebbe lasciare indietro Lex: dall’altra lei parte non potrebbe né vedermi né sentirmi.

Ai vecchi tempi mi avrebbe seguito tra le onde guardandomi appeso alla roccia. Oggi il mare è troppo freddo ed agitato per farlo e, senza corda, è fuori discussioni che provi a farla passare di lì. «Ho idea che sia ora di pranzo, più in là oggi non possiamo andare!»

Ci accoccoliamo in un’insenatura riparata dal vento mentre il sole, sempre più caldo, si fa strada tra le nuvole. Lontani da tutto e da tutti lasciamo che il mare ci scaldi sdraiati come lucertole in cerca di calore. «Tu sei un tipo davvero paradossale: mi inviti alla spiaggia con la sabbia più bella della Toscana e mi trascini sugli scogli a prendere il sole.» Beh, paradossale o meno, io odio la sabbia…

Davide Valsecchi

PS: alla fine il montanaro ha fatto lo stesso il bagno!

 

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