Lo chiamano Inverno, sopraggiunge quando la terra nel suo rivoluzionario peregrinare annuale giunge al perielio, l’apside di massima vicinanza al Sole. Eppure, nonostante questa vicinanza, l’inclinazione della rotazione giornaliera è tale da rendere le tenebre della notte preponderanti sulla luce del giorno. Vicini alla fiamma precipitiamo nel gelo: ironia e meraviglia di un universo ordinatamente caotico.
Qualcosa però sembra essere cambiato, qualche impercettibile mutamento si ripercuote attraverso i sistemi generando la macroscopica anomalia che ha inondato le nostre montagne di un’indecifrabile neve, affascinante e spaventosa nella sua mistica. L’abbiamo aspettata per un anno intero ed ora che è qui dobbiamo rifuggirne spaventati.
Nel cuore della terra l’inverno è lontano, il silenzio regna nelle tenebre. Né il giorno né la notte tracciano le regole del tempo, quaggiù nessuno dei “Profeti della Neve” deciderà cosa ti è concesso fare. Quaggiù, nelle profondità infernali, regnano solo coloro che si sono ribellati, coloro che portano luce nelle tenebre.
Indossiamo le tute e ci incamminiamo attraverso la neve cercando l’ingresso: gli stivali sprofondano ed il freddo inizia a mordere. Risaliamo attraverso il bosco e finalmente troviamo l’anonima fenditura che conduce “dentro”. Con un SMS avvisiamo Roby e lo S.C.E. (Speleo Club Erba) della nostra uscita. Questo, per le prossime sette ore, sarà il nostro ultimo contatto con il mondo esterno: da lì in poi siamo inequivocabilmente soli.
Area58, uno degli ingressi al vasto complesso di grotte della valle del Nosê. Pozzi, calate, laghi e cascatelle: Mattia ed io siamo scesi fino alla mitica congiunzione con la Grotta Stoppani e l’Ingresso Fornitori. Qui il tracciato culmina in un percorso ad anello in cui troneggia una solitaria e magnifica stalagmite: questa delicata bellezza riposa quaggiù da secoli.
Davide “Birillo” Valsecchi