“Nel 2015 torniamo in Pakistan?” Questo è quello che mi hanno chiesto qualche sera fa. La cosa mi ha particolarmente stupito perché, da qualche giorno, avevo iniziato a spulciare tra le vecchie foto e mi ero messo a fare un po’ di ricerche con le immagini satellitari. Attivandomi attraverso Internet avevo persino preso contatto via Facebook con alcuni ragazzi nativi della valle di Iskoman e studenti ad Islamabad.
Le coincidenze non esistono ma curiosamente le idee, specie quelle strambe, sembrano aleggiare nell’aria e raggiungere persone diverse, in luoghi diversi, ma allo stesso tempo. Una specie di intelligenza distribuita o collettiva che interagisce attraverso canali che probabilmente ancora non comprendiamo.
“Il problema laggiù non è la montagna. Il problema è che quella terra è il cuore del caos” Abbottabad, dove hanno “freddato“ Osama Bin Laden, è praticamente a due passi. “Laggiù ci vai in missione, non in spedizione: se una volta dovevamo preoccuparci dei briganti, ‘sto giro saremmo bersagli mobili. Nemmeno il nome di Ashraf Aman può proteggerci nel Pakistan moderno: non potremmo fidarci di nulla e di nessuno. Sotto quel cielo avremmo tutto contro…” Poi smetto di elencare le difficoltà perché, mentre lo faccio, la mia mente già esplora le possibili soluzioni (ed è male).
Ormai sono un paio d’anni che non organizzo nulla all’estero. Dopo il Congo ho deciso che era tempo di smetterla di trafficare con le guerre civili ed i paesi pronti ad esplodere. In fondo il mondo è pieno di posti magnifici (e terribili) che mi piacerebbe “affrontare” senza dover sempre trafficare con Muslim o Kalashnikoff..
Il mio attuale sogno nel cassetto si chiama “Alaska”, ma per spingermi lassù devo allenarmi ancora e mettere da parte un bel po’ di fondi: ad essere onesti è un sogno piuttosto gigantesco, uno di quelli che per imbarazzo si tengono segreti.
Tuttavia il Pakistan …buttato sul tavolo verde così all’improvviso. ”Quella terra è il cuore del caos”. Una verità che impone riflessione in effetti. ”Meglio regnare all’inferno che essere servi in paradiso”: ecco la natura della tentazione.
Qualcosa su cui davvero devo riflettere ma, fortunatamente, il 2015 è lontano: vediamo cosa accadrà. Nel mentre ecco alcune fotografie della “Via della Mamme”, la via di roccia tracciata per salire alla vetta di Cima Asso nel 1999. “Alpinismo esplorativo”, qualcosa che oggi è davvero difficile da sperimentare. Solo il tempo insegna a comprendere appieno i doni del destino.
Davide “Birillo” Valsecchi
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