Valanga al Palanzone

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Mi padre è del ’51 e spesso la domenica, insieme alla zia Cesy, sale al Palanzone per fare un giro con i cani e pranzare al Rifugio Riella. Il luogo è estremamente panoramico e la salita è appagante: né troppo intensa, né troppo banale.

Domenica non ero in montagna, ero stanco per l’arrampicata di Venerdì ed oziavo placidamente nel sole di Marzo. Quando ho saputo della slavina al Palanzone mi sono allarmato, fortunatamente la Zia Cesy aveva l’influenza e per questo anche loro erano rimasti a casa.

Il Signor Edoardo, il nonno travolto dalla slavina con la figlia e la nipote, è di Asso e non solo è un coscritto di mio Padre ma ne è stato persino compagno di scuola. Forse è anche questo che acuisce il dispiacere che provo per ciò che è accaduto.

“Occhio alla neve, alla larga dai pendii!” Questa era la raccomandazione che facevo a mio padre ogni volta che andava al Palanzone con la Zia. Mio padre non è certo uno che ha bisogno di consigli in montagna ma quest’anno è davvero particolare, davvero difficile da capire.

Al Palanzone ero salito alla fine di Novembre, avevo portato i ragazzi della Squadra risalendo dal crinale a Sud Ovest che porta alla cima. Sul pendio c’era già molta neve ma non vi era pericolo, le condizioni erano buone e non c’era di che preoccuparsi. La nostra allegra comitiva era passata davanti alla grotta di Guglielmo per dare un occhio all’abisso e sentire l’aria calda che risaliva dall’interno della montagna. Un giro classico sulla neve che è culminato in un allegra mangiata al rifugio: probabilmente anche Edoardo e la sua famiglia avevano in mente qualcosa di simile.

A Gennaio il tempo però è cambiato, la neve è cambiata. Il 31 Dicembre ero immerso nella neve della Cresta Sinigallia in Grignetta mentre la settimana dopo scappavo dall’invernale al Grignone come se avessi i diavoli alle calcagna. Davvero un inverno strano, un inverno che continua a cambiare, ad essere imprevedibile ed enigmatico.

Avevo tanti progetti per la squadra, tuttavia non mi sono sentito sufficientemente in grado di capire questo inverno e così ho sospeso ogni uscita sulla neve con i ragazzi. Non farò proclami o dispenserò eruditi consigli, voglio solo dirvi: “Occhio alla neve, alla larga dai pendii! Mi raccomando: fate attenzione!”. Il sole di questi giorni renderà tutto ancora più imprevedibile ma forse, finalmente, cancellerà questa strana, inutile e pericolosa neve atipica.

Credo di poter esprimere, a nome di tutti gli appassionati di montagna della Vallassina, un sentito rammarico per ciò che è accaduto e l’augurio che tutti gli infortunati possano rimettersi al più presto.

Davide “Birillo” Valsecchi

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