Corno Centrale versante sud, un angolo di roccia nascosto dietro la Torre Desio su cui, negli anni, sono apparse numerose vie attraverso i tetti e le curve di quella parete. Una di queste è la Via Corvara, tracciata nel 1942 dai Fratelli Pierino e Darvino Dell’Oro di Valmadrera. I due fratelli, i “100% Dell’Oro”, sono stati dei veri pionieri dell’arrampicata ai Corni e questa, secondo i resoconti storici, è l’ultima che tracciarono insieme.
Mercoledì mattina Mattia ed Io eravamo alla base della parete. Tutto attorno a noi brillava un caldo sole mentre l’angolino di roccia in cui corre la Corvara era profondamente immerso nell’ombra: ancora una volta ci tocca arrampicare al freddo battendo i denti ad ogni sosta. (Il sole ha scavalcato lo spigolo ed illuminato la via verso mezzo giorno, quando il sole è salito quasi verticale. Nel pomeriggio la via resta al sole fino a tardi)
La via risale un’evidente fessura che, a distanza ravvicinata, si dimostra davvero molto più tosta di quanto appaia dal basso. Per rimontare fino alla cengia erbosa sovrastante si devono affrontare tre lunghezze davvero diverse tra loro: sono tiri brevi ma intensi
Il primo tiro non è male, la partenza è di slancio sulla sinistra ripiegando poi verso destra e rimontando lungo la fessura fino ad una passa grotta al cui esterno, accessibile in una comoda cengia, è piazzata la catena di sosta. Tra le vie affrontate ai Corni questa è la prima in cui si ha la sensazione che la roccia sia smussata dall’uso, non è certamente “unta” ma di sicuro è stata una delle vie più frequentate di tutto il gruppo.
Il secondo tiro è intenso, davvero intenso. La relazione parla di VII grado oppure A1 e sebbene abbastanza corto ha davvero spremuto il mio socio. La fessura infatti è complicata da sfruttare e la chiodatura presente è quella originale. In una minuscola clessidra vi è un cavetto metallico che un tempo era rinviato su un vecchio chiodo che ora penzola sconsolato. Per mettere in sicurezza il passaggio Mattia ha dovuto infilare una fettuccia su di un sasso incastrato, piazzare qualche friend ed agganciarsi anche ad una piccola pianticella che sta crescendo nella spaccatura. Questo per rimarcare come il passaggio non sia facilmente azzerabile come la relazione originale parrebbe indicare. Probabilmente molti dei chiodi originali hanno salutato la via.
L’uscita dalla spaccatura è un po’ una rogna su roccia malferma ma la sosta, appena sopra, è comoda e solida. Il terzo tiro è un piacevole camino ben appigliato che esce poi a destra su rocce malferme invase dal paglione. Il primo tratto è molto gradevole, il secondo un piccolo brivido anche se il vecchio chiodo a guardia del traverso indica come la via originale fosse quella.
La sosta è una pianta, non eccellente come soluzione ma accettabile. Dall’alto però si vede come una sosta ad anelli moderna sia stata posta sul lato sinistro. Pare che qualcuno sia uscito dal camino a sinistra, anziché a destra, ed abbia dapprima attraversato e poi attaccato per un diedro. La linea è in effetti abbastanza logica ma Mattia non ha trovato nessuna protezione fissa per quel passaggio che, con i chiodi e l’equipaggiamento del ‘42, non era probabilmente superabile.
Con il terzo tiro la via finisce su un cengione erboso. Sulla sinistra vi è una parete di cinque metri attraversata da una spaccatura. Sull’uscita della spaccatura vi vede un vecchio chiodo ma nel mezzo non sembra esserci nulla. Il grado pare piuttosto elevato e non abbiamo idea di che tipo di sosta (se esiste) vi possa essere al di sopra del muro. Per questo, dopo avere comunque curiosato nella fessura, abbiamo deviato verso destra facendo un tiro di corda attraverso le piante e raggiungendo la base di un canale.
Abbiamo piazzato una sosta a due chiodi e siamo risaliti per il canale. Non è un passaggio difficile ma erba e roccette mobili impongono una protezione soprattutto perché sotto il salto è ragguardevole. Una volta fuori dal canale, appena sopra il piccolo prato, ci si può appoggiare a delle piastrine del soccorso per effettuare l’ultima sosta. Praticamente a due passi dalla croce del Corno Centrale ci siamo goduti il panorama di una giornata primaverile davvero eccezionale.
Se, con rispetto a quanto fatto dai fratelli dell’Oro, si sistemassero le protezioni del secondo e terzo tiro, la Corvara potrebbe diventare una delle vie più belle e fruibili del Gruppo. Tuttavia inizio a capire la “gelosia” che intimamente anima i vecchi alpinisti dei Corni. “Fino a quando quel vecchio chiodo penzolerà attaccato alla clessidra non ci saranno fighetti con la magnesite ad ungere le grandi vie classiche dei Corni.” Come dargli torto…
Davide “Birillo” Valsecchi
Via Corvara, versante Sud Corno Centrale
Ripetizione 16 Aprile 2014
Mattia Ricci (Capocordata), Davide “Birillo” Valsecchi